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"Un clown smarrito", di Natalia Aspesi

Si sa le donne, per loro natura, sono esibizioniste! Lo dice con ammiccante bonomia quel nostro ex presidente, che questa virtù o difetto femminile apprezzava. E tuttora apprezza, da buon babbo generoso. Se tutte sono esibizioniste, comprese le donne sigillate nel chador, che a levarglielo chissà cosa fanno, tanto vale che a esprimere questa loro insopprimibile natura siano delle fanciulle, belle, anche minorenni, basta che siano contente loro, benedetta gioventù! Silvio Berlusconi arriva al processo che lo vede accusato di concussione e prostituzione minorile, allegro, signorile, pronto a raccontare la stessa cosa che si racconta da mesi e mesi, pure al processo, riconducendo quel tragico bunga-bunga che aveva cancellato la sua dignità di ultrasettantenne e la nostra di italiani, a un´opera buona, a uno spettacolino da oratorio, a un gioco tra birichine che, pur sognando una vita di massima castità, forse ancora vergini, non riuscivano a sopprimere questa loro vivace natura tutta femminile che suggeriva di scuotere il bel seno nudo e di frullare le altrettanto belle natiche soprattutto davanti agli uomini, meglio ancora se sotto il naso di uno solo, per puro caso forse arrappato, certo non indigente. Nessuno, tanto meno il vivace vecchio, ha spiegato come mai un primo ministro di una nazione in gravissime difficoltà, alle sue cene «assolutamente eleganti» (Tovaglie di bisso? Posate di vermeil? Quartetto vivaldiano? Minestrina col dado, ottima per gli anziani?) non invitasse segretari di partito, capi di stato europei, vescovi anche africani, banchieri, filosofi, ecc.: ma solo legioni di signorine molto festose. Che certo contribuivano a distrarlo dalla sua difficile missione, ma di sicuro non a fargli capire meglio il pozzo in cui il paese stava precipitando. Ma poi, basta inutili moralismi! Le giovani esibizioniste in quanto donne, si erano tutte innamorate di uno spettacolo inesistente in Italia, ed esclusivamente americano: il vecchio burlesque, uno spettacolo comico tenuto solitamente da ciccione o da travestiti, di cui lo stesso B deve aver sentito parlare solo qualche giorno fa, su suggerimento di qualche bravo avvocato mattacchione. La parola da evitare era «spogliarello» inadatto a fanciulleschi travestimenti da poliziotto o suora, o con toilette regalate dall´allora vivace amico Gheddafi, finito che peggio non si può. Spogliarello, o streep-tease, sono definizioni che avvicinano al porno, connotazione che certo B aborre. Le vivaci ragazze dopo le cene conventuali ed eleganti, con sei camerieri, musicisti, e talvolta anche parenti, come ricorda bonario il padrone di casa in tribunale, scendevano in quel tipo di cantina-discoteca di tante case fintamente ricche e lui qualche volta, per non deluderle, le raggiungeva. E lì le ragazze esibizioniste per natura, si esibivano tra loro, come bambine! Così si racconta contento Silvio Berlusconi nei corridoi del Tribunale di Milano, senza vergogna, senza verità, senza pentimento, favoleggiando ancora, dopo tanti disastri su una vita tutta impegnata a salvare l´Italia e anche queste ragazze bisognose di aiuto, come la bellissima minorenne Ruby, una vera Cosetta dei Miserabili, cacciata di casa, e da lui strappata al torbido futuro di prostituta, senza chiederle nulla in cambio, senza darle un soldo. Anche qui ci si chiede come sul suo cammino di premier, tra guardie del corpo e folla plaudente e strette di mano a colleghi di prestigio mondiale, si trovasse sempre una fanciulla povera e sola, ma molto appetibile, da salvare, da beneficiare: una fanciulla, molte fanciulle, decine di fanciulle, un´autostrada di fanciulle. Spinte verso di lui da torbidi giovanotti definiti da qualcuno ricattatori e prosseneti. Tante da riempire uno di quei suoi tavoli enormi fotografati a Natale con decine di parenti annoiati e briciole di panettone sulla tovaglia di damasco rosso cardinalizio. Al processo qualcuna di queste ragazze parla, la dignità le ha risvegliate. Ma tutte le altre? Si commuove cuor d´oro, povere cenerentole «hanno avuto il solo torto di accettare un invito a cena da me». Già, perché l´hanno accettato? A quale persona giovane verrebbe in mente di passare una serata così noiosa, in un palazzone sconosciuto in cui potrebbero nascondersi degli orchi, e nessun coetaneo maschio con cui divertirsi, senza l´obbligo di divertire con immensa fatica, un vecchio barzellettiere con un pessimo gusto per le canzoni? Però sia chiaro, il loro gentile, affettuoso protettore non sta pagando il silenzio di molte: lui le mantiene «perché hanno avuto la vita rovinata da questo processo, perdendo fidanzati, lavoro (?) e forse non troveranno più né uno né l´altro, e i genitori vergognosi che hanno dovuto chiudere l´esercizio commerciale…». Pareva che non dovessimo vergognarci più, che certe storie grevi fossero già velocemente cancellate, un passato da dimenticare. Una giornata come quella di ieri, in tribunale è stato lo spettacolo doloroso di un clown del tutto smarrito.

