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Boldrini: "Basta insulti alla Kyenge, è indegno"

«È indegna di un Paese civile la serie di insulti che – soprattutto da alcuni siti in rete, ma non solo – si sta rovesciando sulla neoministra Cècile Kyenge». In difesa del neo-ministro modenese si schiera il presidente della Camera, Laura Boldrini. «Come molti e molte, nel vederla giurare al Quirinale ho avvertito anche io che l’Italia stava facendo un passo avanti importante non solo per i “nuovi italiani”, ma per tutti noi, perché capiamo finalmente quanto ricco, contemporaneo e antico al tempo stesso, sia l’incontro tra le culture. Questo percorso può non piacere a tutti. Però non è in alcun modo tollerabile la volgarità razzista mirata contro una persona per il colore della pelle. La libertà di espressione non c’entra: in alcuni siti si pratica un sistematico incitamento all’odio razziale, che resta un reato anche se espresso via web. E molto gravi sono anche le parole usate da qualche esponente politico, che vanno ben oltre il legittimo dissenso sulle iniziative che Cècile Kyenge intende promuovere. Ritengo inaccettabile che queste bassezze possano, anche grazie alla compiacenza di una parte dell’informazione, entrare nel circuito della discussione politica senza suscitare l’esecrazione che meritano. Ci tengo peraltro a ricordare che la riforma della legge sulla cittadinanza è cara non solo alla neoministra. Con molti di noi, da tempo e in prima fila, la sollecita il Presidente Napolitano. Buon lavoro, Cecile». A distinguersi nelle offese alla Kyenge è l’eurodeputato leghista Mario Borghezio: «Questo è un governo del bonga bonga, vogliono cambiare la legge sulla cittadinanza con lo ius soli e la Kyenge ci vuole imporre le sue tradizioni tribali, quelle del Congo. Lei è italiana? Il paese è quello che è, le leggi sono fatte alla cazzo». Borghezio cita le battaglie della Kyenge contro il Cie e il caso dei due fratelli bosniaci fatti liberare, uno dei quali poi arrestato per furto. «Questo abbiamo come ministro». Ma se questo è un lampo di polemica politica, tutto il resto sconfina nel dileggio. Ecco alcuni passaggi del Borghezio-pensiero: «La parola “negra” in Italia non si può dire, ma solo pensare. Fra poco non si potrà neanche dire clandestino, si dirà sua eccellenza… Verrebbe da chiedere la carta di identità del Congo perché almeno là non fanno ministri così… e poi gli africani sono africani, appartengono a un etnia molto diversa dalla nostra. Non hanno prodotto grandi geni, basta consultare l’enciclopedia di Topolino. Kyenge fa il medico, gli abbiamo dato un posto in una Asl che è stato tolto a qualche medico italiano». Purtroppo Borghezio non è il solo che prende di mira il ministro modenese per il colore della pelle: fioccano gli insulti sulla sua pagina Facebook. Scrive per esempio Alberto: «Mentre noi si faceva Roma, si inventava il telefono e lo Stato sociale, il Sacro romano impero, si costruivano strade e lebbrosari ospedali e palazzi in Abissinia… questi giocavano al salto della banana». Viene aggredito verbalmente anche chi prova a difendere il ministro: «La tua intelligenza li sommergerà, buon lavoro viva l’Italia senza frontiere», scrive Rosaria nel suo messaggio di solidarietà a Cecile. Max replica: «La m… sommergerà te (e non solo)». Ed Ernesto: «Santa Boldrini dei clandestini, mi sta dicendo che chi non è d’accordo con la negra congolese e con lei kompagna flaccida è un razzista? È questa l’idea di democrazia che hanno queste persone?». Le difficoltà, economiche e non solo, che ci sono in Italia sembrano essere tra i motivi dell’astio di Gio nei confronti del ministro congolese: «Qua in Italia non c’è pane per tutti. Gli italiani che non hanno da mangiare o che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese, si ammazzano: non vanno a fare i clandenstini in altri Paesi o farsi campare a sbafo da altri governi».

La Gazzetta di Modena 01.05.13

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