Mese: Giugno 2011

"-Precari a chiamata diretta, no grazie", di Pippo Frisone

A pochi giorni dall’aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento che ha rimesso in movimento le speranze di oltre 230mila precari, Governo, Centro-destra e Confindustria si sono trovati subito d’accordo a intonare il de-profundis a un sistema di reclutamento basato su anzianità e titoli culturali. E’ proprio vero. La lingua batte dove il dente duole. E di lingua in questi giorni, Gelmini, Aprea e Marcegaglia ne hanno sbattuta parecchia sul dente del reclutamento degli insegnanti nella scuola statale. A pochi giorni dall’aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento che ha rimesso in movimento le speranze di oltre 230mila precari, Governo, Centro-destra e Confindustria si sono trovati subito d’accordo a intonare il de-profundis a un sistema di reclutamento basato su anzianità e titoli culturali. Basta con le graduatorie! Facciamo come nel privato, docenti a chiamata diretta! Sì, a chiamata diretta, non dagli ammuffiti uffici di collocamento ma dai cosiddetti Albi regionali, veri e propri albi professionali, riservati al personale docente provvisto di abilitazione all’insegnamento, perché il docente non è equiparabile ad un impiegato ma è un professionista. E quindi Albi …

"Hanno divorziato dai cittadini e il governo è alla paralisi Pd pronto alla sfida del voto", di Goffredo De Marchis

È arrivata la conferma che serve una svolta: la maggioranza non c´è più, debbono prenderne atto. Siamo il primo partito e abbiamo una proposta: in Parlamento parleremo con le forze politiche. Nel Pd prima un progetto, poi la persona. Una democrazia funziona in questo modo. Segretario Bersani, dopo i successi delle amministrative e dei referendum lei chiede le dimissioni di Berlusconi. Sapendo bene che lui non le darà mai. Non avete un´altra strada da indicare per uscire da questa fase? «Mi fanno una domanda e io rispondo. Chiedete le dimissioni del premier? Sì. Ma vorrei chiarire che non le chiediamo dopo il referendum e il voto nelle città. Il referendum e le amministrative sono successivi a una richiesta che facciamo da un anno e mezzo». Il voto di ieri non cambia niente? «Cambia moltissimo. C´erano un milione di ragioni per mandare a casa il governo prima del referendum. Il voto di ieri ha messo un ulteriore carico di 90 sulla loro crisi. E vedo che emerge una certa consapevolezza: nei commenti che vengono da alcuni …

"Emilia Romagna: In regione più studenti e meno docenti", di Laura Cappon

In regione la popolazione scolastica aumenta ma il personale continua a calare. È il quadro che emerge dal Report sul sistema educativo in Emilia Romagna stilato dall’Assessorato alla scuola di Viale Aldo Moro. Negli ultimi 10 anni gli alunni complessivi, tra scuola dell’infanzia e istituti superiori, sono aumentati del 26, 6 % (con una crescita media del 2% annuo). Un dato che porta l’Emilia Romagna al primo posto in Italia con 510.316 studenti. All’aumento della popolazione scolastica non è però corrisposto un incremento di insegnanti e personale Ata che invece conta 1500 posti in menoassegnati dal Ministero. Se, infatti, la nostra regione costituisce il 6,5% del sistema educativo italiano, le risorse erogate dal governo sono invece il 6,3% per i docenti e il 6,2% per personale ATA. A queste percentuali si aggiungono poi i tagli agli organici effettuati dalla Gelmini negli 2009-2012 che hanno ulteriormente decurtato 3.771 insegnanti e 2.241 tecnici amministrativi. Uno scenario sconfortante per il mondo dell’istruzione se si tiene conto anche del numero medio di 22,2 alunni per classe, anche questo il …

