"Gioventù bevuta. Mezzo milione di adolescenti è a rischio alcolismo", di Maria Novella De Luca
I più stupiti di solito sono i genitori: «Pensavamo che fossero soltanto delle sbronze». Invece il baby alcolista ha gli occhi spenti e la vita segnata. Uno di quei cinquecentomila ragazzini italiani che nella deriva delle notti ubriache di milioni di adolescenti, perdono la testa e i confini della realtà. E poi è davvero dura risalire. Neknominate, eyeballing, binge drinking: il clamore delle sfide mortali a base di liquori pesanti che mietono vittime sui social network, riporta l’attenzione sulla piaga dell’alcolismo giovanile, droga sommersa e sottovalutata. E se i nomi di questi giochi pericolosi (versarsi vodka negli occhi, bere fino a stordirsi, filmare se stessi mentre si ingurgitano litri di birra) suonano ostili a chi ha più di vent’anni, attenzione perché dietro c’è molto altro. C’è la storia di come e quando, in meno di due decenni, le nordiche sbronze collettive del sabato sera abbiano conquistato i riti dei teenager italiani, facendo impennare i numeri di chi finisce nella vera e propria dipendenza. Dallo sbarco pianificato sul mercato degli “alcolpops” ai micidiali “shortini”, cocktail dolci …