cultura

"L'Italia dei tronisti" di Edmondo Berselli

Si pensava che con il nazional popolare, impersonato dalla «zia» Antonella Clerici, il Festival di Sanremo sarebbe precipitato negli ascolti. E invece il televoto ha provocato la rivoluzione. Boom di spettatori e un’autentica bufera, con i professori dell’orchestra che hanno contestato il verdetto che ha portato in finale l’erede dei Savoia.
Il televoto ha eliminando artisti ritenuti più meritevoli. Dunque, dopoi fischi del pubblico, gli orchestrali hanno stracciato gli spartiti.
Chi pensava che Sanremo avrebbe raccolto solo il pubblico della tv generalista, pensionate, casalinghe e anziani in poltrona, s’è sbagliato clamorosamente. Non si era calcolato fino in fondo il ruolo del televoto, che aveva già avuto un effetto vistoso l’anno scorso, portando alla vittoria Marco Carta, un vincitore di Amici di Maria De Filippi.

Quest’anno l’effetto sorpresa è stato il ripescaggio di Pupo e Emanuele Filiberto, in una specie di burrasca sociale: la clemenza del cielo sembrava averci liberato dalla canzone Italia amore mio, ma il televoto non ha avuto pietà. Pupo e il virtuale erede al trono dei Savoia sono stati ripescati dal voto popolare. E così ci siamo ritrovati con le nostre case invase dal trash più trash. Uno dice: Sanremo è Sanremo, una dose di kitsch c’è sempre stata. Abbiamo visto Loredana Bertè con il pancione finto, a suo tempo, dovremmo scandalizzarci per Pupo e l’eroe di Ballando con le stelle? Ma neanche per sogno, non scherziamo.

Al massimo ci si può scandalizzare per le giurie «giovani», disposte a tutto pur di confermare la loro egemonia televisiva. Immense platee che si collegano con il telefonino cellularee votano per i loro personaggi preferiti in una forma di nuovo cannibalismo, che cambia l’audience dei programmi. E trasforma la funzione dei telespettatori, portandola da passiva ad attiva. I poltronati dell’Ariston hanno accoltoa fischi i ripescati Pupo e Emanuele Filiberto, ma sono ancora fra i pochi che credono nel valore delle canzonie magari se la prendono se la loro preferita viene esclusa a vantaggio del Principe canterino. Ingenui, ciò che importa è soltanto lo spettacolo. E lo spettacolo di Sanremo non ha valutazioni alte e valutazioni basse. Tutto il palco dalla Clericia Dita von Teeseea Jennifer Lopez, vale lo stesso voto. Solo i critici si ostinano a dare voti alti a Malika Ayane e Irene Grandi, ma forse sanno anche loro che uno dei piaceri più sottili del Festival consiste nel vedere bocciate le canzoni che piacciono di più, per arrabbiarsi meglio. Tanto fra pochi giorni ce le saremo dimenticate. E nella memoria resterà soltanto lo splendore e il luccichio del teatro Ariston. Ci ricordiamo, per dire, i ritornelli o qualche strofa delle canzoni di cinquant’anni fa, e tra poche settimane avremo invece dimenticato quelle di oggi. Forse siamo semplicemente invecchiati o forse è invecchiato il Festival, nonostante il televoto. Che dire allora? Ma niente se non Italia amore mio, con la giusta enfasi. Tanto si sa che è un’Italia di cognati, un paese gelatinoso, dove persino l’ultimo dei Savoia, in questa terra dei cachi, meriterebbe il trono da re, o da tronista.
La Repubblica 21.02.10