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"Ue, allarme disoccupazione giovanile", di Rossella Lama

Ormai da un anno la crisi economica si sta portando dietro in tutt’Europa una forte riduzione dei posti di lavoro. L’Italia non fa eccezione e la disoccupazione che cresce ancora ha raggiunto a novembre il tasso dell’8,3%. E’ il livello più elevato degli ultimi cinque anni, anche se si mantiene ancora sotto la media dell’Unione europea per 1,7 punti percentuali. Quando parliamo di giovani però la distanza con il resto d’Europa aumenta, molto, e purtroppo nella direzione sbagliata. Il rapporto mensile dell’Osservatorio della Commissione Ue, che ha un focus particolare sul nostro paese, lo mette ben in evidenza. «La principale preoccupazione resta la disoccupazione giovanile, col 26,5% della popolazione sotto i 25 anni che nel novembre 2009 era senza lavoro: il 2,9% in più di un anno prima, e ben il 5,1% in più della media Ue».
Nel 2009 in Europa sono stati persi 4,6 milioni di posti di lavoro, il 2% rispetto al 2008, che fanno salire il numero complessivo dei disoccupati europei a 22,9 milioni. Questa situazione peserà sulla crescita, ha sostenuto Lorenzo Bini Smaghi, del comitato esecutivo della Bce. «I consumi privati rischiano di essere indeboliti dalle prospettive incerte dell’occupazione.
In Italia hanno perso il lavoro più di mezzo milione di persone (508 mila), tanto che ad ottobre il numero dei disoccupati ha raggiunto i 2 milioni «per la prima volta da marzo del 2004». «L’innalzamento piuttosto limitato del numero dei disoccupati in Italia in rapporto alla media Ue – si legge nel rapporto- è dovuto alle imprese che hanno fatto frequentemente ricorso ai contratti flessibili e all’occupazione parziale, e, in alcuni settori come quello automobilistico, ai massicci aiuti di Stato».
Negli ultimi due mesi, «nonostante siano migliorate le condizioni economiche, i mercati del lavoro continuano a indebolirsi, anche se ad un ritmo più moderato rispetto al periodo critico tra la fine 2008 e l’inizio 2009». E in Italia «il tasso di disoccupazione salirà ancora nel 2010, per poi stabilizzarsi nel 2011».
Eurostat, l’istituto di statiche europee, ha diffuso ieri i dati sulla povertà. Nel 2008 il 17% della popolazione dell’Unione aveva un reddito sotto la soglia della povertà. L’Italia stava peggio della media, con 19 persone povere ogni cento. Il triste primato spetta alla Lettonia (26% della popolazione), seguito da Romania (23%) e Bulgaria (21%). Spagna e Grecia sono al 20%, mentre la Germania è scesa al 15% e la Francia al 13%.
Il Messaggero 19.01.10