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"Il Pd sfida la Lega: imposta sui grandi patrimoni immobiliari", di Maria Zegarelli

Sarà un altro degli “accordicchi” di Arcore quello di oggi tra Silvio Berlusconi e l’alleato di ferro, ma un po’ scomodo, Umberto Bossi. Ne è convinto il segretario del Pd Pier Luigi Bersani che alla vigilia dell’incontro, parlando con i suoi e commentando le dichiarazioni che spargono ottimismo di Gianni Letta e dei colonnelli del Cavaliere, si dice “preoccupato per la confusione che c’è nella maggioranza” e mette i paletti per delineare i confini della battaglia parlamentare: «Mi auguro davvero che siano disposti a discutere e non mettano la fiducia sulla manovra». Il segretario insiste su un punto: o la manovra viene modificata cancellando quel vizio di origine che è l’iniquità, oppure sarà battaglia in Aula. «Capisco che per loro la nostra impostazione, chi ha di
più paghi di più, è un boccone amaro, una impostazione che il premier non vuole accettare», ma insomma, se deve esserci un dialogo, allora su qualche cosa dovranno pur cedere. Il Pd oggi presenterà i suoi emendamenti, circa una cinquantina, ma sono venti quelli davvero centrali, gli stessi che declinano le proposte illustrate dal segretario, «e sono certo che leggendo gli emendamenti saranno più chiare a tutti, che tutti potranno rendersi conto della loro concretezza». Bersani si dice pronto al confronto su una riforma del welfare per giovani e donne, che prevede per le pensioni uscite flessibili tra i 62 e i 70 anni; su una seria politica industriale che preveda anche finanziamenti consistenti oltre il 55% per innovazione e ricerca e rilancia, tra l’altro, otto liberalizzazioni. Che la maggioranza ne prenda in considerazione almeno due, dice Luciano Violante, conversando con i giornalisti alla Festa nazionalePddi Pesaro: «Penso,ad esempio, al falso in bilancio e alla tassazione dei capitali esportati all’estero, questioni che sarebbe sciocco trascurare».
Che prendano in seria considerazione l’imposta sui «grandi patrimoni immobiliari», incalza il responsabile Lavoro, Stefano Fassina, per trovare risorse che permettano di evitare tagli agli enti locali. Questa la strada, spiega, «per evitare insostenibili tagli agli asili nido, alle mense scolastiche, all’assistenza alle famiglie ed agli anziani, al diritto allo studio, al trasporto pubblico e ai pesantissimi aumenti di tasse e tariffe. Per restituire le risorse sottratte a Regioni, Province e Comunisi deve intervenire con un ‘imposta sui grandi patrimoni immobiliari». Quanto all’intesa che Lega e Pdl avrebbero –quasitrovato Fassina è scettico. Pura convenienza
politica, sarà ancora questo il collante tra i due leader che sanno che un passo falso adesso sarebbe
la fine con i sondaggi in picchiata mai come ora. «Dopo due settimane di liti continue – dice Fassina
– durante le quali il governo e la maggioranza si soono divisi su tutto, non ci sono soluzioni per correggere
le gravissime iniquità e l`assenza di misure per lo sviluppo della manovra di Ferragosto. Il prospettato aumento dell’Iva sarebbe iniquo e depressivo per i consumi». E Cesare Damiano sottolinea: «L’indisponibilità
del centrodestra a cancellare o modificare l’art. 8 della manovra conferma la scelta di questo governo che ritiene ancora una volta indispensabile, per uscire dalla crisi, far pagare il prezzo più salato alle tutele e ai diritti dei lavoratori. Sotto le mentite spoglie del rafforzamento della contrattazione aziendale, si nasconde in realtà la libertà di licenziamento».Il Pd presenterà «emendamenti di buonsenso», dice il vicesegretario Enrico
Letta, «nello spirito dell’appello lanciato da Napolitano»,ma certo se la maggioranzanon mostra segni concreti di apertura e la manovra resta addirittura peggiore di quella di Ferragosto, allora «sarà battaglia
durissima» Intanto oggi il Pd sarà in piazza a Milano con i sindaci dei piccoli comuni, il primo settembre alla mobilitazione di Cisl e Uil davanti al Senato e il 6 settembre sfilerà con la Cgil cheha indetto lo sciopero generale.

L’Unità 29.08.11
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