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"La Rai nel garbuglio", di Fabrizia Bagozzi

Giovedì prossimo il voto in Vigilanza. Che potrebbe slittare. L’accelerazione impressa da Mario Monti con l’indicazione di Anna Maria Tarantola alla presidenza della Rai e Carlo Gubitosi alla direzione generale ha portato la commissione di vigilanza a fissare il giorno per l’elezione dei sette membri di sua competenza. Si voterà giovedì 21 giugno, cioè dopo la presentazione dei palinsesti agli investitori pubblicitari. Sicché la data c’è, ma non la certezza su come andrà a finire. O meglio, c’è chi è disposto a scommettere fin da ora che la seduta (e anche qualche altra dopo) potrebbe slittare per mancanza del numero legale.
Dunque anche ma non solo per il persistere di Bersani sulla linea aventiniana. E sempre che nel vertice convocato in serata (quando Europa è già in stampa) da Monti con Alfano, Bersani e Casini, non arrivi, in corner, un accordo. Magari un via libera alla proposta Pd-Udc sull’indicazione di tutti i nomi da parte del governo e su cui, però, il Pdl si è finora messo di traverso.
Per ora, comunque, il segretario democratico non dà segni di cambio di passo rispetto al punto fissato da tempo e ribadito venerdì in direzione, dopo le aspre polemiche sulle nomine per le authority: il Pd non parteciperà al rinnovo dei vertici Rai vigente la legge Gasparri. Anche se sono in molti, nel partito, a ritenere che servirebbe un’ exit strategy . Per evitare di lasciare le cose come stanno ora o di consentire al centrodestra di portarsi a casa i membri del consiglio di amministrazione che indica la Vigilanza, cosa in linea teorica e pur se per un soffio, anche possibile. E a quel punto il via libera a un presidente che, come Tarantola, marca la discontinuità, lascerebbe il tempo che trova.
Una possibile via d’uscita? Lasciare che i parlamentari della Vigilanza individuino i nomi fra tecnici di alto livello, magari fra i curricula che stano arrivando in commissione, con caratteristiche di neutralità politica. Ne parlava in questi giorni Carlo Rognoni, che guida il Forum del Pd per la riforma del sistema radiotelevisivo, ma non è l’unico a pensarlo. Un aiutino potrebbe però arrivare anche da eventuali autorevoli autocandidature, senza ascendenze partitiche e dunque nel caso votabili. In ogni caso, al momento Bersani non desiste.
Nei prossimi giorni incontrerà i dodici membri dem della Vigilanza per mettere a punto la strategia parlamentare (la riunione, prevista per domani, è slittata alla prossima settimana). Dichiara intanto Giorgio Merlo, membro della commissione: «Non voteremo. Comunque un passo alla volta, l’ultima cosa che il Pd vuole è mandare in soffitta la Rai, né commissariarla o ridimensionarla».
Quali i possibili scenari del voto di giovedì? Stante il niet del Pd e al netto di eventuali accordi Monti-ABC dell’ultima ora, Pdl (che per non sbagliarsi comunque sta mettendo a fuoco i suoi candidati di cui il più certo è Antonio Verro, che nel cda Rai c’è già), Udc (che voterebbe riconfermando l’attuale consigliere Rodolfo De Laurentiis) e Lega (che ieri faceva sapere di non voler votare nessuno, ma parrebbe più trattativa che sostanza) potrebbero scegliere il cda. Certo, risulterebbe una notevole forzatura. Più probabile invece, che il voto slitti per mancanza del numero legale (Pdl + Lega), tanto più che al partito del Cavaliere l’attuale assetto di vertice Rai non dispiace.
Mentre non piace un granché Tarantola e ancora meno Gubitosi. Con Lei gradita che non dà l’idea di avere l’intenzione di alzare i tacchi.

da Europa Quotidiano 13.06.12