Giorno: 28 Novembre 2011

Bersani: "Serve una manovra equa e poco recessiva", intervista di Fabrizio Nicotra

Parigi incalza il governo Monti sulla manovra e nello stesso tempo lancia un patto Francia-Germania-Italia per rafforzare la disciplina di bilancio. Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, si va verso un’Europa a due velocità? «Se si parla di modificare i trattati per rendere più coerente il patto a 17 (i Paesi della zona euro), va bene. Tuttavia, intanto che si prepara una riforma dei trattati noi rischiamo la pelle. Stiamo vivendo una contraddizione micidiale: mentre discutiamo giustamente di una necessaria disciplina dei bilanci dei singoli Paesi, noi non abbiamo una garanzia collettiva a tutela dell’euro. Questo è il punto irrisolto. Deve essere affrontato con assoluta urgenza, lavorando (anche dentro gli statuti attuali) per un ruolo della Banca centrale europea triangolato o con il Fondo monetario. soluzione non gradevolissima, o con la trasformazione del Fondo Salva Stati in una banca. Ma quale che sia la tecnica, se stiamo solo alla disciplina di bilancio rischiamo di arrivarci morti». C’è chi denuncia l’egoismo di Francia e Germania. Lei ha qualche rimprovero da fare a Sarkozy e Merkel? «Purtroppo …

"Finisce l'era dei grandi comunicatori e la politica deve cambiare registro", di Paolo Franchi

Brutti tempi per la politica. È stata — si dice — messa all’angolo, sospesa, espropriata. Certo, le procedure scritte e non scritte della democrazia sono fuori discussione, tutto passerà per il Parlamento, se il governo Monti non ha avuto la partenza bruciante che molti si aspettavano è anche e forse soprattutto perché del consenso delle forze politiche non può ovviamente fare a meno. Ma resta il fatto che, nell’ora più grave, è ai primi della classe che si fa appello e se sembrano un po’ secchioni è pure meglio. L’assenza di legittimazione popolare è rappresentata, in una parte vasta dell’opinione pubblica, come un potenziale punto di forza, non di debolezza: non sono chiamati a sedurre gli elettori ma a decidere al meglio come farci fare i pesanti compiti a casa che ci vengono richiesti, non perdano tempo. Inutile girarci intorno. Spesso queste preoccupazioni sono strumentali, però c’è del vero. E in ogni caso non basta a renderle palesemente infondate la constatazione che la politica non è stata sospesa da qualche complotto interno e internazionale, ma …

"Onu, ultima chiamata per la Terra" di Roberto Giovanni

Copenhagen, nel 2009, è stata la grande speranza fallita. Cancun, nel 2010, la precaria ripresa del negoziato. Da oggi, a Durban nel Sudafrica, comincia la Cop 17, la conferenza organizzata dall’Onu sul cambiamento climatico. Parteciperanno delegazioni di tutti il mondo, e certamente ascolteremo ispirate parole sulla necessità di arrestare il processo di riscaldamento globale del nostro pianeta, fenomeno che ormai la scienza (escluse minuscole frange negazioniste) considera reale e pericoloso. Eppure, sarà molto difficile, forse impossibile far sì che dal negoziato possa scaturire un accordo serio ed efficace in grado di fronteggiare il «climate change». Troppi i veti incrociati tra le potenze vecchie ed emergenti; troppi gli interessi in gioco; troppo indeboliti dalla crisi economica e finanziaria internazionale i leader politici. I termini scientifici della questione non sono in discussione. Già oggi la temperatura globale è aumentata di 0,8 gradi centigradi rispetto all’era preindustriale; andare oltre i 2 gradi può provocare conseguenze disastrose, anche se i modelli matematici di previsione non concordano sulla loro entità. Già oggi la concentrazione di CO2 nell’atmosfera tocca le 390 …

"Il federalismo utile al paese", di Davide Zoggia*

In cinese l’ideogramma del concetto di crisi coincide con quello di pericolo ma anche di opportunità. La crisi in cui ci troviamo è problematica ma, come ricordava Monti pochi giorni fa, anche ricca di promesse. Parole da sottoscrivere totalmente. Il centrodestra, buttati tra inazione ed errori imperdonabili tre anni e mezzo di legislatura, ha lasciato il Paese in una condizione estremamente difficile. Il nuovo governo ha per fortuna messo fine a questo infausto cammino. Ora ci si offre l’occasione di mettere mano a quelle riforme strutturali di cui il nostro Paese ha bisogno. In questa fase la riforma federale deve e può essere ripensata per divenire funzionale alla ripresa e quindi alla crescita del Paese. Al pari è necessario pensare ad una modifica strutturale del gettito fiscale. Si tratta di due percorsi fondamentali e strettamente collegati. Non possiamo nasconderci: siamo chiamati a compiere un grande sforzo di risanamento, che non può essere pensato unicamente per fare cassa e coprire la voragine causata dal governo Berlusconi. Gli sforzi per salvare il Paese devono garantire le prerogative …

