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Sfratto e zero fondi: l’Ebri verso la chiusura. Rita Levi Montalcini: «Addio al lavoro di una vita», di Valentina Arcovio

Il premio Nobel: eppure la nostra ricerca sul cervello sta dando risultati straordinari. Alla faccia del premio Nobel e dei suoi 101 anni di vita. In Italia succede anche questo: una scienziata del calibro di Rita Levi Montalcini rischia di essere «sfrattata» per mancato pagamento delle bollette. Proprio così. Dopo aver dedicato tutta la sua vita alla ricerca, una sentenza potrebbe metterla alla porta in barba ai suoi tanti riconoscimenti internazionali. Tutto si saprà domani mattina alle 9.00 di fronte a un giudice che dovrà decidere sul ricorso contro lo sfratto presentato dai legali della Fondazione Santa Lucia contro l’European Brain Research Institute (Ebri) fondato dalla Montalcini sette anni fa. «Questo rischia di portare alla distruzione di tutto ciò che ho fatto, dei risultati scientifici ottenuti e del capitale umano eccezionale che lavora all’Ebri», dice la scienziata, accademica dei Lincei.
Il motivo del contendere è uno stabile di 25 mila metri quadri situato a sud di Roma, tra via Ardeatina e via della Cecchignola. Uno spazio dotato di laboratori attrezzatissimi, sfruttati dal 2005 – per massimizzare l’utilizzo dei macchinari – anche da altri due enti di ricerca, l’IRCCS Santa Lucia e l’Istituto di Neurobiologia e Medicina Molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche. Questa aggregazione ha poi dato vita al polo integrato del Cerc (Centro Europeo di Ricerca sul Cervello). In totale, tra scienziati e tecnici nello stabile lavorano circa 350 persone. Ma solo i 50 giovani ricercatori dell’Ebri, tra i 25 e i 40 anni d’età, rischiano di rimanere per strada.
Ora la Fondazione Santa Lucia vuole porre fine al contratto di comodato gratuito attraverso il quale Ebri usa quei locali. Le motivazioni sarebbero sostanzialmente economiche e tutte contenute in una lettera spedita dalla Fondazione all’Ebri nell’ottobre del 2008. In questa lettera, la Fondazione scrive a chiare lettere di non aver più i soldi necessari per portare avanti le proprie attività e per pagare le spese di utenza, gestione e manutenzione dell’Ebri. Non si tratterebbe, quindi, di un attentato al lavoro della Montalcini, per la quale si nutre «grande rispetto e altissima considerazione», quanto di un «taglio» necessario al rapporto che, per il centro ospitante, si sarebbe rivelato poco proficuo anche in termini di produzione scientifica. Da qui la richiesta di “sfratto”, a cui l’Ebri si è opposto con un ricorso.
Eppure l’agonia dell’Ebri non è di certo una novità. Il centro doveva essere per la prima volta in Italia un’iniziativa «all’americana»: fondi privati per ricerca privata per successi a disposizione di tutti. Ma in questa equazione, apparentemente perfetta, è mancato l’elemento portante: i soldi dell’industria, troppo scarsi per mandare avanti una macchina così costosa. Luce, telefono e manutenzione sono andati a finire sulle spalle dell’ente ospitante, la Fondazione Santa Lucia. Né i 500 mila euro stanziati qualche mese fa dal ministro dell’Università Maria Stella Gelmini, né i circa 2 milioni di euro ricevuti tra Stato, Regioni e Unione Europeo nel 2008 sono riusciti a risollevare le finanze del centro. Che le cose non fossero messe bene lo aveva lasciato intuire anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Stringendole la mano al Quirinale, il presidente ha augurato alle iniziative della Montalcini una grande possibilità di sopravvivenza. Ma purtroppo la chiusura dell’Ebri sembra imminente. E così da sabato l’Italia potrebbe avere a spasso, pronti per una nuova fuga, 50 giovani bravissimi ricercatori.
«L’ultimo capitolo della mia vita – dice la scienziata – si sta rivelando il più importante dal punto di vista scientifico, con i formidabili risultati che l’impiego dell’NGF sta dando nelle applicazioni cliniche e anche nelle altre linee di ricerca condotte dall’Ebri, che sono rivolte a comprendere ed approfondire i meccanismi che sono alla base del funzionamento del nostro cervello ed affrontare la grande sfida per prevenire e curare le malattie che lo colpiscono».
Il Consiglio Nazionale delle Ricerche, dice il presidente Luciano Maiani, «sta esplorando la possibilità» di collocare la Fondazione della Montalcini in strutture già in uso anche allo stesso Cnr.
Il Messaggero 04.09.09