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"L’economia verde ci salverà. In dieci anni 60mila occupati", di Giuseppe Vespo

Progettista di impianti fotovoltaici, venditore di fotovoltaico, esperti nell’ambito del commercio dei certificati verdi, società di servizi energetici come le Esco. Nuove figure professionali e nuove aziende nascono attorno alla green economy, l’economia verde. Un settore che secondo l’osservatorio energia e innovazione dell’Ires, l’Istituto di ricerche economiche e sociali della Cgil, entro il 2010 creerà 60mila nuovi posti di lavoro. E la previsione non è neanche la più ottimistica. LO STUDIO L’istituto presenta i dati della sua ricerca oggi a Roma al convegno dal titolo «Qualificazione dell’industria italiana verso la green economy: efficienza energetica e fonti rinnovabili, risorse per il futuro». Un’iniziativa della Filctem – il sindacato dei chimici dei tessili e dell’energia in seno alla Cgil – che si terrà al Cnel, il Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro. Secondo lo studio, sul fronte dell’economia verde non siamo così indietro come si può pensare – almeno nel settore energetico – anche se mancano ancora le spinte giuste per fare della riconversione verde il motore economico del futuro, come negli intenti dell’America di Obama o del Pacchetto clima e energia 20-20-20 (ridurre del 20% le emissioni di gas a effetto serra, portare al20%il risparmio energetico e aumentare al 20% il consumo di fonti rinnovabili) del Parlamento europeo. Ma è già importante se l’Ires scrive che in Italia «il fenomeno appare incoraggiante. Assistiamo ad un intenso sviluppo delle installazioni di impianti di energie rinnovabili dovuto non solo all’iniziativa dei grandi operatori, ma ai numerosi nuovi entranti che vanno da imprese di media e piccola dimensione fino alle famiglie». Nell’industria, dicevamo, è soprattutto il comparto energetico a fare registrare un certo dinamismo: «Il settore – scrive l’istituto di ricerca – evidenzia un tasso di sviluppo delle imprese del 16,8% su base annua. Complessivamente nell’ultimo anno il numero delle imprese energetiche è cresciuto di 700 unità». Un trend che dà l’idea delle potenzialità delle fonti rinnovabili nel nostro Paese e nel Mezzogiorno in particolare. Con lo sviluppo della geotermia e del solare, dell’eolico e delle biomasse entro il 2020 potrebbero nascere 9mila posti di lavoro al Sud, 12mila in tutta la Penisola e 60mila se si considerano anche le occupazioni indirette. Stime addirittura prudenti secondo alcuni istituti di ricerca. Lo Iefe, l’Istituto di economia e politica dell’energia e dell’ambiente dell’Università Bocconi, prevede 250mila posti di lavoro in dieci anni; il Cnel più di 75mila; Astra 67mila e Nemesis più di 97mila. Mentre in termini di valore aggiunto, per l’Ires «l’industria italiana potrà realizzare un fatturato tra i 2,5 e i 5,5 miliardi di euro l’anno nei prossimi dieci anni».
FILCTEM Ma il rischio è che le previsioni restino tali perché prive dell’adeguato supporto da parte delle istituzioni. Centrale a questo proposito resta il ruolo degli incentivi e quello degli investimenti in ricerca e sviluppo. L’obiettivo dev’essere «qualificare l’industria italiana, riconvertirla », dice Alberto Morselli, segretario generale Filctem-Cgil. Il sindacalista avverte dell’assenza di una politica industriale del governo ma elenca anche quanto è stato già fatto nei settori che segue da vicino, dal vetro alle piastrelle, dalla ceramica al tessile, dalla concia alla chimica. Quindi propone «quattro cose per creare un approccio credibile alla green economy: incentivi del governo; provvedimenti temporanei di moratoria sulle tariffe energetiche; fondi strutturali dall’Europa e incentivi di mercato che diano motivazioni alle imprese per la riconversione». Mentre per quanto riguarda la contrattazione aziendale il sindacato chiede di inserire l’efficienza energetica tra i fattori che concorrono al premio di risultato
L’Unità 24.03.10