memoria, politica italiana

"L'articolo che non piace a Brunetta", di Ernesto Maria Ruffini*

Dice Brunetta: «Stabilire che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro non significa assolutamente nulla». Dispiace che un ministro della Repubblica, ma prima ancora un nostro concittadino, non sia riuscito a comprendere il significato, l’importanza ed anche la bellezza dell’art. 1 della nostra Costituzione. Proviamo ad aiutarlo, allora, magari con le parole dei Padri costituenti. Il primo articolo della Costituzione rappresenta il nostro biglietto da visita: l’Italia è una Repubblica e una democrazia. «Vuol dire semplicemente che, se domani
l’Assemblea nazionale nella sua maggioranza, magari nella sua unanimità, abolisse la forma repubblicana, la Costituzione non sarebbe modificata, ma distrutta» (Piero Calamandrei, 4 marzo 1947). Non solo una Repubblica democratica, ma una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Il lavoro inteso in tutte le sue forme e non solo «nelle sue forme materiali, ma anche in quelle spirituali e morali che contribuiscono allo sviluppo della società» (Meuccio Ruini, 6 febbraio 1947).
«Questo il senso della disposizione: un impegno del nuovo Stato italiano a immettere nell’organizzazione sociale, economica e politica del Paese quelle classi lavoratrici che furono più a lungo estromesse dalla vita dello Stato e dall’organizzazione economica e sociale»
(Aldo Moro, 13 marzo 1947).
Di fronte ai dubbi di comprensione di Brunetta, chissà cosa avrebbe pensato Giuseppe Saragat, secondo cui «ogni lavoratore, leggendo questo documento, può capire che cosa si vuol dire. Che la Costituzione mette l’accento sul fatto che la società umana è fondata non più sul diritto di proprietà e di ricchezza, ma sulla attività produttiva di questa ricchezza. È il
rovesciamento delle vecchie concezioni, per cui si passa dal fatto della ricchezza sociale a considerare l’atto che produce questa ricchezza. Mentre la proprietà può isolare, il lavoro unisce, ed è da questa nozione – che deve essere associata al diritto al lavoro – che sorgono
tutti gli altri diritti sociali» (6 marzo 1947).
Affermare che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, averlo proclamato «solennemente, direi orgogliosamente, nella prima riga della Costituzione» ha dato «a tutti i lavoratori la certezza o la fede nell’avvenire democratico del nostro Paese» (Giorgio Amendola,
20 marzo 1947).
Questo è il senso del primo articolo della Costituzione, questo è il senso del nostro Stato democratico e il senso della nostra storia repubblicana.
Sembra che i dubbi di Brunetta si fermino solo al primo comma dell’art. 1. Non oso pensare a quelli che potrebbero sorgere alla lettura del secondo comma: «La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione».
*Associazione A Buon Dirittto
L’Unità 05.01.10