partito democratico, politica italiana

Il documento della manifestazione di Piazza del Popolo a Roma

L’adesione dei partiti di centrosinistra e delle molte associazioni che oggi saranno in piazza

“Per la democrazia, la legalità e il lavoro. Sì alle regole, no ai trucchi. Per vincere”: si apre così il documento politico che è alla base della manifestazione di sabato a piazza del Popolo a Roma. Il documento è stato sottoscritto dal Partito democratico, Italia dei valori, Federazione della sinistra, Sinistra ecologia libertà, Partito socialista italiano, Verdi.

Ecco un elenco delle prime associazioni che hanno dato la loro adesione all’iniziativa: Anpi, Arci, Articolo 21, Libertà e giustizia, Giovani per la costituzione, Rete degli studenti, Giosef (giovani senza frontiere), Asso giovani (giovani imprenditori), Giovani insieme, Gaiax, Valori e futuro, Aics, Gioventù attiva, Udu, Martelive, Rete dei festival, Coordinamento genitori democratici, Comitato scuola e costituzione, Centro d’iniziativa democratica degli insegnanti, Movimento di cooperazione educativa, Auser, Vas, Equivita, Lac.

Ecco il testo integrale del documento politico:
“Eventi gravi e senza precedenti stanno mettendo in pericolo i principi fondamentali della convivenza civile nel nostro paese. Con un atto inaudito, di cui è pienamente responsabile, il governo ha modificato in corso d’opera le regole elettorali per garantire la sua parte politica. Questa iniziativa è un atto di arroganza verso le istituzioni e gli organi di garanzia, ed è un insulto non solo nei confronti delle altre parti politiche impegnate nella competizione elettorale, ma di milioni di cittadini perbene che nella loro vita quotidiana rispettano le regole alle quali oggi vedono una parte politica autorizzata a sottrarsi a suo piacimento.

“Purtroppo il decreto ‘salva liste’ non è che l’ultima di una serie di deformazioni dei meccanismi democratici alle quali assistiamo da troppo tempo. Una legge elettorale che ha privato i cittadini del diritto di scegliere i propri rappresentanti sta progressivamente svuotando il Parlamento del suo ruolo e delle sue prerogative. Il processo legislativo, anziché alle Camere, è affidato ormai quasi esclusivamente ai decreti d’urgenza emanati dal governo, e il continuo ricorso ai voti di fiducia riduce ulteriormente il contributo del Parlamento. Le energie del governo, anziché affrontare la crisi economica sempre più grave e l’allarmante riemergere della corruzione, sono concentrate nel campo giudiziario su leggi ad personam e nel campo fiscale sui condoni. Il governo riduce, anziché aumentarle, le garanzie per la trasparenza degli appalti. Si impegna in vaghe quanto onerose promesse di ritorno al nucleare invece di investire sull’ambiente, sulla green economy, sulle energie rinnovabili e su iniziative immediatamente praticabili per la lotta ai cambiamenti climatici. E proprio mentre le conseguenze della crisi economica si fanno sentire con più forza sull’occupazione, abbatte le tutele dei diritti e della dignità del lavoro, fino ad arrivare allo svuotamento di fatto dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Anche l’informazione è sotto attacco, la stampa di idee è ridotta in una situazione precaria, si tagliano le risorse alle emittenti locali e, proprio in campagna elettorale, stravolgendo lo spirito della legge sulla par condicio, anziché garantire visibilità a tutte le opinioni viene imposto il silenzio agli spazi televisivi di dibattito politico.

“Perfino delle irregolarità nella presentazione delle liste elettorali, anziché scusarsi per gli errori compiuti e il disagio causato ai cittadini da chi non ha svolto bene i propri compiti, il governo ha fatto un’arma per imporre ancora una volta al paese le sue priorità. Ancora una volta i problemi di una parte prevalgono sull’interesse generale, e ancora una volta viene oscurato il grande tema sociale che è la questione più urgente e drammatica che la politica ha di fronte.

“Ci rivolgiamo a tutti i cittadini italiani, a prescindere dalle loro convinzioni politiche: il consenso non viene prima delle regole e non legittima la violazione dei diritti di tutti. La sovranità – recita il primo articolo della nostra Carta fondamentale – appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Nessun governo e nessuna maggioranza uscita dalle urne possono derogare a questo principio e modificare le regole della convivenza civile per le loro esigenze di parte.

