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"Saviano a Wall Street spiega la mafia agli indignati d'America. Ressa per l'autore di «Gomorra»", di Alessandra Farkas

Roberto Saviano a Zuccotti Park: un’occasione unica per turisti e giornalisti italiani della Grande Mela, che, complice il sole di un tranquillo sabato mattina, si sono dati appuntamento nella leggendaria piazza sgomberata dalla polizia nel cuore di Wall Street, trasformandola in una caotica Little Italy di flash, urla e microfoni. Giubbotto arancione, barba incolta e jeans, l’autore di Gomorra invitato ufficialmente a New York dagli organizzatori di Occupy Wall Street ha iniziato il suo comizio verso mezzogiorno, terminandolo una quindicina di minuti più tardi. Ma tranne pochi fortunati in prima fila — tra questi l’economista Nouriel Roubini — quasi nessuno è riuscito ad afferrarlo. La famosa «magia del microfono umano» — ogni frase ripetuta di bocca in bocca dagli indignati perché a Zuccotti Park i megafoni sono proibiti — con i reporter italiani non ha funzionato. Leggendo da un testo scritto in inglese, Saviano ha spaziato dal tema della mafia («l’unica economia che non conosce crisi») al nuovo governo Monti («dobbiamo dargli tempo, ma non troppo»), da Berlusconi («ha mentito e ora l’Italia è in una situazione senza precedenti») a repubblicani e Tea Party («stanno spingendo l’America verso il disastro») e dalla presidenza Obama («ci ha deluso») a un movimento «che sta cambiando il mondo e andrà avanti».
Mentre parla, nel parco recintato da una doppia transenna di ferro e piantonato da agenti, è business as usual. Un operaio afro-americano istalla le ultime lucine natalizie sugli alberi spogli; un altro ripulisce gli angoli con un lavastrada portatile. Al centro della piazzetta Bennet Weiss, un gioielliere in pensione, distribuisce come al solito le sue patacche colorate col logo OWS, invitando a «lasciare un obolo per la causa, anche se sono gratis».
«No, non so chi sia Saviano», confessa Weiss, «certo, ha attratto una bella folla», aggiunge, «ma quando parla una star di Hollywood la piazza è ben più strapiena». In un Paese dove Gomorra — libro e film — sono noti solo all’intellighenzia, anche i media americani sono rimasti a casa. «Abbiamo visto Tg5, Sky Tg24, Rai e la tedesca Zdf1 ma neppure una tv Usa», si lamentano Giulia Baczynski e Luca de Vincenzi, due turisti emiliani in trasferta.
Anche se prima d’oggi non aveva mai sentito parlare di lui, l’architetto italo americano Joseph Ciolino giura che «correrò a comperare il suo libro». Tina Munson, una terapista per la prima volta a Zuccotti Park «per studiare il rapporto tra il parco e l’antica arte geomantica taoista della Cina Feng Shui» promette di fare lo stesso. «La vera notizia, per noi che lo conosciamo bene, è vederlo per la prima volta in pubblico senza scorta», esulta Giulia Cantore, una sua fan in vacanza da Roma.
Alle 12 e 18 minuti, mentre un’ovazione segnala la fine del suo intervento, un’elegante afroamericana di mezza età, Barbara Newsome, si unisce agli applausi. «Non ho capito cosa ha detto ma ho sentito le vibrazioni col cuore», spiega la donna, docente universitaria che ha scoperto Saviano grazie all’amica Roberta Mineo, ordinaria di Processi e Dinamiche di gruppo a Reggio Emilia, a Manhattan «per scrivere un libro con Jerome Bruner, il padre della psicologia cognitiva».
Mentre i poliziotti bloccano l’ingresso a un gruppo di giovani con sacco a pelo, tamburo e chitarra di Occupy Queens, Saviano lascia il parco scortato da una processione di cameraman e curiosi che per diversi isolati mandano in tilt il traffico di downtown. «Sembra Gesù seguito dagli apostoli», ironizza una freelance, frustrata perché è tutta la mattina che tenta invano di avvicinarlo.
A chi gli chiede se è dispiaciuto di non aver richiamato più indignati americani, Saviano risponde con un sorriso: «Più americana di così questa giornata non poteva essere», dice alzando gli occhi al cielo costellato dalle gru del cantiere di Ground Zero: «Mi hanno invitato loro, primo italiano a parlare ufficialmente a Zuccotti Park».

