attualità, politica italiana

"Il Professore e il fattore tempo", di Claudio Tito

La prima vera prova da superare per Mario Monti sarà stamattina. Dopo la corsa dello spread che si è verificata la scorsa settimana, l´apertura dei mercati finanziari darà una risposta agli interrogativi posti da tutto il mondo politico e istituzionale. Un buon risultato della Borsa di Milano e soprattutto dei nostri titoli di Stato rappresenterà un test decisivo per il percorso imboccato dal premier incaricato.
Una preoccupazione che ha accompagnato tutti gli incontri di ieri al Quirinale. Non a caso mai le consultazioni sono state così brevi nella storia della Repubblica. Il capo dello Stato ha fatto di tutto per imprimere un´accelerazione senza precedenti alla soluzione della crisi. Anche il neosenatore a vita sta programmando la formazione dell´esecutivo secondo una tempistica strettissima che porterebbe al giuramento dei ministri mercoledì e alla fiducia del Parlamento entro venerdì. La tela tessuta in questi giorni con i leader europei mirava proprio a costruire una protezione per i prossimi giorni. E il comunicato con cui il presidente della Commissione europea Barrroso e del presidente del Consiglio Europeo Van Rompuy accolgono l´incarico a Monti dimostra che l´allarme per quel che accadrà oggi pervade l´intera Ue.
La velocità con cui tutto si sta svolgendo conferma però non solo l´urgenza della situazione italiana, ma anche che quello di Monti sempre più si caratterizzerà come un governo d´emergenza. O meglio come un esecutivo del “Presidente”. Il ruolo di Napolitano è determinante. Rappresenta l´ombrello sotto il quale si sta riparando e sempre più si riparerà il futuro presidente del consiglio. Una squadra fatta di soli “tecnici” impone di stabilire un rapporto quotidiano con la maggioranza parlamentare in modo innovativo: tant´è che la Lega e il Pdl stanno già pensando di sostituire i propri capigruppo. Con ogni probabilità, però, il Colle sarà chiamato a svolgere costantemente le funzioni di “garante”. In parte lo ha già fatto ieri spiegando in maniera puntigliosa le azioni e gli orizzonti che dovranno spettare alla squadra guidata da Monti.
I distinguo e i contorcimenti delle forze politiche sembrano per ora congelati dalle assicurazioni fornite da Napolitano. Anche se la fragilità di un´alleanza tra Pdl e Pd – anche solo nelle aule parlamentari – costituisce l´incognita principale. I veti incrociati hanno già costretto il senatore a vita a rinunciare ai ministri “politici”. E il tempo che ci divide dalle elezioni politiche, rende questa fare comunque preelettorale. In cui la maggioranza “tecnica” che sta nascendo, tra poco più di anno dovrà dividersi davanti alle urne. Il capo dello Stato sarà quindi chiamato a evitare che ogni scelta di Palazzo Chigi si trasformi in un terreno di scontro tra Popolo delle libertà e Democratici. Lo stesso Berlusconi ha già annunciato che non sgombrerà il campo e soprattutto che terrà l´esecutivo perennemente appeso al filo del suo voto. Non a caso proprio il capo dello Stato aveva accolto con irritazione la notizia del videomessaggio di Berlusconi. Il partito di Bersani, invece, non nasconde la paura di doversi far carico delle scelte più impopolari davanti ad un nuovo movimentismo del centrodestra.
I primi cento giorni di Monti saranno da questo punto di vista decisivi. Il premier incaricato ha già sul tavolo una serie di misure pesanti. A cominciare da un intervento fiscale che prevede di fatto due mini-patrimoniali: una immobiliare e una mobiliare. Il Professore dovrà evitare anche i minimi incidenti fino a marzo. Se uscirà indenne anche dalla eventuale consultazione referendaria (sapendo che la materia elettorale sarà un terreno minato per lui), allora potrà confidare sulla conclusione della legislatura. Altrimenti le grida a favore delle elezioni anticipate che vengono in primo luogo dalla componente più radicale del Pdl, diventeranno improvvisamente concrete nella prossima primavera.

La Repubblica 14.11.11

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“La trattativa è appena cominciata”, di MARCELLO SORGI
Nel giorno dell’incarico a Monti, gli interventi dei tre protagonisti attorno a cui ruota questa crisi hanno segnato una messa a punto del tentativo di formare un governo in grado di fronteggiare la crisi economica e l’attacco dei mercati finanziari all’Italia.

Cominciamo da Berlusconi. All’indomani delle dimissioni, della celebrazione del suo addio e delle folle vocianti contro di lui fin sotto il Quirinale, il premier uscente ha registrato un videomessaggio a Palazzo Chigi per dire che resta in campo e per far capire che senza il suo assenso il governo Monti non può nascere. Era scontato, ma le conseguenze si sono viste alle consultazioni al Quirinale, quando il segretario del Pdl Alfano ha dato, sì, via libera all’incarico a Monti, ma ha condizionato la fiducia del suo partito a tempi e modi della formazione del governo ancora da concordare.

La replica di Monti, appena incaricato, è stata l’annuncio di un nuovo giro di consultazioni e una sottolineatura del ruolo del Parlamento nella nascita del governo. Il governo insomma potrà essere tecnico tutto o in parte (questo Monti non lo ha detto) ma necessariamente politico e negoziale dovrà esserne il processo di formazione.

Di qui, oggi e domani, altri due giorni di lavoro e di trattative con i partiti prima di presentare la lista. Un allungamento dei tempi? Napolitano, già irritato per il toto-ministri prima dell’incarico, tanto da precisare con una nota ufficiale che il Quirinale non vi prendeva parte, ha negato che sia così. E ha spiegato che non era realistico immaginare che il governo potesse nascere in due ore e nella stessa sera dell’incarico. Ha inoltre voluto ricordare in termini drammatici i dati dell’ emergenza, a partire da quei duecento miliardi di titoli di Stato da rinnovare di qui ad aprile.

Così il tentativo di Monti va avanti e non ha alternative. Ma da tutto quel che é stato detto, e dall’insieme dei tre interventi di ieri di Berlusconi, Monti e Napolitano, si ricava che incontra anche qualche difficoltà. Nulla che possa impedirne la nascita, ma qualcosa che necessariamente interverrà sul carattere e sull’identità del nuovo esecutivo. Sarà anche per questo che l’incaricato, mentre è stato estremamente preciso sui compiti e sugli obiettivi del governo che si accinge a formare, non è entrato nel merito della durata e ha parlato dei nomi che circolano dei probabili ministri come frutto di fantasia. Segno che almeno su questo terreno la trattativa è ancora tutta da fare.

La Stampa 14.11.11