Giorno: 9 Marzo 2014

Modena – Corso per le Amministratici: campagna elettorale istruzioni per l'uso

Circolo Pd Madonnina – Via Barchetta 186 Campagna elettorale: istruzioni per l’uso. Sei lezioni per imparare a comunicare in modo efficace le proprie idee, superando le timidezze ed evitando gli errori. Questo offre alle Democratiche il corso organizzato dalla Conferenza delle Donne della provincia di Modena attraverso lezioni frontali, testimonianze di donne della politica, esempi pratici ed esercitazioni di gruppo. L’obiettivo è rispondere a una semplice domanda: quali sono le cose da fare e quelle da non fare per vincere una campagna elettorale? A rispondere saranno politiche già esperte accompagnate da un team di professioniste della comunicazione che forniranno alle candidate strumenti concreti ed immediati per gestire la propria immagine politica e rafforzare la capacità comunicativa nel periodo elettorale. E poiché la presenza femminile in politica è un valore, impariamo a trasmetterlo efficacemente. III. ORGANIZZARE LA CAMPAGNA ELETTORALE Studiare il territorio e l’ambiente, analizzare gli avversari, costituire un team e un comitato elettorale con amici e vo- lontari, ricercare risorse,chiedere la preferenza. Senza pas- sione non si vince. Porteranno la loro esperienza: Manuela Ghizzoni, parlamentare …

"Donne e giovani al posto delle ideologie", di Mauro Magatti

Dopo la questione generazionale – simbolizzata dall’ascesa di Renzi che, cavalcando l’idea della rottamazione, ha rapidamente scalato la politica italiana – ecco emergere quella di genere. Con la battaglia sulle quote rosa nelle liste elettorali sono adesso le parlamentari a rendere manifesto ciò di cui sono convinte molte donne italiane: è venuto il momento di coalizzarsi per ottenere quello che l’immobilismo della società italiana impedisce di raggiungere. Non più operai e artigiani, garantiti e precari, ma giovani e donne: sono dunque demografiche le dimensioni attorno alle quali, nell’Italia contemporanea, si strutturano il discorso politico e la trasformazione sociale. Finite le ideologie, la frammentazione sociale rende difficile trovare punti di aggregazione: il genere, l’età – come altrove o in altri momenti sono stati o possono essere il territorio, la razza o la religione – diventano il coagulo del malcontento e la benzina del cambiamento. Che occorre saper interpretare.Da un lato ci sono i giovani, che stanno pagando in misura sproporzionata il costo del declino della società italiana. I tassi di disoccupazione che sfiorano il 40% , …

"Così sono sfumati 200 milioni per Pompei", di Mattia Feltri

Nel 2011 i francesi erano pronti a investirli per salvare il sito archeologico. Ma chiedevano controlli anti camorra sugli appalti. L’Italia non fornì garanzie. Ora si pensa a una fondazione internazionale «Pecunia non olet», disse l’imperatore Vespasiano al figlio Tito, che gli rimproverava l’intenzione di tassare l’urina raccolta dalle latrine. La pipì puzza, disse Tito. Il denaro no, fu la risposta, e ci sono voluti poco meno di duemila anni perché una massima tanto apprezzata trovasse disprezzo nella spiantata Italia della crisi. All’inizio del 2011 il più grande consorzio francese di multinazionali, Epadesa della Défense, offrì circa duecento milioni di euro al restauro di Pompei, e dopo un anno e mezzo di tribolazioni non se ne fece nulla. La storia si affacciò sui nostri quotidiani e come arrivò sparì, fra stupore e un po’ di indignazione. È una vicenda nota, nel mondo della cultura, e controversa tranne che nelle origini. Nel 2011, Patrizia Nitti, direttrice italo-francese del Musée Maillol a Parigi, Rue de Grenelle, specializzato in cultura italiana, sta allestendo una mostra su Pompei. È …

«La sfida sulla scuola: sbloccare le risorse per darle ai sindaci», di Natalia Lombardo

