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"Dalla manovra un colpo pesante alla scuola", di Caterina Pes

La deputata Caterina Pes denuncia i provvedimenti del governo: stop delle retribuzioni fino al 2014, congelamento degli organici, accorpamenti di scuole e ridimensionamento degli insegnanti di sostegno. Ancora tre anni di lacrime e sangue per la scuola italiana. Neppure concluso il piano triennale ed “epocale” di tagli e ridimensionamenti che l’intero sistema formativo è di nuovo sottoposto alla scure falcia-cattedre del governo Berlusconi.

I provvedimenti inseriti nella bozza della manovra economica che sarà approvata domani in consiglio dei ministri non recano, infatti, – ma c’era da immaginarselo – buone notizie per la scuola italiana: stop delle retribuzioni per un altro anno fino al 2014, congelamento degli organici dall’anno scolastico 2012/13, accorpamenti di scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado in un unico istituto comprensivo e, dulcis in fundo, ridimensionamento di fatto degli insegnanti di sostegno.

Se a questo si aggiunge il blocco del turn over nella pubblica amministrazione, l’aumento dell’età pensionabile per le donne fino ai 65 anni e il rincaro dei ticket, il quadro che emerge è desolante: all’orizzonte si annuncia l’ennesima e inaccettabile opera di demolizione e devastazione dell’intero sistema scolastico e sociale del nostro Paese.

Come spesso accade alla tragedia si accompagna la farsa e nel giro di poche ore viene così smentita la nota stampa “rassicurante” del ministero dell’Istruzione che si era affrettato a dire che per ora – per ora! – nella Finanziaria non sembravano esserci tagli alla scuola. Ecco, il senso e il tenore di queste parole contenute in un comunicato ufficiale dimostrano – qualora ve ne fosse ancora bisogno – come il MIUR sia completamente all’oscuro dei provvedimenti tremontiani e come la Gelmini sia di fatto un ministro commissariato, senza alcuna voce in capitolo in materia di scuola e università.

Nella bozza della manovra si legge che “a decorrere dall’anno scolastico 2012/13 le dotazioni organiche del personale docente, educativo ed ATA della scuola non devono superare la consistenza delle relative dotazioni organiche dello stesso personale determinata nell’anno scolastico 2011/12”.

Al di là del burocratese del ministro Tremonti, appare chiara l’intenzione del governo: mantenere e confermare per i prossimi anni un organico già prosciugato di 130 mila unità, in seguito al piano triennale di razionalizzazione che giungerà a termine proprio quest’anno scolastico.

Dietro questi tagli mascherati, si nasconde, inoltre, un attacco agli insegnanti di sostegno e al processo di integrazione scolastica per gli studenti con disabilità. Nella bozza della manovra si prevede una proporzione di uno a due fra insegnante e alunno: significa che un insegnante di sostegno dovrà supportare due allievi con disabilità a prescindere, a quanto sembra, dalla forma di handicap certificata, sia essa lieve, grave o gravissima.

Nella manovra si lascia aperta, infatti, la possibilità di ritoccare l’operato delle commissioni mediche che redigono le diagnosi funzionali, i documenti mediante i quali vengono definite di volta in volta le necessità del sostegno per gli allievi con disabilità.

Nella “bozza della pacificazione”, è contenuta, inoltre, una stretta sulle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado che “per garantire un processo di continuità didattica nell’ambito del medesimo ciclo di istruzione” verranno accorpate in unico istituto. Via libera, dunque, alla soppressione delle autonomie scolastiche che non raggiungono il parametro stabilito dei 1000 alunni. Eccezione sarà fatta per i territori montani e le piccole isole.

La razionalizzazione – come amano chiamarla dalle parti di palazzo Chigi – che questo governo – con la complicità del ministro Gelmini – sta attuando nei confronti della scuola è intollerabile per un Paese civile che crede nel valore dell’istruzione e della formazione. L’intero sistema formativo . università compresa – ha subito in questi anni un’opera di demolizione e continuare su questa strada – per esigenze di bilancio e di pacificazione politica tra le anime irrequiete del centrodestra rischia di infliggere il colpo finale ad un settore strategico già fortemente indebolito.

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