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L'articolo 8 della manovra va stralciato

Il dibattito tra Franco Marini, senatore PD e Susanna Camusso, segretario generale Cgil è stato l’appuntamento principale di domenica 4 settembre nell’ambito della Festa Democratica Nazionale. Dopo un commosso ricordo di Franco Marini per la scomparsa di Nino Martinazzoli “padre determinante per la scelta del centrosinistra quando capì il berlusconismo all’alba e disse no a quella visione di ridurre la politica alla comunicazione, all’apparire e non all’essere”, il dibattito si è concentrato sui temi dell’attualità e sullo sciopero generale indetto per il 6 settembre dalla Cigl.

Per la Camusso con i provvedimenti di oggi al Senato e la modifica dell’articolo 8 della manovra “non resta nulla degli accordi presi a luglio. Nessuna rappresentatività e nessun criterio. La nostra Costituzione è basata sull’uguaglianza dei diritti e l’articolo 8 deroga a tutto questo. Non è mai successo nella storia italiana che un governo agisse così violentemente contro libera contrattazione delle parti e contro i sindacati. È una vendetta contro i lavoratori da parte del ministro del Lavoro”.

“Ho qualche perplessità sulle modalità dello sciopero – ha ribadito Marini – ma sono assolutamente netto sulla valutazione contraria all’articolo 8 della manovra. L’articolo 8 non ha nulla a che vedere con una manovra economica. Cosa centra? C’è una confusione inimmaginabile e la credibilità italiana in Europa vacilla. Regole di rappresentanza e norme sulla struttura contrattuale non centrano nulla con la manovra economica. È una forzatura, per me conta solo l’accordo del 28 giugno. L’articolo 8 va stralciato”.

In tal senso per la Camusso “il comportamento del governo conferma la giustezza della posizione della Cgil e la scelta dello sciopero. La manovra è iniqua e scarica tutto su lavoratori e pensionati. I lavoratori non ce la fanno più e non posso essere chiamati a risolvere la crisi mentre nel Parlamento si pensa a mantenere i privilegi”.

“Noi – ha dichiarato la Segretario generale della Cgil – proponiamo un’altra manovra con gli stessi saldi imposti dal governo. Ognuno faccia la sua parte a cominciare da chi ha di più e da chi non ha mai pagato le tasse. Occorre colpire le speculazioni finanziarie che rischiano di farci fare un’altra manovra tra 20 giorni. Invece questo governo ha un compito specifico: isolare la Cgil e dividere i sindacati. Ma noi non siamo isolati. Stiamo incontrando il sentimento delle persone vere ed è il governo a non essere più credibile. A cosa serve un sindacato se non è in grado di fare battaglie?”

Per Marini “lo sciopero è un’arma del sindacato. Non faccio critiche sulla scelta della Cgil. In Italia la situazione è drammatica. Ma una patrimoniale per abbassare il debito la vogliamo fare sì o no? Con lo scudo fiscale sono rientrati 100 miliardi tassati al 5% mentre in Europa li tassano tra il 20-30%. A mio parere però una manifestazione unitaria dei sindacati era un’azione che avrebbe dato più fastidio al governo rispetto allo sciopero della sola Cgil”.

Una proposta che è stata spiegata bene dalla Camusso. “Ad agosto le parti sociali hanno chiesto al governo discontinuità e manovre di emergenza. Fino ad allora il percorso era unitario. Ma qualcuno stava alla Domus Mariae a fare un accordo nascosto con il ministro del lavoro! Io le prediche non le sopporto più. Abbiamo discusso tante volte con Cisl e Uil e alle richieste di riunioni unitarie, ci è stato sempre risposto no. Hanno fatto accordi separati. Suona strano giudicare la Cgil mentre non ho visto mai nessuno che alzi la voce contro Cisl e Uil e dice di smetterla con gli accordi separati. Un sindacato diviso è più debole, ma l’unità si costruisce a partire dai lavoratori e non da quanto si è più o meno vicini al governo”.

Marini ha dunque ribadito che “serve ristrutturare la contrattazione come avviene in Europa. Tutti devono avere un rapporto lineare e limpido con il governo e nessun accordo segreto. La priorità però è l’unità d’azione sindacale per non indebolire i lavoratori e i sindacati stessi. Su questo il PD dovrebbe spendersi con grande forza”.

Andrea Draghetti

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