La Repubblica 21.04.12

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“In quelle cene niente sesso, solo burlesque” lo show di Berlusconi a palazzo di giustizia, di Piero Colaprico

E sui travestimenti delle olgettine: “Le donne per natura sono esibizioniste”. A sorpresa il Cavaliere si presenta in aula e racconta ai cronisti la sua verità
“Quella notte chiesi un´informazione, se non l´avessi fatto sarei venuto meno a un mio dovere”. Quello che arriva ieri, a sorpresa, al Palazzo di giustizia, ad ascoltare i poliziotti interrogati, è il Silvio Berlusconi sempre capace di navigare a vista. È l´antico «papi» che dopo Noemi Letizia riesce a cambiare versione e a non rispondere alle domande. In onore del processo imperniato su Ruby Rubacuori, organizza il primo grande show mediatico-giudiziario della sua carriera. Bisogna fare attenzione alle battute, non sono tutte innocue, o ingenue, o allegre.
«Vi faccio una battuta che ho sentito: “Quando uno ha una barca non deve preoccuparsi di quanto costa l´equipaggio”». Se ne va così, Berlusconi, dopo aver rilanciato la sua liberalità senza secondi fini: «Sì, pago ancora oggi le ragazze delle feste. Lo faccio perché sono state rovinate dalla procura, non trovano lavoro, nemmeno il fidanzato, i genitori di una hanno chiuso il negozio. Ogni mese mando il bonifico». A chi? «A tutte, a quasi tutte». Paga tutte? «Non pago, ma aiuto». Ma queste sono testimoni, possono scattare accuse gravi: «Aiuto chi è in difficoltà, aprano tutti i fascicoli che vogliono, la realtà è questa».
La «realtà»? Quella di Silvio Berlusconi, la realtà parallela. E qui non siamo nei romanzi di Murakami o di Dick, siamo fuori da un´aula giudiziaria. Non sarà sfuggito ai lettori di Repubblica che nell´udienza precedente alcune ragazze, come Imane Fadil e Melania Tumini, hanno fatto una descrizione triste e porno di quelle «cene eleganti». Non va bene a Berlusconi e ai suoi addetti stampa, serve dunque lo show del protagonista assoluto: «A sentire alcune dichiarazioni delle invitate alle feste, sono rimasto stupito. Sembrano tutte uguali, come se siano state imbeccate da qualcuno». In verità, nessuna si conosceva «prima», né si è frequentata «dopo» le indagini, ma che importa a Berlusconi. «Le mie – ripete – erano cene assolutamente eleganti, nessuna situazione che fosse meno che corretta, in una sala da pranzo con sei camerieri. Dopo cena qualche volta si scendeva al piano di sotto, dove andavano a ballare le ospiti. Si era stabilita un´atmosfera di divertimento, di “gioiosità”. È vero facevano delle gare di… come si chiama adesso… di burlesque. Le donne sono di loro natura esibizioniste, quelle di spettacolo ancora di più. No, io non facevo il giudice, guardavo molto interessato e continuerò a farlo. Per ora non le faccio più, queste feste, con tutto quello che mi è successo, ma riprenderò».
