attualità, partito democratico, politica italiana

Bersani alla sfida della piazza «Italia in pericolo, ora la svolta», di Simone Collini

Bersani invita ad andare a San Giovanni «tutti coloro che hanno a cuore il futuro del Paese». La giornata di sabato come anticipazione della campagna elettorale. Il leader Pd: «Italia in pericolo, serve un colpo di reni». «Care italiane, cari italiani». E poi ci sarebbe anche un’altra sorta di missiva, che potrebbe cominciare con un «caro governo». Pier Luigi Bersani, rientrato da Napoli nella sua Piacenza e in attesa che riprendano i lavori parlamentari a Roma, ieri si è messo a scrivere. Il primo testo, un appello a partecipare alla manifestazione di sabato a San Giovanni, l’ha postato su Facebook. Il secondo, un allarme sui rischi che corre l’Italia se non ci sarà «un colpo di reni» che preveda «riforme vere» e una «novità politica», l’ha mandato alle agenzie di stampa dopo che sono stati diffusi i dati Istat sulla disoccupazione giovanile e i tassi dei titoli italiani. Berlusconi e soci intendono rimanere inchiodati alla poltrona? Bersani è convinto che la richiesta di dimissioni che arriverà dalla manifestazione di sabato sarà tale da non poter cadere nel vuoto.
IN PIAZZA CHI HA A CUORE IL PAESE
L’intento del leader Pd è di riunire in piazza San Giovanni tutti quelli che «hanno a cuore» il futuro del Paese, perché per la «ricostruzione» economica, sociale e democratica che sarà necessaria dopo che questo governo non sarà più in carica, sarà necessario «uno sforzo corale». Per questo Bersani lancia un appello attraverso il web alle associazioni impegnate nella società, ai movimenti civili, alle «donne italiane, che hanno mostrato chiaramente, con la propria mobilitazione, di essere uno dei pilastri fondamentali del cambiamento della società»: «Moltissimi saranno in piazza San Giovanni i militanti del Pd. Ma l’invito è per tutti. Venite con la bandiera tricolore. Portate con voi la Costituzione italiana, la più bella del mondo. E tutti insieme diremo al mondo, all’Europa e al nostro Paese, “in nome del popolo italiano”, che tutti insieme ci impegniamo per cominciare un’altra storia».
Al dipartimento Organizzazione del Pd continuano a lavorare per organizzare treni (già ne sono stati prenotati una decina), navi (due) e pullmann (un centinaio) da tutte le regioni italiane. E al quartier generale dei Democratici prevedono che la fase politica e il taglio “di apertura” oltre i confini di partito che sta dando all’iniziativa Bersani porteranno a Roma una quantità di gente come non se ne vede da anni. Certo, con il corteo sarebbe stata un’altra cosa (la delibera di Alemanno dopo le violenze dei black bloc lo ha impedito), ma al Pd sono convinti che i concerti in programma (Vecchioni e non solo), gli interventi dei progressisti stranieri (dal socialista francese Hollande al socialdemocratico tedesco Gabriel), la partecipazione di chi non è del partito ma vuole mandare a casa il governo (in piazza ci sarà anche il leader Idv Di Pietro) la giornata si chiuderà con un gran successo.
ITALIA IN PERICOLO, ORA COLPO DI RENI
Per Bersani, che non vuol vedere l’offensiva politica del Pd contro il governo indebolita da divisioni interne (leggi l’operazione avviata da Matteo Renzi e sostenuta più o meno apertamente da personalità anche ai vertici del partito) questa manifestazione potrebbe essere l’occasione per rafforzare la sua leadership e dare un anticipo di campagna elettorale da candidato premier. Nel Pd si scommette su una crisi di governo in tempi rapidi, anche perché la situazione si fa di giorno in giorno meno sostenibile. Ieri, dopo che sono usciti i dati Istat sulla disoccupazione giovanile e i tassi dei Btp, Bersani ha chiesto retoricamente al governo se ci sia «bisogno di altro» per lanciare l’allarme. L’Italia «corre un serio pericolo», sostiene il leader del Pd, perché le promesse dell’Ue «hanno avuto un effetto nullo a causa della mancata credibilità dell’esecutivo e dell’inadeguatezza degli impegni»: «Ora non c’è più il tempo per crogiolarsi con le favole. Per far ripartire l’Italia ed evitare guai peggiori c’è bisogno di un colpo di reni, di discontinuità, di una chiara novità sul piano politico e di avviare decisioni di riforma vere e immediate».

