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Governo sfiduciato. S&P declassa l'Italia

Il rating del debito pubblico passa da A+ ad A. Berlusconi incolpa i media (!) ma per S&P il governo italiano non è pronto ad affrontare questioni chiave per la crescita economica. Fassina: “Oltre al danno la beffa: dopo aver approvato una scia di manovre pesantissime ed inique, i conti non tornano perché l’economia va in recessione”. Questo governo è arrivato al capolinea e la sua credibilità per i mercati internazionali è definitivamente finita. Questa è la sintesi del declassamento del rating sul debito italiano realizzato dall’agenzia Standard and Poor’s che ha ha abbassato il Belpaese da A+ ad A. Ma i guai non sembra finiti in quanto dato l’outlook negativo per l’Italia in futuro potranno esserci ulteriori tagli e declassamenti.

In un comunicato S&P spiega come la prospettiva di crescita italiana è indebolita e che “probabilmente limiterà l’efficacia del programma di consolidamento del bilancio in Italia. La fragile coalizione di governo e le differenze politiche all’interno del Parlamento continueranno probabilmente a limitare la capacità dell’esecutivo di rispondere con decisione a un contesto macro-economico interno ed esterno difficile”.

Per Standard and Poor’s gli obiettivi di bilancio fissati nella manovra del governo italiano sono “difficili da raggiungere. Le autorità italiane rimangono riluttanti ad affrontare le questioni chiave, come gli ostacoli strutturali alla crescita, il basso tasso di partecipazione al lavoro e mercati dei servizi e del lavoro troppo strettamente regolati”.

Paradossale la reazione dello sfiduciato Berlusconi che, come al solito, ha riacceso la macchina del fango dando la colpa ai media. “Le valutazioni di Standard and Poor’s – si legge in una nota di Palazzo Chigi – sembrano dettate più dai retroscena dei quotidiani che dalla realtà delle cose e appaiono viziate da considerazioni politiche”. Anche questa volta resta il dubbio circa quali quotidiani Berlusconi faccia riferimento. Forse Libero e il Giornale?

Per Stefano Fassina, responsabile Economia e Lavoro della segreteria nazionale del PD, “i limiti delle valutazioni delle agenzie di rating sono noti, tuttavia l’analisi che ha indotto Standard&Poor’s ad abbassare il merito di credito del debito italiano e a prospettare uno scenario di ulteriore declassamento sono in larga misura condivisibili. Dall’inizio della legislatura, noi ripetiamo che sono necessarie riforme, politica industriale, investimenti per sostenere il Pil al fine di rendere credibile la discesa del debito pubblico”.

“Il governo Berlusconi, invece – prosegue Fassina – ha navigato a vista secondo il consolidato spartito populista. Il Ministro dell’Economia ha continuato a mettere pezze a colori sulla finanza pubblica. Così, oltre al danno la beffa: dopo aver approvato una scia di manovre pesantissime ed inique che sulla carta dovrebbero portare non solo al pareggio di bilancio, ma ad un avanzo nel 2013, i conti non tornano perché l’economia va in recessione. Per uscire dalla spirale distruttiva nella quale si trova il Paese è necessaria, prima di tutto, la sostituzione del governo Berlusconi con un esecutivo credibile, affidabile, autorevole, ad ampia base parlamentare. A tale esecutivo va affidato il compito di riaprire la stagione delle riforme, della politica industriale, degli investimenti per sostenere la crescita. Non servono ulteriori manovre di finanza pubblica. Serve, invece, correggere l’iniquità delle manovre estive al fine di minimizzarne l’impatto depressivo. Un esecutivo credibile, affidabile ed autorevole serve, inoltre, ad esercitare pressione politica su Germania e Francia al fine di dare all’area euro gli strumenti di governance per invertire la rotta della cieca austerità. La permanenza di Berlusconi a Palazzo Chigi – conclude Fassina – porta solo l’Italia a fondo”.

“Non hanno vergogna e neppure un briciolo di responsabilità verso lo Stato questi signori della destra. Questa notte le agenzie di rating hanno declassato l’Italia perché sostengono che il Governo non ha credibilità né capacità di affrontare la crisi”, così Antonio Misiani, tesoriere del PD. “E’ la stessa cosa che sostiene la Confindustria. Di fatto è anche la stessa tesi del documento sottoscritto qualche tempo or sono da tutte le forze sociali. E qual è la reazione di palazzo Chigi? Sarebbe tutta colpa della stampa. Pur di restare al suo posto, Berlusconi e i suoi collaboratori sono disposti a far pagare al paese un prezzo insostenibile. Sulle loro spalle ormai pesa una responsabilità tremenda, la colpa di portare l’Italia verso una crisi epocale, che si scaricherà violentemente sui più deboli, ma che coinvolgerà tutti”.

Per Vincenzo Vita, componente Pd nella commissione di Vigilanza Rai, “secondo Berlusconi le agenzie di rating si sarebbero fatte influenzare dalla stampa. Considerando che Mediaset, più la maggior parte dei Tg della Rai, a cominciare dal Tg1 di Minzolini, più la Mondadori, il Giornale, Libero, il Foglio e il Tempo sostengono a spada tratta il governo, il presidente del Consiglio dovrebbe fare i conti con se stesso: o hanno ragione le agenzie di rating e quindi l’Italia sta andando a fondo per colpa del suo governo, oppure dovrebbe chiarirsi innanzitutto con i direttori a lui più vicini. Evidentemente tutto questo è drammatico e grottesco insieme. Quando un regime arriva ad attaccare l’informazione, persino quella più benevola o che controlla direttamente, è sicuramente alla fine dei suoi giorni”.

Per Francesco Boccia, coordinatore economico Commissioni parlamentari “incapaci di governare stanno trascinando il paese nel baratro con la loro insipienza. Le giustificazioni portate da palazzo Chigi che definiscono valutazioni politiche giornalistiche le analisi dei mercati sono inaccettabili e irresponsabili”.

“Quando ogni giorno si chiedono soldi in prestito è inevitabile – afferma Boccia – che siano altri a valutare il grado di solvibilità, non si può mettere ai voti la matematica. Quando dicevamo che la manovra non sarebbe servita a nulla perché incapace di modificare l’andamento strutturale del paese ci siamo sentiti rispondere che sbagliavamo”.

“E’ stata introdotta la patrimoniale? No. e’ stata fatta la lotta all’evasione? No. E’ stata fatta la riforma fiscale? No. Sono state fatte le liberalizzazioni? No. L’elenco delle cose non fatte sarebbe lunghissimo ma purtroppo il tempo per il paese è scaduto, come ha denunciato preoccupata anche Confindustria. Berlusconi è il problema e deve fare un passo indietro”.
“Se non lo fa, lo faccia Tremonti – se ha ancora un minimo di decoro istituzionale – per aprire una crisi di governo che possa approdare almeno ad un governo di salvezza nazionale. Noi – conclude Boccia – non vogliamo regolamenti i conti, l’unica nostra preoccupazione è salvare il paese e gli italiani”.

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