"Gli straricchi solo una minoranza ma tassarli frutterebbe 5 miliardi", di Maurizio Ricci

Un´imposta con un´aliquota dello 0,5% peserebbe su ogni super-contribuente per 22.550 euro. Oltre 1000 miliardi di euro in mano a 240 mila famiglie, con un patrimonio medio di quasi 4,5 milioni di euro. Il 5,7% delle sostanze posseduta nel mondo è in Italia. Nei portafogli ci sono titoli, azioni e depositi, ma la proprietà immobiliare rappresenta ancora più della metà di tutte le disponibilità. Delle possibili riforme nel cantiere del governo Monti è la più elusiva. Anche se richiesta a gran voce dalle forze sociali, Confindustria compresa, l´ipotesi di un imposta patrimoniale è al centro di un durissimo scontro fra i partiti della maggioranza, dove il Pdl ha più volte annunciato il proprio veto ad un intervento diretto sulla ricchezza degli italiani. In Parlamento, il presidente del Consiglio è stato attento ad indicare solo l´opportunità di un monitoraggio della ricchezza (e ha voluto ribadire la parola “monitoraggio”), che potrebbe anche voler dire soltanto l´utilizzo di parametri di ricchezza nello stabilire la congruità dei redditi dichiarati. Il terreno, in altre parole, va ancora esplorato. Sul terreno …

"Se sette italiani su dieci non capiscono la lingua", di Paolo Di Stefano

«Voi sapete che, quando un popolo ha perduto patria e libertà e va disperso pel mondo, la lingua gli tiene luogo di patria e di tutto…». Così Luigi Settembrini ricordava quanto conti la lingua nell’identità e nella coesione di un popolo. Purtroppo, se oggi si dovesse giudicare dal livello di padronanza dell’italiano il grado di attaccamento alla nazione, saremmo davvero messi molto male. La salute della nostra lingua, infatti, sembra piuttosto allarmante, almeno a giudicare dai dati che Tullio De Mauro ha illustrato ieri a Firenze, durante un convegno del Consiglio regionale toscano intitolato «Leggere e sapere: la scuola degli Italiani». Tra i numeri evocati da De Mauro e fondati su ricerche internazionali, ce ne sono alcuni particolarmente impressionanti: per esempio, quel 71 per cento della popolazione italiana che si trova al di sotto del livello minimo di comprensione nella lettura di un testo di media difficoltà. Al che corrisponde un misero 20 per cento che possiede le competenze minime «per orientarsi e risolvere, attraverso l’uso appropriato della lingua italiana, situazioni complesse e problemi della …

"Il lavoro non c´è più. Immigrati a rischio stop", di Corrado Zunino

Quest’anno, con i flussi, entreranno in Italia 98.080 extracomunitari. È probabile che dal 2012 non ne entreranno più. Non attraverso il decreto flussi, almeno: lo strumento è da rivedere. Ma la ragione vera dell´inversione di tendenza sta nei tre anni di crisi sfibrante che oltre ad aver contratto il mercato del lavoro italiano hanno messo in difficoltà un sempre più ampio bacino di immigrati. ggi il 12% dei due milioni e mezzo di stranieri lavoratori sono disoccupati: 280 mila persone in tutto. Con l´arrivo in Italia di nuovi stranieri, in particolare extra-europei, questi “senza lavoro” rischiano di non trovare mai più un´occupazione e di retrocedere, quindi, al pericoloso “status” di clandestini. Esiste un documento tecnico interministeriale che offre queste indicazioni alla politica: ci sono troppi stranieri disoccupati in Italia, fermiamo il decreto flussi. È stato elaborato venti giorni fa, il periodo delle convulsioni del governo Berlusconi, dagli “uffici immigrazione” dei più importanti ministeri interessati: Interni, Lavoro, Esteri, Agricoltura. Il direttore generale dell´Immigrazione al ministero del Lavoro, Natale Forlani, ora dice: «Escludo che quest´anno possa esserci …