L’Unità 01.11.11

******

“Bersani, la piazza per ricostruire”, di Mariantonietta COlimberti

L’invito è per tutti. Pier Luigi Bersani vuole che quella di sabato prossimo sia una «piazza larga». L’aveva annunciato a Cortona il 22 settembre, il giorno amaro del voto su Marco Milanese.
L’ha ribadito ieri con un appello su Facebook: «Venite con la bandiera tricolore. Portate con voi la Costituzione italiana, la più bella del mondo». All’appuntamento del 5 novembre il segretario convoca i militanti e i dirigenti del suo partito, ma chiama anche le associazioni impegnate nella società, i movimenti civili, coloro «che hanno a cuore il futuro degli italiani». Perché quella piazza di Roma, San Giovanni, «luogo simbolo della democrazia», recentemente profanata dalla violenza dei black bloc, torni ad essere teatro di una festa popolare.
È questo il senso che Bersani vuole dare alla grande mobilitazione che porterà nella capitale centinaia di pullman e quindici treni da tutta Italia; due navi arriveranno dalla Sardegna. Ci sarà Antonio Di Pietro e ci saranno anche tanti che lo scorso week end erano alla Leopolda: Arturo Parisi, Pippo Civati, Debora Serracchiani, probabilmente Sergio Chiamparino.
Non ci sarà Romano Prodi, attento a non farsi coinvolgere nelle dinamiche interne di partito (si è tenuto ben alla larga da Firenze), mentre ci sarà la sua portavoce Sandra Zampa, assente dal capoluogo toscano.
Ma cosa farà lui, il protagonista delle cronache politiche di questi giorni, l’uomo nel quale, secondo un sondaggio realizzato per Otto e mezzo, ha fiducia il 25% dell’elettorato di sinistra e il 48% di centrodestra? Dal palco della Leopolda il sindaco non ha chiamato a raccolta le sue truppe per condurle a Roma e lui stesso non ha chiarito se ci sarà o no. All’ultima grande manifestazione del Pd, l’11 dicembre dello scorso anno, Renzi fece una contestatissima apparizione: pochi giorni prima era stato ad Arcore e a tanti manifestanti dem questa scelta non era proprio piaciuta.
Ma il sindaco aveva due appuntamenti pregressi con Jeremy Rifkin e Roberto Benigni, così se ne tornò rapidamente a Firenze. Al Nazareno non mostrano attesa per la scelta che Renzi farà: un sindaco ha tanti impegni, si ragiona, se anche non venisse non sarebbe grave. Piuttosto, guardando con la calma del giorno dopo agli avvenimenti del fine-settimana, c’è chi, tra le persone vicine al segretario, pensa che Bersani avrebbe potuto evitare a Napoli certe durezze all’indirizzo del rottamatore: «Forse gli sono un po’ scappate», confida ad Europa un collaboratore.
Quel che è certo, fa notare qualcuno che sa far di conto, è che le proposte renziane «sul piano economico sono del tutto irrealizzabili: per sostenere quelle misure occorrerebbero risorse pari a due Pil tedeschi! Per il quoziente familiare, che nemmeno il Forum delle famiglie vuole più, occorrerebbero dai 12 ai 20 milioni; per l’abolizione dell’Irap 40 miliardi. Si fa presto a dire “asili nido per tutti”, chi non li vuole? Ma dov’è andata a finire la lettera della Bce nei 100 punti di Renzi?».
Ieri due membri della segreteria, Stefano Fassina e Matteo Orfini, sono intervenuti sulla questione delle primarie: per il responsabile economico «il Pd andrà alle primarie con un candidato indicato dagli organismi dirigenti»; per il dirigente cultura e informazione, invece, «bisogna trovare un modo perché il partito scelga il proprio candidato» perché «non sarebbe saggio risolvere la discussione dicendo “leggete lo statuto”, ma non possiamo neanche andare alle primarie di coalizione con quattro candidati del Pd, altrimenti le regaliamo a Vendola e Di Pietro».
Bersani, intanto, sabato presenterà le proposte del Pd per governare il paese: «Le manifestazioni “contro” sono finite» – dicono i suoi collaboratori – “Ricostruzione. In nome del popolo italiano” sarà lo slogan. Altro che rottamare…».

da Europa Quotidiano 01.11.11