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Fiat chiude le fabbriche per due settimane

Tutti gli stabilimenti fermi. Trentamila operai in cig. A Pomigliano precari sul tetto del Comune, dopo un mese di occupazione della sala consiliare. A Termini Imerese bloccato l’ingresso dei tir. E con le tute blu protestano anche mogli e parenti. Gli stabilimenti della Fiat Auto si fermeranno due settimane, l’ultima di febbraio e la prima di marzo. La cassa integrazione riguarda i 30 mila lavoratori di Mirafiori, Melfi, Termini Imerese, la Sevel, Cassino e Pomigliano. Alle radici della decisione – sostiene l’azienda in un comunicato – il cattivo andamento degli ordini a gennaio: “Dopo il periodo positivo di fine 2009, si stanno drasticamente ridimensionando a un livello ancora più basso di quello registrato a gennaio dell’anno scorso, quando il mercato era in grave crisi”.

“La crisi, come sapevamo – commenta all’Ansa il segretario generale della Fiom torinese, Giorgio Airaudo – non è superata. Continua la latitanza del governo che non ha un piano autonomo sul futuro dell’auto nel Paese, è lui il vero responsabile di questa cassa integrazione”.

Nel frattempo si intensifica nelle città meridionali della Fiat, Pomigliano d’Arco (Na) e Temini Imrerese (Pa), la protesta dei lavoratori contro le scelte del Lingotto. Situazione sempre più delicata in Campania, dove i 38 lavoratori della Fiat di Pomigliano cui non è stato rinnovato il contratto di lavoro occupano ormai da oltre un mese la sala consiliare del Comune. Oggi, gli operai sono saliti sul tetto del Municipio, minacciando di darsi fuoco. I lavoratori hanno acceso un fuoco ed alcuni manifestanti avrebbero portato anche alcune tende e gazebo. “Abbiamo con noi anche la benzina – hanno spiegato – siamo pronti a tutto pur di assicurarci un futuro occupazionale che ci consenta di mandare avanti le nostre famiglie”.

In seguito, i 38 operai senza lavoro sono scesi dal tetto del municipio e hanno occupato la stanza del sindaco Antonio Della Ratta. Poi hanno deciso di dar vita ad un corteo per le strade della cittadina partenopea, creando notevoli disagi al traffico veicolare.

Come a Pomigliano, anche a Termini Imerese monta la protesta operaia in Fiat, diretta e dell’indotto. Diverse tute blu, soprattutto quelle del secondo turno, insieme a familiari e altri cittadini solidali stanno presidiano i cancelli impedendo l’ingresso agli automezzi che trasportano i pezzi da assemblare. In questo modo le scorte dovrebbero finire molto rapidamente nel corso della mattinata: le plance, ad esempio, sono già terminate. Lo riferisce l’agenzia Agi.

Cresce, dunque, la mobilitazione, dopo il via dato dai lavoratori della Delivery Email, licenziati a causa della revoca della commessa da parte del Lingotto. Da otto giorni sono sopra il tetto di un capannone, mentre le mogli da ieri hanno iniziato un presidio davanti ai cancelli. Antonio Tarantino, uno dei 13 di Delivery Mail, raggiunto al telefono dall’Ansa dice che “attualmente la linea di montaggio è ferma per mancanza di materiale. Gli operai non sono usciti, ma so che in questo momento non stanno lavorando”.
da Rassegna.it