Il Corriere della Sera 20.11.11

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Lo scrittore ai giovani di Zuccotti Park “Senza violenza contro le mafie”, di Angelo Aquaro

Gli urlano: «E allora Roberto che cosa occupiamo in Italia? ». Stretto nella scorta e travolto dalla folla, Roberto Saviano, “chiodo” di pelle marrone su felpa nera, abbozza timido: «Non saprei… ». Insistono: «Il Parlamento o Piazza Affari? ».
Qui cede con un sorriso: «Piazza affari». Del resto è venuto a gridarlo forte ai ragazzi di Occupy Wall Street com’è che s’è formata la “Gomorra Finanziaria”. Gli indignati di Zuccotti Park, tantissimi italiani, si esaltano. Una signora di colore («Ma chi è? » «A famous Italian writer») sbotta «Wow» quando il passaparola dei microfoni umani – qui non si possono usare amplificazioni – rilancia la sua accusa della mafia a Wall Street, del suo cash che inonda il business approfittando della recessione. Lui legge in inglese, ci sono tv di mezzo mondo, gli chiedono se è pronto a gettarsi in politica («Ora non me la sento»), un reporter francese domanda se l’addio di Silvio Berlusconi reciderà finalmente i legami istituzionali con la mafia: «Spero proprio di sì».
Anche in Italia si cambia aria: che cosa spera dal nuovo governo? «Che abbia il tempo di lavorare. E poi che non si distragga, appunto, dalla lotta alle mafie. Non è una caso che qui in America Barack Obama abbia messo la camorra tra i nuovi nemici».
Veramente i ragazzi di Occupy Wall Street sono molto critici con Obama. «Sono delusi e li capisco: aveva promesso di rimettere ordine nella giungla della finanza. Sono deluso anch’io: quando vedi un film come “Inside Jobs” capisci come stanno ancora le cose».
Può farcela? «È ancora in tempo. Lui le regole ha provato a farle, anche i ragazzi di qui chiedono regole, invece Repubblicani e Tea Party vogliono l’abolizione di ogni vincolo: e guardando loro penso che possa farcela».
Però i ragazzi di Wall Street cosa propongono? Non c’è un obiettivo concreto, non c’è un leader. «Questa può essere un’opportunità, fare emergere le capacità di turno. E poi non è vero che non ci sono proposte. Per esempio questa idea del salario universale minimo. Ecco, ora diranno che faccio il black block».
Invece ad abbracciarla c’era un guru degli investitori: Nouriel Roubini.
«Stiamo pensando a un’uscita insieme. Ancora qui negli Usa.
E poi… ». Porterà Occupy Wall Street in Italia? «C’è già, anche se hanno tentato di macchiarlo con la violenza. Però sì, sarebbe bello poter organizzare qualcosa con questi ragazzi americani».
Ha detto: se crolla l’Italia crolla l’euro e se crolla l’euro rischia anche l’America. Come siamo arrivati fin qui? «Ai ragazzi ho spiegato: quello che accade da noi vi riguarda.
L’Italia è un paese ricco e un laboratorio straordinario. Ma la ricchezza non è andata di pari passo con lo sviluppo. Una contraddizione che Berlusconi ha coperto con le bugie».
E lei com’è finito a Zuccotti? «Mi hanno cercato. C’è tutto un movimento di scrittori e artisti che si sta mobilitando. Hanno detto: perché non vieni a parlare di mafia e finanza da noi? Maronna mia: che onore. Sono qui perché non potevo non esserci. E adesso mi sento meno solo». L’invito rischiava di saltare: non ha pensato che dopo lo sgombero di Zuccotti Park per il movimento era già finita? «No, al contrario, è proprio la sua molteplicità, l’essere orizzontale, a farne una novità contagiosa: è solo l’inizio».
Però in Italia finisce sempre con la violenza. Cosa direbbe al ragazzo della molotov di Roma? «Di ascoltare i ragazzi di qua, che sono quelli che hanno cominciato tutto, partendo proprio dal ripudio della violenza.
Da noi è sempre violenza, sempre ideologia».
Con Berlusconi da parte sarà più facile mettere finalmente da parte anche l’ideologia? Si ferma. Ci pensa. Firma l’ennesimo autografo su “Gomorra” che i ragazzi gli infilano sotto per la rabbia della scorta. E poi sbotta in un sorriso: «Sì».

La Repubblica 20.11.11