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"I sindacati: basta rigore, adesso lavoro" di Claudio Tucci

La parola “sciopero” non è mai stata pronunciata. Mai sindacati hanno incalzato il Governo a «cambiare passo» e puntare su misure «più eque» per rilanciare crescita e lavoro. La manifestazione unitaria di ieri a Roma (con momila partecipanti) è stato solo «l’inizio», «un ultimo avviso» al premier, Mario Monti, hanno sottolineato dal palco di piazza del Popolo i leader di Cgil, Cisl e Uil. E se non arriveranno i cambiamenti richiesti (tiepido è stato anche il giudizio sul decreto Sviluppo, varato venerdì dal Consiglio dei ministri, sì veda il Sole 24 Ore di ieri) le organizzazioni sindacali torneranno a mobilitarsi nelle prossime settimane. Il 20 giugno saranno in piazza a sostegno dei pensionati, e il 2 luglio a Napoli per richiamare l’attenzione dell’Esecutivo sull’emergenza Campania. Ma il rischio è quello di una «estate calda» se palazzo Chigi insisterà con provvedimenti di solo rigore (che si scaricano tutti su lavoratori e pensionati), e non creano prospettive occupazionali immediate (a maggio le ore di Cig richieste dalle imprese hanno superato quotam milioni, coinvolgendo quasi 5oomila persone ha calcolato la Cgil con un danno salariale di circa 3.30o euro a lavoratore). La disoccupazione ad aprile si è attestata al 10,2% (con quella giovanile che è salita a oltre i131% secondo gli ultimi dati Istat). E al Mise ci sono già circa 30o tavoli di crisi aperti. Il punto, ha sottolineato Susanna Camusso, è che in questi mesi sono stati fatti «troppi annunci. E di annunci si può anche morire, se poi non si fanno le cose». Con l’Europa che rischia «di diventare l’alibi» per non agire. Fino a oggi il Governo, ha aggiunto Camusso, sta facendo cassa aumentando le tasse sul lavoro («si possono invece tassare le rendite e le ricchezze»). Anche l’Imu, così com’è stata congegnata «non va bene», perché «chi ha grandi patrimoni immobiliari paga meno di un pensionato». E non si può chiamare “spending revíew” il taglio delle retribuzioni pubbliche. Peraltro già ferme al palo per via del blocco dei rinnovi dei contratti in tutta la Pa fino al 2013. La numero uno della Cgil ha poi attaccato i “poteri forti”: «quelli veri sono l’evasione fiscale e la corruzione», mentre sulla riforma del lavoro (domani in commissione Lavoro della Camera inizieranno le audizioni delle parti sociali, il 22 alle ore 12 scade il termine per gli emendamenti) «sarebbe meglio ricominciare da capo». Perché l’attuale Ddl aumenterà il conflitto sociale e l’incertezza delle persone. Il braccio di ferro con il Governo prosegue anche sulterreno degli esodati: «All’inizio si sono dette un sacco di bugie», ha incalzato il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni. I numeri esatti ce li ha Elsa Fornero perché «gli accordi si fanno in tutti gli uffici del lavoro di ogni provincia». E in vista dell’informativa sugli esodati del ministro del Welfare il 19 giugno in Senato, Bonanni auspica che la titolare di Via Veneto «corregga il suo errore». «Non con altri decreti o decretini. Ma con una norma generale che riconosca che tutti questi lavoratori possano andare in pensione con le vecchie regole», ha aggiunto Susanna Camusso. Per Bonanni molti degli errori commessi dall’esecutivo sono dipesi dal rifiuto «a fare la concertazione con le parti sociali». Così facendo, ha spiegato il leader della Cisl, «i poteri forti e le lobby hanno la meglio. Ma noi faremo resistenza». È questa politica economica che «ci sta portando allo sfascio», ha detto il leader della Uil, Luigi Angeletti. Quello che serve invece «è ridurre le tasse su dipendenti e pensionati. E quando il Governo prenderà i soldi degli evasori e li redistribuirà a queste due categorie, che pagano sempre le tasse, allora diremo che siamo sulla giusta direzione». Angeletti ha difeso a spada tratta «il lavoro» che «lo stanno distruggendo». E si è associato, con la manifestazione di ieri, nel mandare “un ultimo avviso” all’Esecutivo: «Basta con gli annunci, ora si cambi passo». Altrimenti «scatteranno nuove mobilitazioni».