Dalle «serate in cui si beveva e si parlava», e basta – e questa era la versione buona per i «promotori della libertà» – si è dunque arrivati a un cambiamento inevitabile: il «burlesque». La «narrazione» di Berlusconi fila come un surf sulle onde delle realtà parallele: «Sì, si travestivano da poliziotte, da Babbo Natale, vero, vero, ma da Ronaldinho non ricordo». Sarà una coincidenza, ma chi s´è travestita così? Iris Berardi, e cioè un´altra delle pochissime che si è costituita parte civile.
«No no, da suora no», è questo che tiene a precisare del burlesque casalingo l´ex premier. Sarebbe un guaio totale, perciò nella versione di Silvio, quelle indossate da Nicole Minetti e Barbara Faggioli nei loro strip non hanno nulla a che vedere con le pie vesti, ma con la Libia: «Erano abiti che mi aveva regalato Gheddafi, c´era stata a Tripoli una fiera, ho detto “belli”, me ne mandati 60 in un container. Niente croci, ma va, erano smeraldi, diamanti, su vestiti neri».
Diventa difficile sottrarsi al clima di «cazzeggio» (non esiste sinonimo) che l´ex premier gestisce con un´abilità da intrattenitore, ma le domande serie cascano senza avere risposte serie. E restano tanti dubbi, forse anche nei fedelissimi: ma come può un uomo navigato come lui aver creduto a Ruby? A una «scappata di casa» che gli avrebbe detto di essere nipote di Mubarak: «Ma io – rilancia Berlusconi – ne ho parlato con Mubarak», esclama seriamente. E narra: «Ruby a noi aveva fatto vedere un video con quella che diceva di essere la madre, una cantante. E ne avevo parlato con Mubarak, che conosceva benissimo questa signora, cantante. Ma non sapeva che avesse una figlia, e che questa figlia fosse stata buttata fuori, non lo sapeva. E me l´ha detto lui, sì, a una cena a Roma, ci sono dieci testimoni. Cioè, c´è stato un equivoco sulle mamme».
Di equivoco in leggerezza si va avanti a strappi, perché è sempre Ruby che «ci ha messo in scena una fiction, molto commovente». È dunque Ruby la circe ingannatrice, con la balla della «ragazza che viene cacciata perché si è convertita al cristianesimo», e voleva essere aiutata «con 57mila euro, che le servivano per il centro estetico». Se questo l´aveva già detto, la novità è un´altra: non ha chiesto il rilascio della «nipote di Mubarak», ci mancherebbe. «Io ho chiesto solo un´informazione». Una doverosa informazione: «Se non avessi telefonato sarei venuto meno a un mio preciso dovere», e cioè aiutare i poliziotti a valutare la situazione della ragazza fermata. La Minetti? L´avevo mandata per aiutare nell´identificazione della ragazza. La brasiliana che mi chiama? No, non ricordo».
Quello che si ricorda di dire è che ieri, «dall´interrogatorio, molto puntuale» dei poliziotti mattina e pomeriggio, è emersa «la più totale regolarità», perché nel reality-show berlusconiano non c´è altro che l´assoluzione come premio. E, nonostante tutto quello che si è saputo, l´importante è restare «machi»: «Mai avuto bisogno di pagare una donna per fare del sesso, perché, se no, che gusto c´è?». No, non è questo il centro del processo, ma questo è il cuore dei problemi che hanno portato Berlusconi a processo: chi, a parte l´ex moglie Veronica, può osare dirglielo?

La Repubblica 21.04.12