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«La rabbia dei precari», di Flavia Amabile

Soltanto ieri sette donne sono salite sul tetto dell’Ufficio scolastico Provinciale di Benevento e un marito e una moglie sul tetto dell’Ufficio di Caserta. Sono gli ultimi due casi di precari pronti a tutto, anche a togliersi la vita, in questo difficile avvio di anno scolastico che vedrà 42 mila e 500 insegnanti in meno in cattedra. Gli ultimi due casi alla fine di una settimana iniziata con l’occupazione dell’ufficio Scolastico Provinciale di Salerno e di quello di Trapani da parte di decine di precari, e poi l’avvio dello sciopero della fame a Palermo da parte di due tecnici di laboratorio padri di famiglia, due dei 450 precari Ata che rimarranno senza lavoro. Una sedia a sdraio e un ombrellone in due, intendono non mangiare finché non avranno risposte. Ma c’è stato anche un sit-in a Venezia e, soprattutto, dal primo settembre la protesta si estenderà ancora.
Iniziative sono già organizzate a Milano, in Liguria, in Basilicata. «I precari della scuola, docenti e Ata, pagano le conseguenze più pesanti dei tagli attuati dal Governo», ha affermato Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil, che preannuncia un autunno «caldo» con sciopero generale se il ministro Gelmini non cambierà direzione.
Dario Franceschini, il segretario del Pd, dopo il moltiplicarsi delle proteste, ha puntato il dito contro il governo che: «in un periodo in cui si lotta per tutelare i posti di lavoro delle persone, lo Stato mette in atto il più grande licenziamento collettivo mai fatto». La situazione è particolarmente drammatica al Sud: solo in Campania sono stati tagliati seimila posti per gli insegnanti e duemila di personale Ata, in Sardegna 2160 fra docenti e amministrativi.
Le sette donne di Benevento sono precarie storiche, in attesa del ruolo da oltre dieci anni. Si sono recate sul punto più alto dell’ex provveditorato con l’intenzione di «resistere» fino a che il direttore dell’Usr non dia garanzie sul loro futuro e su quello dei 500 colleghi sanniti che dopo supplenze di lunga durata dal primo settembre rischiano di rimanere disoccupati. Le sette insegnanti precarie sembrano molto determinate: con loro hanno scorte alimentari sufficienti per rimanere sul tetto diverse settimane. Per proteggersi dai raggi del sole hanno allestito un gazebo.
I precari di Caserta sono Nicola Bovenzi e la moglie: entrambi quarantenni, dipendenti amministrativi, due figli ed ora senza lavoro. «Entrambi hanno alle spalle oltre dieci anni di nomine – spiega Enrico Grillo, segretario della Cgil Caserta – Per anni hanno lavorato a Brescia. Poi, facendo forza sul fatto che avevano molto punteggio, erano alti in graduatoria, nella cosidetta prima fascia e, quindi, in lizza per un’assunzione, hanno deciso di trasferirsi a Caserta, nella loro città, certi, in virtù dei loro curricula, di trovare lavoro. Ed invece non è andata così».
La prossima settimana le proteste aumenteranno, non è escluso un tentativo di far slittare l’inizio dell’anno scolastico mentre per il 23 ottobre è previsto il primo sciopero dell’intera categoria, proclamato dai Cobas, che porterà in piazza la scuola assieme a tutti gli altri lavoratori del pubblico impiego.
da La Stampa

dal Manifesto: «Pure la scuola sui tetti», di Antonio Sciotto
La protesta dei tetti dilaga dal privato al pubblico: ieri è esplosa la questione scuola. Già calda da diversi giorni, è vero, per contestare gli ultimi tagli previsti dalla ministra Gelmini, ma improvvisamente si è arrivati all’escalation: per diverse ore a Caserta la tensione è stata altissima, perché due amministrativi precari di lungo corso – da dieci anni – marito e moglie, e per giunta con una storia di pendolarismo/emigrazione da Sud a Nord, hanno minacciato di gettarsi giù da un tetto. I vigili del fuoco hanno anche approntato i teloni di salvataggio, quando alla fine – per fortuna – gli animi si sono calmati, e i due lavoratori sono scesi.
E non basta, perché a Benevento un altro gruppo di docenti precari ha occupato una terrazza del provveditorato, mentre a Belluno una condizione di precariato cronico è diventata l’occasione per una protesta/show. Un professore di educazione fisica, contrattista a termine ormai da un quarto di secolo, si è vestito da sposa per ritirare la sua nomina annuale (vedi box a lato): «nozze d’argento» con il precariato. Ad accompagnarlo, alcune decine di allievi che gli tenevano il velo. Una scenettaa simpatica, sicuramente, ma che rivela quanto il tema sia ormai diffuso e il malcontento generalizzato tra questi lavoratori.
La situazione è critica in Campania, dove – denuncia la Cisl regionale – i tagli quest’anno potrebbero falcidiare fino a 8 mila posti: 6 mila tra gli insegnanti precari, e duemila tra gli Ata (non docenti). Così ieri, i due Ata casertani, quarantenni e con due figli a carico, hanno deciso di imitare i lavoratori che in tante fabbriche stanno facendo proteste a forte impatto mediatico: hanno scavalcato una finestra dell’Ufficio scolastico provinciale e per ore hanno minacciato di lanciarsi nel vuoto.
I due hanno protestato per il fatto di non aver avuto l’incarico annuale: dopo diversi anni in cui riuscivano ad avere incarichi a Brescia, città verso cui puntualmente si spostavano per lavorare, quest’anno si erano iscritti a Caserta, fiduciosi di prendere il posto grazie all’alto punteggio raggiunto. Così questa volta avevano rinunciato all’incarico bresciano, ma poi ieri hanno saputo che anche a Caserta – a causa dei tagli, più numerosi del previsto – non erano riusciti a beccare il contratto. Nessuno dei due. Hanno perso la calma e hanno deciso la protesta d’impatto. La Prefettura, i funzionari della provincia e del provveditorato, i sindacalisti hanno cercato di convincerli a scendere, e finalmente in serata hanno lasciato il cornicione.
Secondo Enrico Grillo, della Flc Cgil, tra Caserta e provincia sono almeno 350 i tagli previsti tra il solo personale Ata quest’anno. E altrettanto pesante è la situazione nel beneventano, dove restano fuori dagli incarichi almeno 500 insegnanti precari: da qui la protesta sulla terrazza. Ma già due sere fa, durante un concerto di Francesco De Gregori, un’insegnante a termine, introdotta da Lucio Dalla – direttore artistico della manifestazione – aveva letto un documento, dove spiegava che le «condizioni dei precari devono interessare tutta la società beneventana, colpita nell’abbassamento della qualità formativa per i propri giovani con una sottrazione di circa 10 milioni di euro, che si determinerà con il mancato rinnovo di 500 contratti di lavoro».
«I precari della scuola, docenti e Ata, pagano le conseguenze più pesanti dei tagli attuati dal governo», denuncia Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc Cgil, che preannuncia «un autunno caldo con sciopero generale se il ministro Gelmini non cambia direzione». «Le proteste di questi giorni, la disperazione – aggiunge – segnalano tensioni sociali che rischiano di essere ingovernabili. Si devono mettere in campo ammortizzatori sociali e coprire tutti i posti vacanti, rivedendo i tagli».