Il Sole 24 Ore 17-06-12

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Sindacati uniti in piazza “Basta annunci sulla crescita da Fornero bugie sugli esodati” di Luisa Grion

Basta annunci «perché di annunci si può anche morire»: il governo cambi rotta, dia «prospettive al Paese», esca dai confini di una «politica del rigore che ha prodotto iniquità e diseguaglianze » e non si nasconda dietro «l’alibi dell’Europa». Ecco i messaggi che Cgil, Cisl e Uil – di nuovo in piazza insieme – hanno lanciato ieri al governo Monti portando in corteo duecentomila persone per dire che si può ripartire «con una nuova politica del lavoro», che si deve risolvere l’emergenza
esodati e che il fisco va usato per quello che è: «uno strumento per ridistribuire la ricchezza, non per fare cassa».
E’ stata una giornata difficile ieri per Palazzo Chigi che ha dovuto fare i conti con due diverse piazze romane infuocate dalla protesta. Al mattino la manifestazione nazionale unitaria dei sindacati e la rabbia dei quarantenni-
cinquantenni che hanno perso il lavoro e che ora – per via della riforma previdenziale – rischiano di restare sospesi fra lo stipendio che non c’è più e la pensione che arriverà chissà quando. Nel pomeriggio la rete dei precari autoconvocata in piazza Farnese, «la Meglio Gioventù », che con il suo lavoro a corto di diritti «tappa i buchi di
un sistema che non va» e che «prima del futuro, chiede di avere un presente». A partire da una proposta di legge sul reddito minimo garantito, per la quale ieri è iniziata una raccolta di firme.
Due piazze diverse con un obiettivo comune: cambiare la politica del lavoro per far ripartire il Paese. Quanto finora fatto «non va bene», le riforme, per ora
«hanno portato solo iniquità e peggiorato le condizioni delle persone» ha detto dal palco Susanna Camusso, leader della Cgil. Una linea condivisa in pieno dal collega della Uil Luigi Angeletti, che ci è andato giù ancora più duro: «di un governo che non sa fare e che non rappresenta nessuno, francamente non ne abbiamo bisogno» ha detto.
Il «non sa fare» è molto legato alla partita degli esodati: «il problema lo ha creato la Fornero e ora è lei che lo deve risolvere: noi l’avevamo avvertita. Una persona che non vuole rispondere o ti sta prendendo in giro o è stupida, propendo per la prima» ha commentato Angeletti. Anche Raffaele Bonanni, leader della Cisl ha chiamato direttamente
in causa il ministro del Lavoro: «sono sei mesi che si lasciano le persone senza prospettive, il governo, dall’inizio, ha detto un sacco di bugie. Fare chiarezza è facile, i numeri lei ce li ha già, non servono chiacchiere: gli accordi fatti sono segnati negli uffici del Lavoro di ogni provincia». Al ministro Fornero che martedì riferirà sulla questione alla Camera,
la Camusso suggerisce quindi di annunciare «che si fa una norma generale per dire a tutti quelli che sono rimasti in mezzo alla riforma che andranno in pensione con le vecchie norme». Lavoro a parte, ai sindacati non va bene nemmeno quanto il governo ha finora fatto per la crescita: «Nel decreto per lo sviluppo non c’è la svolta che sarebbe necessaria, il rischio è che dopo tanti annunci i vantaggi siano pochi» ha detto la leader della Cgil. E non va bene nemmeno il metodo che il governo ha scelto per procedere: «in sei mesi non abbiamo mai visto una soluzione equa, non si è fatta concertazione perché già si aveva in testa di fregare la gente. E senza concertazione i poteri forti e le lobby hanno la meglio» ha accusato Bonanni. Ora che fare? «Cose concrete – chiede la Camusso – risolvere uno dei tanti tavoli di crisi aziendale aperti al ministero chiamando le imprese alla loro responsabilità», per esempio. Oppure «fare un atto politico: non c’è bisogno dell’Europa per cambiare la tassazione
sul lavoro».
«Questo non è che l’inizio» promettono le tre sigle che annunciano nuove mobilitazioni, senza però parlare di sciopero. Ma «Monti sappia che non ci rassegnammo, se non si cambia saremo ancora nelle piazze

La Repubblica 17.06.12

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«Basta con annunci e bugie: misure eque per uscire dalla crisi» di Jolanda Buffalini

