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Allarme rosso a red Tv, da marzo cassa integrazione

Allarme rosso a Red tv, la tv di area dalemiana nata il 4 novembre 2008, nella notte dalla vittoria di Obama. Se entro fine febbraio alla Camera non si sarà raggiunto l’accordo per congelare i tagli all’editoria, il primo marzo tutti i dipendenti della tv finiranno in cassa integrazione a zero ore. E Red potrebbe essere la prima vittima della carneficina decisa dal governo a fine 2009, con il taglio dei contributi all’editoria e la cancellazione del “diritto soggettivo”, che consente ai giornali e ai media che godono di contributi pubblici di farsi anticipare i soldi “pubblici” dalle banche per poter così gestire i propri bilanci.

«Questa è l’ultima settimana di lavoro a Red Tv, dalla prossima settimana tutti i lavoratori del canale satellitare fliglio di Nessuno Tv saranno in cassa integrazione, resterà acceso pro forma solo il segnale», denuncia il vicedirettore mario Adinolfi sul suo blog. «Penso ai miei tredici colleghi assunti a tempo indeterminato, ma soprattutto ai quattro a tempo determinato già espulsi dal ciclo produttivo a gennaio e privi anche di strumenti di tutela». «La responsabilità di questa chiusura? Certamente -scrive Adinolfi- di Giulio Tremonti e dei suoi tagli al fondo sull’editoria. Ma qualcuno mi deve ancora spiegare perche Red Tv, la tv di Massimo D’Alema, sia l’unica delle testate coinvolte dal taglio a mandare subito i suoi dipendenti in cassa integrazione. Anche qui una spiegazione tecnica c’è: gli “imprenditori” che in questi anni hanno lavorato sul meccanismo fondi pubblici-anticipazione bancarie per via del diritto soggettivo, in assenza di tale diritto non vogliono mettere a rischio dei denari loro per tenere in vita e in efficienza il canale. E allora, via alla cassa integrazione». Adinolfi se la prende anche con D’Alema. «In questi giorni di difficoltà non si fa nè sentire nè vedere. Forse potrebbe passare, dire una parola a un gruppo di ragazze e ragazzi (quattordici dipendenti, quattro contrattualizzati senza tutele, almeno venticinque tra collaboratori e tecnici) che finiranno in mezzo a una strada».

«Red tv non chiude», replica Luciano Consoli, presidente del cda dell’emittente. «La scelta di chiedere la cassa integrazione per i 14 dipendenti è stata presa in accordo con i sindacati come misura cautelativa qualora il governo non mantenesse gli impegno assunti sul ripristino del diritto soggettivo. Comunque vada – aggiunge – nelle prossime settimane i nostri programmi proseguiranno sul canale 890 di Sky grazie alle produzioni inedite realizzate in questi mesi. Ci auguriamo che nell’approvazione finale del Milleproroghe venga accolto quanto richiesto da 348 deputati di tutti i gruppi così da non rendere necessario il ricorso alla cassa integrazione».

La situazione però è molto difficile a Red, che ha sede proprio in un’ala a pianterreno di palazzo Grazioli. Se maggioranza e opposizione non troveranno un’intesa, i 14 dipendenti finiranno in cassa integrazione fino a dicembre. Chiamati a rotazione un paio di giorni al mese (al massimo) dall’azienda per realizzare quell’ora di programmazione giornaliera “fresca” che consente di restare attivi. Red riceve annulamente poco più di 4 milioni di euro. Ma i tagli di Tremonti hanno decurtato i denari del 2009 (già spesi dall’emittente) oltre a prospettare un taglio per il 2010. vVsta la situazione, il pagamento degli stipendi si è reso impossibile. E i dipendenti si sono per ora visti respingere anche la richiesta di un anticipo dei Tfr per poter pagare mutui e affitti. “Manca liquidità”, è la spiegazione loro offerta.

Matteo Orfini, responsabile Cultura e Informazione del Pd e membro del cda di Red tv (espresso dalla fondazione Italiani europei), assicura che «Red non chiude, la cig è stata attivata come misura cautelativa nell’interesse dei lavoratori». E le accuse di Adinolfi sul presunto disimpegno di D’Alema: «Stiamo facendo una battaglia per tutte le testate, non solo per Red tv, per convincere la maggioranza a congelare i tagli all’editoria per 2 anni. Abbiamo raccolto le firme di 347 deputati, la maggioranza. Bersani e D’Alema sono impegnati in questa battaglia. Noi siamo disponibili a fare una riforma che elimini tagli e furbizie nei fondi pubblici all’editoria. Ma non si può fare una riforma mentre chiudono testate e giornali». Orfini la settimana scorsa ha incontrato i lavoratori di Red. Ma ha spiegato che Italianieuropei può dare solo un supporto politico, visto che non ha quote nella proprietà dell’emittente.
L’Unità 23.02.10