"La Lega: stufi di prendere sberle", di Marco Cremonesi

La Lega è «stufa di prendere sberle» . Maggioranza in fibrillazione. Berlusconi: risultato da non ignorare. Formigoni: insofferenza verso chi guida il Paese. Il Pdl (Formigoni a parte) minimizza? La Lega, per niente: «Non vorrei che quella di prendere sberle diventasse un’abitudine» . Parola di Roberto Calderoli. E la linea del Carroccio è tutta lì, sintetizzata dal titolo della Padania oggi in edicola: «Sberle e coraggio» . Dettato da Umberto Bossi in persona, per unire i ceffoni evocati da Calderoli con il coraggio invocato da Roberto Maroni sui temi del fisco. L’apertura del quotidiano leghista è completata da due elementi che approfondiscono il pensiero padano: «La Lega a Pontida porrà chiare condizioni per garantire la sua presenza» . E ancora: «Il popolo manda un preciso segnale al governo» . Dopo la seconda «sberla» , nel movimento è il giorno dello sconforto. Gli umori sono cupi, e persino la fiducia messianica in Umberto Bossi è messa a dura prova. In molti non si capacitano della sortita di domenica sera. Dopo che l’ultima dichiarazione a sua voce …

"La primavera dei giovani", di Gabriele Romagnoli

C´è qualcosa di nuovo, anzi di scontato, nella politica italiana: il fattore giovanile. Gioventù nelle campagne elettorali, gioventù al voto, gioventù nelle piazze a festeggiare i risultati. Non era sempre stata una protagonista, il motore dei cambiamenti? E dov´era finita? Prima di cercare la risposta bisogna fare una premessa. non è che i giovani sono geniali quando vince la sinistra e rimbambiti quando vince la destra. C´è un pendolo dell´inevitabile, ma c´è anche qualcosa di inedito che va cercato nel qui e ora e aiuta a capire che cosa è successo. Quel che è inevitabile è uno spostamento. A molti, al netto delle illusioni, è parso che soltanto il ricambio generazionale potesse favorire un diverso flusso delle opinioni e dei voti. Se dal ‘94 a oggi il blocco che fa capo a Silvio Berlusconi, variamente accompagnato, ha sempre sfiorato o superato la maggioranza, nonostante la palese incapacità di mantenere le promesse e lo spasmodico impegno nel martoriare il corpo delle leggi, la sola spiegazione è l´esistenza di un altrettanto solido blocco di elettori: anestetizzati, indifferenti, …

I «disobbedienti» del centrodestra, di Gian Antonio Stella

«Decido io» , diceva Silvio Berlusconi. «Decido io» , diceva Umberto Bossi. E per una vita la parola dei rispettivi Capi, per i militanti dei due partiti, era davvero definitiva: «Lo ha detto Lui» . Fine. Da ieri non è più così: il Centralismo carismatico di Silvio e dell’Umberto, per la prima volta, perde i pezzi. Capiamoci, i due leader tengono ancora in mano saldamente i movimenti che hanno fondato. Ed era ovvio che il messaggio del Cavaliere dopo il secondo ceffone in un paio di settimane fosse quello di ribadire: io sono il perno, non ho alternative. Lo fa da sempre. Fin da quando nel ’ 95, scottato dal «ribaltone» della Lega, liquidò brusco le insofferenze e i dubbi di chi gli stava intorno: «Decido io. Il capo del Polo sono io. Chi ci sta ci sta, chi non ci sta va fuori» . Principio ribadito più volte: «Il leader di una coalizione è colui che ha più voti, il resto è poesia» . «Sono insostituibile» . «La premiership è mia, punto e basta» …

"Non è un miracolo", di Roberto Della Seta e Francesco Ferrante

«Pronti a vincere di nuovo », recitava uno striscione di Legambiente visto nelle piazze referendarie, richiamando i plebisciti antinucleari del 1987. Così è andata e in apparenza è stato un miracolo, un grande colpo di scena. Dopo 16 anni di referendum falliti sempre più rovinosamente, questo voto ha rovesciato un trend che sembrava inarrestabile, oltretutto avvalorato dall’astensionismo crescente in tutte le elezioni. In apparenza è stato un miracolo, nella sostanza invece è stata una conferma. La conferma che nella storia repubblicana i cambi di stagione sono spesso annunciati da eventi referendari: nel 1974 il divorzio, nel ’91 i referendum elettorali, ora l’acqua pubblica e il no al nucleare. Tutte svolte promosse da outsider politici e sociali – i radicali, Segni, i movimenti contro la privatizzazione dell’acqua e gli ambientalisti oltre allo stesso Di Pietro –, e che mai hanno visto le rappresentanze “generaliste”, grandi partiti e sindacati, come protagonisti. Anche i referendum di domenica e lunedì segnano un passaggio di stagione, più ancora delle elezioni di Milano e di Napoli. Oggi può cominciare per l’Italia …