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Confindustria: recessione nel 2013 "Siamo nell'abisso, danni come in guerra", di Giuliano Balestreri

I conti pubblici migliorano “vistosamente”, ma “si allontana il pareggio di bilancio”: il prossimo anno il deficit non sarà dello 0,1% come prospettato a dicembre, ma dell’1,6%. E nel 2012 si assesterà al 2,6%. Di più. Secondo gli scenari economici presentati oggi dal Centro studi di Confindustria, la recessione continuerà anche l’anno prossimo, quando il Pil calerà dello 0,3%. “Non siamo in guerra, ma i danni economici fin qui provocati dalla crisi sono equivalenti a quelli di un conflitto e a essere colpite sono state le parti più vitali e preziose del sistema Italia: l’industria manifatturiera e le giovani generazioni”. E lo drammatico scenario delineato dal Csc: “L’aumento e il livello dei debiti pubblici sono analoghi, in quasi tutte le democrazie avanzate, a quelli che si sono presentati al termine degli scontri bellici mondiali. Una sorta di guerra c’è stata ed è tuttora in corso, ed è combattuta dentro l’Europa e dentro l’Italia”. Per Csc “a scatenarla sono stati errori recenti e mali antichi. Gli errori recenti sono stati inanellati nella gestione dell’eurocrisi”.

Tasse e recessione. La recessione italiana già si è dimostrata più intensa e spingendo il Centro studi Confindustria a rivedere al ribasso le stime del Pil. Per il 2012 l’economia calerà del 2,4% contro il -1,6% indicato a dicembre e analoga è la differenza nello scenario per il 2013: da +0,6% a -0,3%, quasi esclusivamente dovuta alla pessima eredità ricevuta dal 2012. Il Csc segnala che il 90% dell’arretramento di quest’anno è già acquisito nel secondo trimestre per cui il calo acquisito stimato è già del 2,1 per cento. “Siamo nell’abisso” dice il direttore del Centro studi, Luca Paolazzi che, tuttavia, prevede “un rientro dell’eurocrisi entro la primavera”. Non aiuta certo la pressione fiscale che, depurata dal sommerso, “schizzerà al 54,6%” nel 2013 dal 54,2% del 2012. Continua la corsa anche della pressione apparente, dal 42,5% del 2011 al 45,1% del 2012 fino al 45,4% del 2013. Le entrate fiscali sono “in forte accelerazione”, +5,2% quest’anno, per poi rallentare al +2,6% nel 2013

Lavoro e consumi. A preoccupare Viale dell’Astronomia è, soprattutto, il forte derioramento delle condizioni del mercato del lavoro: nel 2012 l’occupazione calerà dell’1,4% (-1% già acquisito al primo trimestre) e dello 0,5% nel 2013. Solo sul finire dell’anno prossimo le variazioni congiunturali torneranno positive e, al netto della Cig, il 2013 si chiuderà con 1 milione e 482mila posti di lavoro in meno rispetto al 2008 (-5,9%). La disoccupazione, osserva il Csc prosegue la corsa osservata negli ultimi mesi con il tasso che raggiungerà il 10,9% a fine 2012 (10,4% in media d’anno) e il 12,4% a fine 2013 (11,8% in media d’anno).

“A sei anni dall’inizio della crisi, nel 2013 l’Italia si troverà con un livello di benessere, misurato in Pil pro-capite, del 10% inferiore alla media 2007”. Il Csc calcola un calo “pari quasi a 2.500 euro in meno (prezzi costanti dal 2005)”. Per gli economisti di via dell’Astronomia è “una perdita difficilmente recuperabile in assenza di riforme incisive che riportino il Paese su un sentiero di crescita superiore al 2% annuo come è alla sua portata”. Con un notevole impatto sui consumi: “Quelli delle famiglie diminuiscono nettamente (-2,8%), conseguenza della fiducia al minimo storico, dell’ulteriore riduzione del reddito reale disponibile, della restrizione dei prestiti e dell’aumento del risparmio precauzionale”. Per gli esperti di viale dell’Astronomia, “gli investimenti crollano dell’8,0% per effetto dell’estrema incertezza e del proibitivo accesso al credito bancario”.

Patrimoniale. E non sarebbe certo una soluzione il ritorno alla lira che, anzi, si tradurrebbe per gli italiani nella “più colossale patrimoniale mai varata”. Secondo il Csc gli effetti sarebbe devastanti sul valore delle attività, sul reddito e sulle ricchezze private “perché verrebbero inevitabilmente sottoposte a una radicale tosatura per ristabilire un pò di ordine nel bilancio pubblico e nella giustizia sociale, di fronte al profondo impoverimento della maggioranza della popolazione”.

Le reazioni. Di fronte alla gravità della recessione “bisogna cambiare passo”, secondo il vicepresidente di Confindustria e amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti, con “una ristrutturazione radicale e decisa della pubblica amministrazione e un’armonizzazione delle procedure amministrative per liberare risorse da iniettare come linfa vitale al nostro paese ormai allo stremo”. Nel suo intervento alla presentazione degli Scenari economici del Centro studi, Conti ha detto che i costi amministrativi pesano sulle aziende per oltre 26 miliardi di euro l’anno.

“La crisi non è finita e negli ultimi tempi sembra si stia allungando nel tempo nel nostro paese e in Europa”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi che aggiunge: “Non riconoscere o negare la recessione, come si è fatto per tanto tempo, equivale a scegliere la via di stagnazione o declino che abbiamo seguito per troppo tempo. Noi ci dobbiamo ribellare a questa forme di cecità, che a volte forse non è neanche disinteressata”.

da repubblica.it