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"I sindacati: meno tasse su lavoratori e imprese che assumono", di Giorgio Pogliotti

Ridurre le tasse ai lavoratori dipendenti, ai pensionati e alle imprese che intendono assumere nel biennio, destinando a tale scopo le risorse derivanti da «un’efficace lotta all’evasione fiscale », da punire come «un reato con rilevanza penale». Al Governo che si è appena insediato Cgil, Cisl e Uil presentano un documento unitario che individua nel fisco la priorità di intervento. A distanza di cinque anni dall’ultima volta, gli esecutivi unitari si sono riuniti ieri per chiedere che «il tema del lavoro torni al centro delle scelte politiche ed economiche», indicando tra i provvedimenti urgenti il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga e il completamento della salvaguardia dei cosidetti “esodati”. A queste misure ha fatto riferimento anche il neo premier nel discorso programmatico, come riconoscono gli stessi sindacati. «Da Letta abbiamo ascoltato titoli interessanti – commenta la leader della Cgil, Susanna Camusso -, ma la domanda è sempre la stessa: le risorse dove si trovano e come si redistribuisce il reddito? ». Il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, si sente «rassicurato » dal Governo «composto da gente che, pur appartenendo a diversi schieramenti, non si è fatta notare per vis polemica». I governi «li giudichiamo dai fatti » aggiunge il segretario della Uil, Luigi Angeletti, «aspettiamo che alle enunciazioni corrispondano le decisioni». Quanto alla riforma dell’Imu, peri sindacati bisogna esonerare dal pagamento solo i possessori di un’unica abitazione, con un tetto riferito al valore dell’immobile. «Ci interessa che Letta abbia detto che a giugno non ci sarà la rata dell’Imu» spiega Bonanni, che considerala tassa una «patrimoniale sui poveri». Ma la priorità per il sindacato è avere un fisco più giusto. «A noi non va bene abolire tout court l’Imu – aggiunge la Camusso – perché così le risorse verrebbero sottratte a politiche più necessarie. Bisogna scegliere e difendere le persone che hanno una sola casa, non chi ha venti ville». Su rappresentanza e democrazia sindacale, i sindacati hanno definito un testo unitario da portare i16 maggio al tavolo con Confindustria per cercare un accordo. Per la rilevazione e la certificazione della rappresentatività il criterio si basa sul mix tra iscritti e voto proporzionale delle Rsu. In assenza delle Rsu varrà solo il numero degli iscritti, ma l’impegno è a confermare le Rsu laddove esistenti. Altro caposaldo, la titolarità della contrattazione nazionale per i sindacati firmatari con i15% della rappresentanza per ogni contratto. Inoltre, gli accordi saranno definiti dai sindacati che rappresentano almeno il 50%+1 della rappresentanza e dalla consultazione certificata dei lavoratori, a maggioranza semplice, con modalità stabilite dalle categorie per ogni singolo contratto nazionale. «Dopo molto tempo abbiamo un’ipotesi unitaria – spiega la Camusso Speriamo che tutti convengano sulla necessità dimettere fine alla stagione delle divisioni». Il documento sindacale sollecita il rilancio di politiche anticieliche, dando la possibilità ai Comuni che hanno risorse, di fare investimenti ed avviare i cantieri già deliberati, fuori dal patto di stabilità. Il pagamento dei crediti alle imprese è «un primo segnale positivo», bisogna ammodernare la pubblica amministrazione «non attraverso tagli lineari, ma con la riorganizzazione, con il contenimento della legislazione concorrente, eliminando tutte le formalità inutili che rallentano le decisioni». Per sostenere la crescita «occorre investire nella scuola pubblica, nell’università, nella ricerca pubblica e privata». Altri capisaldi sono la riduzione dei costi della politica, il riordino e la semplificazione dell’assetto istituzionale ed amministrativo del Paese, il taglio degli sprechi e dei privilegi. Insieme a una politica industriale che «rilanci le produzioni, valorizzando le imprese che investono in innovazione e salvaguardano l’occupazione». A sostegno di questa piattaforma Cgil, Cisl e Uil lanciano una mobilitazione con iniziative territoriali a partire dall’il maggio e una manifestazione nazionale i122 giugno a Roma. Oggi l’appuntamento é a Perugia, città teatro a marzo di un «dramma del lavoro» – due impiegate della Regione sono state uccise da un imprenditore che si è suicidato – dove si terrà la manifestazione del Primo maggio.

Il Sole 24 Ore 01.05.13