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I sindacati: il governo dimentica la scuola. "Manca nel programma dei 100 giorni", di Salvo Intravaia

Scuola “dimenticata” tra le priorità dei primi 100 giorni di governo. E scoppia la polemica di sindacati e pezzi del Pd che ricordano al premier Letta i sacrifici che scuola e insegnanti sono stati costretti a fare negli ultimi 5 anni. Il primo a rompere gli indugi è il segretario generale della Cisl scuola, Francesco Scrima, che parla di grandi assenti, riferendosi a istruzione e formazione. Scrima ricorda al governo come “cento giorni, o poco più, sono anche quelli che ci separano dall’avvio di un nuovo anno scolastico, che vorremmo si aprisse in un clima finalmente nuovo e diverso”.

“Non chiediamo – continua i l leader della Cisl scuola – soltanto un recupero di giusta considerazione per una categoria che ha visto negli ultimi tempi diminuire i riconoscimenti e aumentare enormemente i fattori di disagio; è il paese ad aver bisogno di una politica che consideri istruzione e formazione come leve strategiche per la ripresa della crescita”. E “occorre dare un segnale forte ed esplicito di considerazione”, almeno sulle grandi emergenze “edilizia scolastica, stabilizzazione del lavoro, adeguato riconoscimento delle professionalità”, se davvero, citando lo stesso premier, si vuole “ridare entusiasmo e mezzi idonei agli educatori che in tante classi volgono il disagio in speranza”.

Dopo 132mila posti di lavoro e 3 miliardi tagliati nella scuola, la Flc Cgil è ancora più esplicita. “Il governo – dichiara Mimmo Pantaleo – non può ignorare tra le priorità la scuola pubblica. Dopo i tagli epocali della Gelmini e quelli della spending review del governo Monti è necessario investire in istruzione, formazione e ricerca”. La Cgil chiede al governo di fare retromarcia su scuola e formazione perché “l’effetto dei tagli e delle controriforme di questi anni rischiano di avere effetti devastanti anche nel futuro”. Lunghissimo l’elenco delle priorità per la scuola segnato da via Serra: “aumento degli organici, piano di stabilizzazione per i precari, edilizia scolastica, rinnovo dei contratti nazionali e lotta alla dispersione scolastica”.

“Non è più tempo di annunci ma di fatti!”, dichiara Pantaleo che invita la ministra Maria Chiara Carrozza ad “attivare immediatamente il tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali su questi temi che hanno bisogno di condivisione”. Anche per la Uil scuola l’istruzione deve entrare tra le priorità del governo. Ma a tirare per la giacca i premier Letta sull’istruzione ci pensano anche i suoi compagni di partito. Per l’ex ministro della Pubblica istruzione, Beppe Fioroni, “è indispensabile aggiungere tra le priorità del governo anche la scuola”. Se si saltano, infatti, i prossimi cento giorni – continua il parlamentare del Pd – se ne dovrà riparlare direttamente nell’anno scolastico 2014/2015″. E la scuola non può più aspettare.

“La scuola – ricorda Fioroni – ha bisogno di discontinuità e interventi: in queste ore si stanno concretizzando ulteriori tagli decisi ben prima del governo Letta, tagli che rischiano di mettere in discussione persino il diritto alla scuola materna”. Invito, ripreso anche dalla neosenatrice del Pd, Francesca Puglisi, capogruppo in commissione Istruzione a palazzo Madama. “Un governo di servizio deve intervenire anche sulle emergenze che sta vivendo la scuola dopo 5 anni di tagli dissennati. Il Pd le ha individuate da tempo con la propria elaborazione programmatica. Le offriamo al governo e il contributo concreto arriverà anche dal Parlamento”.

Per la parlamentare “occorre rendere effettivo il passaggio all’organico funzionale, stabilizzando coloro che lavorano su posti vacanti” e utilizzare i pensionamenti dei prossimi anni per stabilizzare 10mila giovani insegnanti”. E ancora “tempo pieno alla primaria e tempo scuola nella secondaria di primo e secondo grado per accompagnare tutti, non uno di meno al proprio successo formativo e scolastico”. Per “lo sviluppo di un paese – dichiara la senatrice Pd, Rosa Maria Di Giorgi – è fondamentale tornare a investire subito su scuola, formazione e università”. “Siamo ultimi in Europa – conclude – per fondi spesi in cultura e penultimi per quelli destinati all’istruzione”

La Repubblica 14.05.13

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