Giorno: 15 Giugno 2011

"Riforma Gelmini a rischio su aule e classi", di Enza Loddo

Il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso del ministero dell’Istruzione e del ministero dell’Economia contro la sentenza n. 552 del Tar Lazio con la decisione 03512 del 9 giugno 2011. Si tratta della prima class action vinta contro la pubblica amministrazione. La sesta sezione del Consiglio di stato, infatti, ha ordinato ai due ministeri l’emanazione del piano generale di edilizia scolastica previsto dall’articolo 3, comma 2 del Dpr n. 81 del 2009 («Norme per la riorganizzazione della rete scolastica e il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane»). Con questa decisione si mette a rischio la riforma della scuola targata Gelmini che si basa proprio sull’aumento del rapporto alunni/docente all’interno di un quadro nazionale di istituti non a norma in termini di sicurezza, se non addirittura fatiscenti (secondo le associazioni che tutelano i cittadini oltre il 50%). Il ministero adesso dovrà approntare un piano di riqualificazione degli edifici scolastici in tempi da record o si profila il commissariamento. «Se il ministro non ottempera alle disposizioni chiederemo la nomina di un commissario ad acta», ha …

"Una palese discriminazione la Consulta la boccerebbe", di Marina Cavallieri

La proposta della Lega scatena polemiche, divide gli insegnanti, acuisce le contrapposizioni, ma nessuno alla fine sembra veramente credere che si realizzerà. Scettici i sindacati, stanchi i professori. A nord e a sud. «L´emendamento della Lega ha il solo obiettivo di scoraggiare i precari meridionali, inseriti nelle graduatorie ad esaurimento a trasferirsi nelle province del nord, dove ci sono più posti a disposizione», dice Corrado Baracchetti, della Cgil scuola Lombardia. «Il “bonus” di 40 punti dato a coloro che avessero deciso di restare “a casa loro” rappresenta una volgare e travestita discriminazione. Sapendo che oggi, regioni come la Lombardia assorbono oltre il 25% di precariato, la continuità non c´è nei fatti». Il provvedimento però divide. «Le possibilità di lavoro per chi non è abilitato si riducono sempre di più, per questo vedo tra i miei colleghi che anche chi non è favorevole tende a pensare che così sarà più protetto», dice Serenthà Madaleine, insegnante di sostegno, precaria di 37 anni, che lavora a Macherio, provincia di Monza e Brianza. «La stabilizzazione nella scuola però non …

“Sostegno a scuola, ora si cambi”, di Flavia Amabile

Il rapporto «Il sistema attuale è troppo discrezionale e ha reso cronica la mancanza di insegnanti specializzati» La proposta «L’esame dei progetti, e l’assegnazione dei fondi spetterebbe ai Centri Risorse per l’Integrazione» E se facessimo a meno degli insegnanti di sostegno? Non è una provocazione e nemmeno un modo per seminare terrore nel mondo dei disabili a scuola. E’ una proposta serissima, circostanziata e di non immediata realizzazione che la Fondazione Giovanni Agnelli, la Caritas e l’Associazione Treellle presenteranno stamattina a un gruppo di parlamentari insieme con una proposta che vuole rivoluzionare il settore: la creazione dei Cri, Centri Risorse per l’Integrazione, destinati a diventare uno sportello unico per tutte le questioni relative ai giovani e bambini disabili. «L’inclusione italiana è stata una scelta di civiltà che il mondo ha poi imitato – sottolinea Attilio Oliva, presidente dell’Associazione Treellle -. Ora che sono passati trent’anni ci siamo chiesti: la pratica è stata coerente con i principi? E con quale rapporto tra costi e benefici?». La risposta è contenuta in un rapporto, 237 pagine, il bilancio …

"Il popolo dei disobbedienti", di Ilvo Diamanti

Il referendum è passato ma i suoi effetti – politici e sociali – dureranno a lungo. Perché il successo del referendum è, a sua volta, effetto di altri processi, maturati in ambito politico e sociale. E perché i referendum hanno sempre marcato le svolte della nostra storia repubblicana. Fin dal 1946 – quando nasce, appunto, la Repubblica. Poi: nel 1974, il referendum sul divorzio. Il Sessantotto trasferito sul piano dei costumi. La svolta laica e antiautoritaria della società italiana. Nel 1991, giusto vent´anni fa, il referendum sulla preferenza unica per la Camera. È il muro di Berlino che rovina su di noi. Annuncia la fine della Prima Repubblica e l´avvio della Seconda. Nel 1995, il referendum contro la concentrazione delle reti tivù. Dunque, contro la posizione dominante di Berlusconi. Fallisce. E rende difficile, in seguito, ogni azione contro il conflitto di interessi. Da lì in poi tutti i referendum abrogativi falliscono. A partire da quello dell´aprile 1999. Riguardava l´abolizione della quota proporzionale nella legge elettorale. Non raggiunse il quorum per una manciata di votanti. Sancisce …

"Il Carroccio che abbaia ma non morde", di Michele Brambilla

Tutto il mondo antiberlusconiano attende le prossime decisioni di Bossi come si potrebbe attendere la venuta di un messia. Si aspetta con ansia che la Lega «stacchi la spina» al governo, e faccia finalmente ciò che non sono riusciti a fare la sinistra, le toghe rosse e la stampa comunista (ossia tutte le toghe e tutta la stampa, secondo il parere di Berlusconi). Che sia domenica prossima a Pontida, oppure martedì in Parlamento, oppure ancora in qualche riunione ad Arcore o a Gemonio, non si sa. Ma che un’ora segnata dal destino stia per battere nei cieli della Padania, è dato per scontato. La Lega divorzierà dal Cavaliere perché non ha nessuna intenzione di affondare con lui: questo è ciò che si pensa. E quella frase pronunciata l’altro ieri da Calderoli – «siamo stanchi di prendere sberle» – alimenta le speranze. Le richieste di cambio di passo di Maroni, ancor di più. Basterebbe però sfogliare le raccolte dei giornali per rendersi conto che certe uscite come quelle di Calderoli e Maroni hanno più o meno …

"L'irruzione del futuro", di Barbara Spinelli

Forse, dopo la perdita di Milano e Napoli, la sconfitta al referendum è la più avvilente nella storia di Berlusconi. Si era messo in testa che ignorandolo l´avrebbe ucciso, l´aveva definito «inutile», e il giorno del voto se n´era andato pure al mare, esemplarmente. Niente da fare: il quorum raggiunto e i quattro sì che trionfano non sono solo un colpo inferto alla guida del governo. È una filosofia politica a franare, come la terra che d´improvviso si stacca dalla montagna e scivola. È un castello di parole, di chimere coltivate con perizia per anni. «Meno male che Silvio c´è», cantavano gli spot che il premier proiettava, squisita primizia, nei festini. Gli italiani non ci credono più, il mito sbrocca: sembra l´epilogo atroce dell´Invenzione di Morel, la realtà-non realtà di Bioy Casares. Per il berlusconismo, è qualcosa come un disastro climatico. Tante cose precipitano, nel Paese che credeva di conoscere e che invece era un suo gioco di ombre: l´idea del popolo sovrano che unge la corona, e ungendola la sottrae alla legge. L´idea che …