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"Polillo scarica gli esodati, Fornero lo smentisce", di Laura Matteucci

L’ultima (?) beffa per gli «esodati», quell’esercito di 350mila persone che non ha più un lavoro e non ha ancora la pensione in seguito alla riforma Fornero, arriva dal sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo. Ospite nella trasmissione In Onda di La7, se ne esce così: «Gli esodati hanno firmato un accordo con le aziende; se cambiano le condizioni che hanno legittimato quell’accordo, secondo i principi generali dell’ordinamento giuri- dico, possono chiedere che quell’accordo sia nullo». Insomma, per decine di migliaia di perso- ne si profila l’incredibile scenario di dover ricorrere al giudice per riottenere il lavoro. Polillo appare infatti convinto che questo sia possibile e assicura che «il ministro dell’Economia non si opporrà a una norma di questo genere (cioè al ritorno al lavoro, ndr)», aggiungendo che «in Parlamento ci sono orecchie sensibilissime su questo». Perché, sia chiaro, prosegue il sottosegretario, il problema «non potrà essere ignorato». Frasi che potrebbero venire archiviate tra boutade e gaffe, se non fosse che da un lato ci sono migliaia di persone «sospese» tra non-lavoro e non-pensione per responsabilità del governo, e dall’altro un esponente del governo stesso. In serata viene una smentita da fonti del ministero del Lavoro: se il sottosegretario ha una buona ricetta per risolvere il problema se ne faccia carico personalmente. La replica Cgil. Vera Lamonica, che ha seguito la partita, parla di «troppa propaganda, improvvisazione e irresponsabilità». «In questo modo- incalza Carla Cantone, segretaria Spi – il governo se ne lava bellamente le mani. Come del resto ha fatto fin dall’inizio. Ma come si fa a pensare che le aziende che hanno espulso dei lavoratori siano disponibili a reinserirli? A parte i gruppi Poste e Enel, si tratta perlopiù di aziende piccole o piccolissime, molte delle quali nel frattempo hanno chiuso, o sono sulla via di farlo. Gli accordi vanno rispettati, è la cosa più seria e corretta da fare. La migliore sia per i lavoratori sia per le aziende». Stesso tono da parte di Cesare Damiano, capogruppo Pd in commissione Lavo- ro alla Camera: «È il governo in prima persona a doversi occupare del problema, non può scaricare su altri la responsabilità di una riforma sbagliata. Sottolineo tra l’altro che si tratta dello stesso governo che vorrebbe rendere più facili i licenzia- menti». Ancora: «Nessuno nega ci possa essere anche il concorso delle imprese alla risoluzione del problema,ma immaginare di poter tornare tout-court alla situazione precedente è molto complicato, e non fa i conti con i piani di riorganizzazione delle imprese stesse. Questo è uno scarica-barile bell’e buono

l’Unità 02.04.12

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Da Polillo un’apertura agli esodati:possono chiedere di annullare l’intesa

L’area di coloro che hanno lasciato il lavoro prima del 4 dicembre 2011 ipotizzando di andare in pensione con le vecchie regole e che rischiano, a causa dell’aumento dell’età per l’accesso alla pensione e della stretta sulle anzianità, di restare senza lavoro e senza assegnoè molto ampia. Secondo alcune stime sfiora quota 350.000
Si apre uno spiraglio sugli esodati, quell’esercito, dal numero ancora incerto, di persone che non ha più un lavoro e non ha ancora la pensione in seguito all’aumento dell’età di ritiro deciso dalla riforma Fornero. A suggerire la possibile soluzione è il sottosegretario all’Economia, Gianfranco Polillo, nel corso della registrazione della trasmissione In Onda, anticipata da La7. «Gli esodati – osserva il sottosegretario – hanno firmato un accordo con le aziende; se cambiano le condizioni che hanno legittimato quell’accordo, secondo i principi generali dell’ordinamento giuridico, possono chiedere che quell’accordo sia nullo». Si profila insomma la possibilità, per decine di migliaia di persone, di ricorrere al giudice per riottenere il posto di lavoro. Polillo appare infatti convinto che questo sia possibile e assicura che «il ministro dell’Economia non si opporrà a una norma di questo genere (al ritorno al lavoro, ndr)», aggiungendo che «in Parlamento ci sono orecchie sensibilissime su questo». Insomma, come ha già sottolineato il ministro del Lavoro Elsa Fornero, che nei giorni scorsi ha promesso «una soluzione equa», il problema «non potrà essere ignorato», anche se, aggiunge Polillo, «l’erba voglio non cresce neanche nel giardino del re».

A stretto giro arriva però la reazione dal Ministero di Via Molise, che prende le distanze dalle posizioni di Polillo, facendo sapere che, se il sottosegretario ha la ricetta giusta per risolvere il problema degli esodati, se ne deve far carico personalmente. Più dura la reazione della Cgil, che parla di «improvvisazioni irresponsabili» e si chiede se Polillo parli o meno a titolo personale e se sia stata avvisata Confindustria. «C’è troppa propaganda e troppa improvvisazione da parte del Governo», aggiunge Vera Lamonica, segretario nazionale del sindacato, secondo la quale «in un tempo in cui il tema è diventato la libertà di licenziare, si scopre che qualcuno nel Governo pensa che si possano annullare accordi tra le parti, magari sottoscritti dallo stesso Governo».

