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"Senza libri, Napoli perde la sua anima", di Massimiliano Amato

È una corsa contro il tempo: oggi pomeriggio, riunione plenaria con la partecipazione di molti amministratori del Napoletano, accorsi al capezzale di uno dei templi della cultura laica europea e dei parlamentari eletti in città. Venerdì, incontro tra Gerardo Marotta, presidente e «anima» dell’Istituto italiano di Studi Filosofici, e Guido Trombetti, già rettore della Federico II, oggi assessore della Giunta regionale di centrodestra. Il «siluro», denuncia Marotta, è partito proprio da Palazzo Santa Lucia: la revoca di una serie di delibere adottate durante l’era Bassolino, che condanna all’esilio da Napoli una delle più fornite e prestigiose biblioteche d’Occidente.

C’è l’anima e il sangue della grande cultura europea, dal Seicento in poi, nei milleseicento scatoloni che l’ultimo giacobino di Napoli ha malinconicamente chiuso e spedito provvisoriamente a Casoria, nel capannone di un’ex azienda ottenuto grazie all’intercessione di un amico imprenditore. Trecentomila volumi, molti rarissimi, un’infinità di «prime edizioni»: dall’En- cyclopedie di Diderot e D’Alembert agli scritti di Giordano Bruno, alle opere di Benedetto Croce. Passando per Filangieri, Genovesi, Kant, Hegel, Fisher. Un patrimonio stimato in dieci milioni di euro, da qualche giorno senza più fissa dimora, dopo l’ultimo intimo di sfratto ricevuto dall’avvocato amministrativista geloso custode delle memorie della Repubblica Partenopea del 1799. «Mi sono esposto personalmente – racconta Marotta – vendendo alcune proprietà di famiglia: un attico a Roma e una villa settecentesca a Napoli». Ma i soldi, complici anche i tagli decisi dai governi Berlusconi e da quello in carica, sono finiti presto. Da tre anni l’Istituto di Palazzo Serra di Cassano a Monte di Dio, non prende più un centesimo di contributi pubblici. E la biblioteca, frequentata da intere generazioni di studiosi provenienti da tutto il mondo, è stata costretta a migrare nel deserto postindustriale, da incubo wenderiano, dell’hinterland cittadino, per evitare l’onta di una visita dell’ufficiale giudiziario. La situazione è precipitata all’improvviso, ma questa storiaccia ha radici lunghe. E profonde.

La giunta Bassolino, di concerto con la Sovrintendenza, aveva destinato a sede definitiva dei trecentomila volumi un palazzo un tempo di proprietà del Coni in piazza Santa Maria degli Ange- li, a poche decine di metri dallo storico portone di Palazzo Serra di Cassano, chiuso dopo la decapitazione dei rivoluzionari del ’99 vittime della reazione sanfedista e significativamente riaperto dallo stesso Marotta nel 1993, quando Antonio Bassolino fu eletto sindaco di Napoli.
Ma una delibera dell’anno scorso dell’amministrazione Caldoro ha stabilito diversamente. Ha deciso, cioè, che in quei locali saranno prioritariamente ospitati i libri ottenuti in dono dalla Regione. Tanto per dire: se avanzerà dello spazio, Giordano Bruno e Immanuel Kant dovranno convivere con «A tavola con il porco», manuale di gastronomia di sconosciuto autore vesuviano. Marotta se la prende con il «blocco sociale che impedisce ogni rilancio della cultura cittadina, ormai legata solo alle feste di piazza: imprenditori e politici corrotti che rischiano di irretire anche Caldoro e de Magistris, due ottime persone». Proprio il sindaco, a luglio, aveva avviato un tentativo di mediazione.

Ora, attende che il governatore rientri dalle ferie di agosto per riprendere la questione di petto. Ma il tempo stringe, e una robusta catena di solidarietà si è già andata saldando, anello dopo anello. In campo è sceso Vittorio Emi-iani, presidente del Comitato per la Bellezza, un attestato di vicinanza è arrivato dal sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci, che ha messo a disposizione le biblioteche della sua città per ospitare la preziosa collezione. Ma per Napoli sarebbe un colpo troppo duro da digerire: e allora, dall’amministrazione comunale di San Giorgio a Cremano, a guida Pd, è giunta la proposta di trasferire gran parte dei volumi a Villa Bruno, la Cgil regionale ha messo a disposizione alcune stanze della sua sede al Vasto, mentre negli ultimi giorni è tramontata anche l’ipotesi di allocare la collezione nei locali ristrutturati del monumentale complesso dell’Albergo dei Poveri, in piazza Carlo III. Soluzione, questa, caldeggiata dallo stesso Marotta. Per ora, i libri restano impacchettati nel capannone industriale di Casoria. Marotta ha voluto accompagnarli di persona, come un padre premuroso che vede allontanarsi i suoi figli. Tenace e combattivo come sempre, l’ultimo giacobino di Napoli ha tratto la città dal torpore agostano presiedendo un’affollata assemblea nella sede dell’Istituto. Una grande e ululante camera di compensazione della città ferita a morte, in attesa di un auspicabile (ma tutt’altro che scontato) dietrofront della Regione.

L’Unità 28.08.12