da Repubblica: «Scuola, esplode la rabbia dei precari “La Gelmini ha tagliato 18 mila posti», di Salvo Intravaia
A pochi giorni dall´avvio delle lezioni scoppia la rabbia dei precari della scuola. Sono quasi 18 mila i supplenti che, dopo anni di incarichi, resteranno a casa senza stipendio. Motivo? I tagli agli organici del personale docente ordinati dal ministro dell´Economia, Giulio Tremonti, e predisposti dalla collega dell´Istruzione, Mariastella Gelmini.
«In un periodo in cui si lotta per tutelare i posti di lavoro, lo Stato mette in atto il più grande licenziamento collettivo mai fatto», dice il segretario del Pd, Dario Franceschini. Per i precari della scuola non c´è neppure traccia dei cosiddetti Contratti di disponibilità, promessi dallo stesso inquilino di viale Trastevere ai sindacati per attenuare il colpo di scure.
Insomma: per migliaia di operatori della scuola si apre una stagione difficile e la protesta non si fa attendere. Ieri, a Benevento un gruppo di 7 donne del Comitato insegnanti precari sono salite sul tetto dell´Ufficio scolastico provinciale (l´ex provveditorato agli studi) e minacciano di non scendere fino a quando non avranno risposte sui tagli.
«Faremo come gli operai dell´Innse, scenderemo da qui solo quando avremo una risposta concreta contro i licenziamenti e la disoccupazione», afferma Elvira, una delle insegnanti sul tetto che, ieri sera, hanno portato la protesta sul palco del concerto di Francesco De Gregori. Sempre ieri, a Caserta, marito e moglie rimasti senza posto di lavoro hanno scavalcato una finestra dell´ufficio scolastico provinciale minacciando di lanciarsi nel vuoto. Qualche giorno fa, a Trapani un gruppo di insegnanti ha occupato per alcune ore i locali dell´Usp e a Venezia si è svolto un sit-in di docenti e Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari).
A Milano e Torino i prof scenderanno in piazza il primo settembre: nel capoluogo lombardo si incateneranno davanti al provveditorato «fino al ritiro dei tagli». Mentre a Palermo, due assistenti tecnici (di laboratorio) rimasti senza contratto sono al quinto giorno di sciopero della fame ma hanno rifiutato il ricovero in ospedale consigliato dai medici del 118. «Non molleremo fino quando non avremo risposte», dicono Giacomo Rizzo e Francesco Paolo Di Maggio. Anche a Bari i precari affilano le armi mentre la mobilitazione passa anche attraverso il web, dove gli interessati pressano per una mega manifestazione nella Capitale.
Per comprendere quanti stipendi verranno meno quest´anno basta fare due conti. Nonostante l´aumento degli alunni il governo ha tagliato 57.368 posti mentre i posti lasciati liberi da coloro che sono andati in pensione sono poco meno di 40 mila. In totale mancano all´appello 17.530 posti per altrettanti precari che lavorano da anni nella speranza di essere immessi in ruolo. Ma che rimarranno appiedati. E siamo solo all´inizio, perché il piano del governo è quello di tagliare in tre anni (2009/2010 – 2011/2012) 130 mila posti nella scuola. Per questa ragione i 286 mila supplenti iscritti nelle graduatorie ad esaurimento tremano: a 40/45 anni potrebbero uscire definitivamente dal giro.
«La situazione è ingovernabile e il governo non interviene», dice il segretario generale della Flc Cgil, Domenico Pantaleo. «Non c´è tempo da perdere – aggiunge Francesco Scrima della Cisl scuola – bisogna condurre in porto, nel più breve tempo possibile, le annunciate misure straordinarie per i precari che perderanno il posto di lavoro». Mentre per i 473 mila iscritti nelle graduatorie d´istituto (senza abilitazione) non ci sono praticamente speranze.

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