Scipione l’anticiclone africano rischia di incocciare sulle teste scoperte dei lavoratori giunti da tutta Italia, così parte puntuale, alle 10, il corteo da piazza della Repubblica a Piazza del Popolo nella Roma assolata: palloncini colorati di Cgil Cisl e Uil, striscioni delle categorie, pensionati e esodati, disabili disperati dalle strettezze che rendono più difficile una vita difficile. Il lungo corteo, 200.000 persone, ancora fluisce dentro la piazza, e ogni tanto si ferma per le foto ricordo, quando dal palco iniziano gli interventi. Fernando Mitrunio è uno studente di Brindisi, racconta il trauma della bomba che ha ucciso Melissa, studentessa in una scuola che ha vinto il premio della legalità, chiede scuole aperte fuori dall’orario delle lezioni, centri di aggregazione assenti dal territorio negli spazi di beni confiscati alla mafia. Vittorio Battaglia viene da Sant’Agostino, uno dei centri più colpiti dal terremoto emiliano. «C’è il giorno dopo dice Quando il problema è non morire sotto lo schianto di un capannone e non morire di fame, perché sei senza lavoro». E racconta: «Imprenditori che avrebbero potuto scegliere di andarsene sono rimasti e i lavorato rifanno quadrato intorno a quelle aziende». Placido Rizzotto, nipote del sindacalista socialista ucciso nel 1948: «Si dice che la mafia ha la memoria lunga. La famiglia Rizzotto e la Cgil hanno avuto la memoria più lunga, fino a ritrovare i resti, fino ai solenni funerali di Stato». Nell’area intorno al palco segretari delle categorie e esponenti politici. Ci sono Cesare Damiano, Guglielmo Epifani, Stefano Fassina, responsabile economico del Pd che apprezza l’impegno unitario dei sindacati: «I lavoratori non comprenderebbero divisioni in un momento così». Nel corteo c’è anche Maurizio Landini, reduce dal corteo Fiom dall’incontro con il ministro Fornero. «Sacrosanto dicono alla Cgil per il contratto Finmeccanica». Meno l’aver tirato dentro il tema esodati, «dando spazio al ministro proprio quando è sotto botta»

A PASSO DI GAMBERO Sul palco è il momento dei segretari generali alla manifestazione sul «valore del lavoro», slogan semplice e antico, che doveva tenersi il 2 giugno. È stata rinviata, dirà Susanna Camusso, «perché abbiamo scelto di stare accanto ai terremotati. Siamo con loro perché non si spengano i riflettori ma si ricostruisca partendo da scuola e lavoro». E per farlo «con le regole che non sono un intralcio burocratico bisogna uscire dal patto di stabilità, non aumentare le accise». Il primo a intervenire è Luigi Angeletti: «Il tasso di disoccupazione è a due cifre, non avremmo mai pensato di tornare indietro di 15 anni». Una volta si diceva «l’America vota per tutti, ora sembra che siano i tedeschi a votare per tutti gli europei». Fisco, recessione e il problema degli esodati tengono banco. «Avevano detto manovra dura ma equa dice il segretario della Cisl Raffaele Bonanni ma non c’è stata equità e senza riforma fiscale, senza diminuire le tasse sul lavoro non c’è equità». La crisi c’è e «noi avevamo avvertito che stavamo entrando nel tunnel dice Susanna Camusso ma si sono persi quattro anni». Ora «L’Europa non deve diventare un alibi, si deve cambiare politica economica, non ci si può accontentare di piccoli provvedimenti che non mettono in moto nulla». Il segretario della Cgil chiede alcune cose concrete: «Il ministro dello Sviluppo chiami le imprese alla loro responsabilità sui tanti tavoli di trattativa aperti». E sul fisco: «Per colpire le grandi ricchezze e difendere il lavoro non c’è bisogno del permesso dell’Europa». «L ‘Imu continua Susanna Camusso non va bene, per la prima casa si paga di più che per i patrimoni immobiliari». E le partecipazioni pubbliche non devono servire a fare cassa «a cominciare da Finmeccanica». Sugli esodati Angeletti e Bonanni picchiano duro sulla politica della ministra del Welfare: «Fornero smetta di fare interviste e risolva il problema». Camusso chiama in causa il governo: «Non ci appassiona la guerra dei numeri, esodati e persone in mobilità hanno diritto alla trasparenza e a una norma di principio per tutti». Bonanni: «Le leggi non sono retroattive e gli accordi per gli esodi sono stati fatti da imprese e lavoratori sulla base delle leggi vigenti».

