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La matematica aiuta a vivere meglio a 30 anni il picco dell’istinto dei numeri", di Elena Dusi

La matematica è un istinto che cresce e invecchia con noi. Come la forza dei muscoli, la capacità di manipolare i numeri si rafforza rapidamente nei bambini, raggiunge il massimo intorno ai 30 anni di età, poi inizia lentamente a decadere. In maniera sempre simile allo sport, un buon allenamento sui banchi di scuola migliora il rapporto con cifre e insiemi. E fa sì che l’agilità nelle operazioni resti intatta nonostante gli anni.
Il senso dell’uomo per la matematica ha la forma di una curva a forma di scudo, con il picco che coincide con la tarda gioventù. L’hanno messa insieme per la prima volta i ricercatori dell’università di Baltimora sottoponendo a un test numerico 10mila persone tra gli 11 e gli 85 anni. Raccogliere un numero così grande di “cavie” è stato possibile grazie a Internet,
che sempre più spesso viene sfruttato negli esperimenti scientifici su larga scala per la sua capacità di riunire grandi coorti di volontari provenienti da tutti i paesi del mondo.
Il test proposto dai ricercatori (ancora disponibile in rete su www.panamath.org) misura una funzione innata del nostro cervello: il sistema numerico approssimativo. Sullo schermo di un computer, per un tempo brevissimo, vengono proiettati due gruppi di cerchi di due colori diversi. I volontari devono decidere quale dei due gruppi è più numeroso. La capacità di soppesare e confrontare due quantità anche senza calcolarne la cifra esatta ha accompagnato la storia della nostra specie. Insieme alla geometria
appartiene (in forme meno specializzate) anche ai bambini di pochi mesi e ad alcune tribù aborigene o amazzoniche che non hanno mai affrontato la matematica sui banchi. Alcuni esperimenti l’hanno riscontrata perfino in scimmie, piccioni e ratti. E i neurologi hanno individuato l’area dell’“istinto per i numeri” nel solco intraparietale: una delle pieghe della corteccia del cervello situata verso la nuca.
Lo studio uscito su
Proceedings of the National Academy of Sciences
(Pnas) conferma che ottenere buoni voti, dalle elementari all’università, rende l’istinto più acuto e meno vulnerabile all’età. Curiosamente però, lo stesso numero della rivista pubblica un altro articolo che bacchetta gli scienziati. Loro per primi sarebbero troppo refrattari all’uso dei calcoli, con buona pace di Galileo secondo cui il grandissimo libro
della natura è scritto in lingua matematica. Le pubblicazioni scientifiche che contengono molte equazioni, secondo lo studio di
Pnas,
vengono citate negli articoli scientifici successivi il 50% in meno rispetto a quelli scritti completamente nel “linguaggio delle lettere”. I ricercatori dell’università di Bristol che hanno misurato la pigrizia numerica dei loro colleghi suggeriscono di migliorare la preparazione matematica dei
laureati nelle materie scientifiche. Ma secondo gli esperti di Baltimora, svolgere più operazioni sui banchi può migliorare l’“istinto dei numeri” nella popolazione in generale, aiutando chi invecchia a mantenere l’agilità mentale. «Abbiamo scoperto — scrivono gli autori — che la sensibilità ai numeri cresce durante l’età scolare e diventa massima intorno ai 30 anni. Questo miglioramento è comune a tutti, ma ci
sono profonde diffidenze tra individui della stessa età. Quelli che vanno meglio in matematica a scuola, restano i più bravi per tutta la vita». Il sistema numerico approssimativo serviva ai nostri antenati a misurare, ancorché a spanne, il mondo della natura per decidere quale fonte di cibo era più abbondante o per darsi alla fuga nel momento in cui i nemici erano troppo numerosi. Oggi saper confrontare due insiemi può aiutare a scegliere la fila più corta o a sommare a grandi linee le calorie introdotte con la dieta. Cambiato il contesti, affidarsi al senso del cervello per i numeri conviene ancora.

La Repubblica 29.06.12