Da cosa sarà composto il dossier scuola che Matteo Renzi ha promesso, con il tweet della sveglia mattutina all’Italia, di presentare al Consiglio dei ministri del 12 marzo? Le voci nel dettaglio sono ancora da definire, spiega Roberto Reggi, sottosegretario all’Istruzione, così come l’ammontare delle risorse necessa- rie a vincere questa «scommessa» è ancora in discussione, «ci stiamo lavorando», risponde l’ex sindaco di Piacenza. Allora da cosa sarà composto questo dossier scuola? «Per ora parliamo delle infrastrutture, della messa in sicurezza delle scuole. L’impostazione generale prevede di restituire ai sindaci la possibilità di spendere delle risorse incagliate in vari capitoli del bilancio dello Stato, e si tratta anche di allentare il patto di stabilità». È vero che una delle proposte è di sfilare il dossier scuola dal patto di stabilità? Oppure si tratta di uno «sforamento»? «Renzi sta valutando la questione in maniera dettagliata. Non possiamo sforare completamente il patto, né superare la soglia, e se da una parte vai oltre dall’altra devi stringere. Si tratterebbe di uno sforamento per tipologia di interventi, dando la …

"La coscienza di un maschio", di Paolo di Paolo

«Cari uomini, questo otto marzo parla a voi perché a voi, ora, tocca fare un passo. Per non lasciare indietro l’Italia» ha scritto ieri Sara Ventroni sull’Unità. Ha ragione. Come ha ragione il presidente della Camera Laura Boldrini quando ricorda semplicemente che le donne sono la metà del Paese. È anche solo questo dato che dovrebbe riflettersi nella rappresentanza politica. È bene che siano gli uomini – impegnati in politica e non – a porsi con serietà e concretezza il tema, perché non si riduca all’ennesima mostra di buone intenzioni o a uno sventolio perfino un po’ retorico di mimose. Sono a Catania, le strade del centro sono affollate di banchetti che vendono i fiori dell’Otto marzo. Capito, per caso, al Palazzo della Cultura alla presentazione di un libro. Si intitola «Quello che resta. Storia di Stefania Noce», l’ha scritto una giovane giornalista, Serena Maiorana ed è stato pubblicato da un editore piccolo e vivace, Villaggio Maori. C’è molta gente ad ascoltare, ma sono soprattutto donne: come sempre quando si parla di libri, come sempre …

"Un’altra Europa è possibile", di Paolo Guerrieri

Per trasformare la fragile ripresa della nostra economia in una vera fase di crescita servono politiche e riforme sul piano domestico. Ma un ruolo fondamentale lo avrà anche l’Europa. Un’Europa che, così com’è, non funziona. E la recente sentenza della Commissione europea che ci ha declassato al rango di «sorvegliati speciali» ne è una ulteriore conferma. Compito del governo Renzi sarà rispondere contribuendo a promuovere una svolta in Europa, anche utilizzando il seme- stre italiano di presidenza Ue. A pochi mesi dalla fine del suo mandato la Commissione europea ha inserito l’Italia in un ristretto gruppo di Paesi che registrano squilibri economici così rilevanti da rappresentare una fonte di contagio per l’intero sistema europeo. Ora, che l’elevato stock di debito pubblico e il deficit di competitività rappresentino da tempo problemi seri per il nostro Paese e che vadano affrontati con maggiore determinazione rispetto al passato è un dato di fatto. E si può accettare che, per tutelare gli interessi e la stabilità del sistema europeo nel suo complesso, rientri tra i compiti della Commissione la …

"Ridurre il cuneo per rilanciare crescita e lavoro", di Alberto Quadrio Curzio

Il dibattito sulle critiche della Commissione Europea all’Italia non ha tenuto conto di tutta la risposta delministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Nella stessa si legge, tra l’altro, che le imprese manifatturiere italiane hanno compresso i costi di produzione, i margini di profitto ed i prezzi, da un lato, e migliorato la qualità dei prodotti, dall’altro, in tal modo recuperando competitività e contribuendo al passaggio in surplus della bilancia commerciale. Infatti la stessa da un deficit di 30 miliardi nel 2010 e arrivata ad un surplus di 30 miliardi nel 2013. Ciò è stato determinante per spostare il saldo delle partite correnti da un insostenibile deficit del 3,5% del Pil ad un surplus dello 0,8 per cento. Dunque è stata la competitività delle imprese esportatrici ad attenuare un po’ la pesante recessione italiana e questo nonostante i gravami fiscali, l’alto costo dell’energia, il peso della burocrazia. Se riducessimo questi oneri alla media dell’eurozona aumenterebbero molto la nostra competitività, crescita ed occupazione. E non solo tramite l’export ma anche per i maggiori investimenti, interni ed esteri, ossia …