DISOCCUPATI E NEET Un cartello recita «Fornero è come il terremoto, crea ansia sul futuro». E ora l’ansia è legata ai tagli di spesa pubblica «Si tagli dove c’è spreco, comprando ciò che serve e non favorendo le imprese criminali», dice Camusso. In Italia, dice Angeletti, ci sono «1200 aziende di trasporto pubblico locale con relativi cda, negli altri Paesi ne bastano 30». Quello che i sindacati non vogliono è che tutto si traduca in «tagli alle retribuzioni del pubblico». Sullo sfondo del corteo di ieri la discussione sullo sciopero generale, ma la scelta dei tre sindacati è la costruzione di un percorso, attraverso iniziative territoriali. Primo appuntamento il 20 con i pensionati, poi, a Napoli, il 2 luglio. E già ieri c’è stata la staffetta con «la meglio gioventù», i precari che si sono dati appuntamento a piazza Farnese nel pomeriggio. Denunciano un paese «che marginalizza le risorse migliori con il 36% di disoccupazione giovanile, 4 milioni di precari, 2 milioni che non studiano e non lavorano». A conclusione, a piazza del Popolo esplodono potenti le note dell’Internazionale, non capita tutti i giorni.

L’Unità 17.06.12

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Cgil, Cisl e Uil in corteo «Basta con il rigore Esodati in pensione», di Enrico Marro

La piazza si accende — è proprio il caso di dirlo, viste la temperatura africana di ieri mattina a Roma — ogni volta che i leader sindacali invocano meno tasse sul lavoro, più occupazione, più attenzione ai pensionati. E di pensionati o lavoratori vicini alla pensione ce ne sono tanti in piazza del Popolo per la manifestazione nazionale di Cgil, Cisl e Uil, anche se molti meno dei 200 mila vantati dagli organizzatori. Ecco perché la questione degli «esodati», i lavoratori che rischiano di restare senza stipendio e senza pensione, è quella sulla quale insistono tutti e tre i segretari generali nei comizi. Del resto, il problema è aperto e il pressing sindacale, oltre che politico, sta dando frutti visto che nel pomeriggio lo stesso premier Monti si impegna a «prendere dei provvedimenti», evidentemente oltre quelli già presi a favore dei 65 mila lavoratori cui sarà consentito, col decreto Monti-Fornero, di andare in pensione con le regole precedenti alla riforma della previdenza.
Al Senato martedì il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, dovrebbe dare spiegazioni sul monitoraggio dell’Inps che ha quantificato in 390.200 il totale dei lavoratori potenzialmente a rischio nei prossimi anni e dire se e che cosa si intende fare dopo che saranno stati salvaguardati i primi 65mila.
«La Fornero — urla nel suo comizio il leader della Uil, Luigi Angeletti — deve smetterla di fare interviste e dichiarazioni. Deve risolvere il problema degli esodati perché l’ha creato lei. A dicembre l’avevamo avvertita, ma quando le persone non capiscono, allora significa che o ti prendono in giro o sono troppo stupide: propendo per la prima ipotesi». Altrettanto duro il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, che, nonostante il ministro si sia già offeso per l’accusa di aver mentito, ha ripetuto: «Sugli esodati si ripetono solo bugie e bugie. I numeri veri ce li ha la Fornero perché tutti gli accordi sui lavoratori in esubero si fanno presso gli uffici provinciali del Lavoro». E la leader della Cgil, Susanna Camusso, chiudendo la manifestazione, ha chiesto al ministro di garantire già martedì, quando riferirà nell’aula del Senato, che ci sarà una soluzione per tutti i lavoratori interessati, affinché «possano semplicemente andare in pensione con le vecchie regole».
I sindacati hanno attaccato il governo anche sul fronte della politica economica. «Abbiamo visto solo il rigore, senza l’equità», ha detto Camusso. Se il governo non cambierà subito, hanno aggiunto i tre leader, Cgil, Cisl e Uil torneranno in piazza.
Mercoledì lo faranno già i pensionati con tre manifestazioni, a Milano, a Roma e a Bari. Lo sciopero generale dei lavoratori non è alle viste, ma solo perché l’estate incombe. Per il resto, i rapporti tra i tre sindacati, che sembrano aver ritrovato l’unità, e il governo Monti sono pessimi: zero concertazione e nessuna richiesta accolta, né sulla riduzione delle tasse per lavoratori e pensionati né sul rilancio dei consumi né sulle misure per l’occupazione. Nemmeno il decreto Passera per la crescita entusiasma Cgil, Cisl e Uil. «Il governo fa tanti annunci, ma di troppi annunci si può anche morire», taglia corto Camusso.

Il Corriere della Sera 17.06.12