In ogni caso, sottolinea comunque Polillo, «questo Governo ha fatto dell’equità uno dei cardini della sua azione politica e non lasceremo per strada delle persone che non hanno nessuna colpa rispetto agli accordi che hanno sottoscritto con le aziende. Questo Governo nè quelli futuri potranno ignorare la loro situazione». Il governo, insomma, conferma di avere ben presente il problema, mentre si attende ancora di sapere quante siano le persone coinvolte: l’Inps, incalzato dal segretario della Cgil Susanna Camusso, ha detto di non essere in grado di stabilire il numero. Ma martedì prossimo il presidente dell’Istituto, Antonio Mastrapasqua, sarà di nuovo ascoltato in audizione dalla Commissione Lavoro del Senato e lì l’argomento potrebbe essere di nuovo affrontato

La Stampa 02.04.12

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Giallo sul reinserimento degli esodati “Quegli accordi si possono annullare”, di Carmelo Lopapa

Da domani Monti studia il ddl sui licenziamenti Casini: serve un patto in tempi brevi. E adesso c´è da mettere nero su bianco un´intera riforma. Dopo la semi-intesa raggiunta dieci giorni fa con le parti sociali a Palazzo Chigi, dopo le polemiche che hanno quasi mandato per aria la maggioranza. La missione in Oriente è conclusa, il premier Monti rientrerà dalla Cina nella tarda serata, ma il governo è già proiettato sulla riapertura del dossier lavoro. Primo briefing del Professore con i componenti dell´esecutivo che hanno curato il ddl e poi già domani, con molta probabilità, un Consiglio dei ministri. Anche se – spiegano dalla Presidenza e dal ministero della Fornero – non è previsto un nuovo passaggio del documento dal tavolo del cdm.
Il capitolo “Art. 18” è tutt´altro che risolto, Pd e Pdl sono ancora sulle barricate, e ieri si è riaperta la grana «esodati». Sono i lavoratori che hanno lasciato il loro posto dietro incentivi aziendali, ma prima che la riforma pensionistica innalzasse l´età pensionabile. Secondo il sottosegretario all´Economia Gianfranco Polillo l´«esodo» potrebbe tornare in discussione e i lavoratori potrebbero opporre la nullità dell´accordo sottoscritto «secondo i principi generali dell´ordinamento», in quanto con la riforma sarebbero «cambiate le condizioni che hanno legittimato l´intesa». Il governo non «lascerà per strada» questi lavoratori, promette. Ma poi in serata precisa di essersi limitato a sollevare il caso, per far capire come il problema sia sotto esame, ma non c´è una presa di posizione ufficiale e già adottata dal governo. Un rischio caos che Casini gli ha rimproverato, in una fase così delicata.
Il testo della riforma approderà al Senato – dopo le ultime messe a punto informali – per iniziare l´iter parlamentare. Che potrebbe concludersi, stando alla previsione fatta ieri dal presidente Renato Schifani a Sky, entro 30-40 giorni. «Siamo pronti a lavorare giorno e notte – assicura – non sono i tempi ordinari del Parlamento a frenare la riforma, l´importante è che la maggioranza trovi una sintesi». Della necessità di una «soluzione condivisa il prima possibile» tra le parti coinvolte parla anche Pier Ferdinando Casini, perché sul lavoro si rischia di «insabbiare» il governo. Già, ma una sintesi al momento appare ancora lontana. E la partita lavoro nel suo complesso è ancora aperta. Tant´è vero che a margine delle celebrazioni della Domenica delle Palme, anche il presidente della Cei Angelo Bagnasco ha espresso l´auspicio che sulla riforma e sulle norme sui licenziamenti ci sia «un ulteriore approfondimento per arrivare a soluzioni migliori e il più possibile condivise». L´ultima parola spetterà com´è ovvio al presidente del Consiglio che intanto nella penultima giornata del suo road show in Cina ha avuto colloqui con il vicepremier Li Keqiang – considerato dai più il prossimo leader – e con il governatore della Banca centrale cinese Zhou Xiaochuan. Economista, anche quest´ultimo, che il premier italiano aveva in passato già conosciuto a Cernobbio. Con entrambi, Monti ha sottolineato come ritenga un indicatore decisivo per valutare la ripresa e il successo delle riforme non solo l´andamento dello spread, ma anche la percentuale degli investimenti cinesi in Italia. «Perché se la seconda economia del mondo investe su di noi, vuol dire che le cose stanno andando bene» è la tesi. Il Professore ha rivolto all´establishment cinese l´invito a diventare “stakeholders” dell´Italia, sorta di azionista del nostro Paese, tramite appunto acquisto di titoli e investimenti. Magari dopo aver verificato la bontà e l´efficacia delle riforme – lavoro in testa – che il suo governo sta realizzando. «Perché se la Cina aiuta l´Europa – è la dottrina esposta dall´economista Monti ai suoi interlocutori orientali – in realtà aiuta anche se stessa». E dire che in mattinata, a Milano, il capogruppo Pdl al Senato Gasparri, partecipando alla festa del Secolo d´Italia, sosteneva al contrario che «la Cina per noi è una rovina, altroché speranza: fa concorrenza sleale e ammazza le nostre aziende». Ma il premier è lontano dalle polemiche italiane, dopo l´intervento ad apertura del Forum di Boao, la Davos asiatica, rientrerà in Italia.

La Repubblica 02.04.12