È il momento di una presa di coscienza, di una riscossa democratica. Le elezioni regionali sono l’occasione per fermare questa deriva e per dire che chi governa deve cominciare finalmente a occuparsi dei problemi degli italiani e ad agire nell’interesse del suo paese. Per questo invitiamo i cittadini a partecipare alla settimana di mobilitazione nazionale, che avrà come appuntamento centrale la manifestazione del 13 marzo in piazza del Popolo a Roma dalle ore 14, e alle iniziative che in quel giorno si svolgeranno in altre piazze italiane.

Dobbiamo restituire forza alle ragioni della Costituzione e della democrazia.

Dobbiamo riportare al centro dell’attenzione i drammi delle famiglie colpite dalla crisi e il diritto al lavoro. Dobbiamo costruire un’Italia più giusta, onesta e solidale. Dobbiamo vincere”.

da www.partitodemocratico.it

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Bersani in piazza testa la sua linea

Il Pd di Pier Luigi Bersani affronta oggi una sfida decisiva per il buon esito delle elezioni regionali: quello di presentarsi all’opinione pubblica con tutti gli alleati, che sono ben sei, senza con ciò far ripensare all’Unione, con i suoi 11 segretari pronti a litigare. Dal palco della manifestazione in piazza del Popolo, a Roma, parleranno infatti sette segretari, che però si sono dati una parola d’ordine, confermata oggi nelle telefonate reciproche: dare un messaggio di ‘propostà e di ‘unita«, le due cose di cui ha bisogno il Paese. Insomma domani Bersani metterà alla prova la sua linea di »accorciare le distanze« con tutti gli alleati per formare un »nuovo centrosinsitra«, linea con cui ha vinto il congresso. Gli organizzatori stamani si sono riuniti per stabilire la scaletta degli interventi: dal partito più piccolo al più grande parleranno tutti i leader. Nell’ordine il socialista Riccardo Nencini, il verde Angelo Bonelli, Nichi Vendola, Paolo Ferrero, Emma Bonino, Antonio Di Pietro e Bersani.

Per il popolo viola niente microfono, ma solo dei gazebo. Ma il format è quello di una kermesse, e tra un politico e l’altro ci sarà tanta musica, conclusa da Simone Cristicchi, le testimonianze del giornalista Rai Riccardo Iacona, di una operaia della Omsa e di una insegnante precaria della Sicilia. A dare verve al palco ci sarà la conduzione della vj di Mtv Paola Maugeri. L’ottimismo con cui viene affrontata la piazza è dimostrata dall’assenza di un servizio d’ordine. Dopo le ultime dichiarazioni del premier Berlusconi tutti sono consapevoli che i media legati al governo faranno le pulci alla piazza, cercando qualche striscione non politicamente corretto. »Il nostro popolo – ha detto Bersani ai suoi – è fatto di gente libera e responsabile, io di servizi d’ordine non ne voglio«. Gli interventi saranno quindi »propositivi« e »unitari«, nel senso che ognuno, a seconda delle proprie specificità, sottolineerà un aspetto di quel minimo comune denominatore che riunisce il nuovo centrosinistra: non solo »l’emergenza democratica« mostrata anche dal decreto salva-lista, ma anche temi come il lavoro o il »non al nucleare«, caro ai Verdi e d’attualità visto che il governo si appresta a scegliere le regioni che dovranno ospitare le centrali. Oggi Berlusconi ha affermato che la piazza sarà un »boomerang« per il centrosinistra. E una certa apprensione c’è, come dimostrano le parole del ex Ppi Giorgio Merlo: ‘La speranza è che non prevalgano gli insulti o le contestazioni al Presidente della Repubblica. Sarebbe un doppio e insperato regalo alla destra e a Berlusconi». Gli risponde Roberto Di Giovan Paolo: «Vengo da una cultura cattolica e democratica e cerco di capire le perplessità di alcuni. Ma dobbiamo essere in piazza per ribadire l’approssimazione, l’incapacità di coloro che circondano Berlusconi, nemmeno capaci di presentare le liste. E questi vorrebbero governare il Lazio?». Una seconda apprensione riguarda l’incongnita Idv e le possibili scintille tra il socialista Nencini e Di Pietro: quest’ultimo oggi non ha attaccato Napolitano ma ha portato all’esasperazione i toni contro Berlusconi, definendolo «Adolf-Silvio». «Ricordo a Di Pietro e compagni – ha detto il segretario socialista – che dobbiamo parlare del buon governo delle regioni e dell’incapacità del centrodestra di risolvere i problemi dei cittadini, se non vogliamo fare il gioco di Berlusconi che è proprio alla ricerca dell’ennesimo referendum anticomunista».

da www.unita.it