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"Ultimatum di carrozza. Più soldi alla scuola o non faccio il ministro", di Pietro Piovani

O si trovano più soldi per la scuola pubblica oppure io smetto di fare il ministro dell’Istruzione. Maria Chiara Carrozza ha occupato il suo ufficio da neanche un mese, ma subito si è scontrata con lo stesso ostacolo che ha fermato tutti i suoi predecessori: la mancanza di risorse. Interpellata da Radio24, ha dipinto un quadro che in verità già tutti conoscevano: «Siamo in una situazione drammatica. Dobbiamo mettere in sicurezza le nostre scuole, dobbiamo metterle in grado di proteggere i nostri bambini, non di metterli a rischio. Abbiamo bisogno prima di tutto di un investimento nell’edilizia scolastica, e poi abbiamo bisogno di più insegnanti». E se non si trovano i finanziamenti? Si devono trovare, risponde la Carrozza, «perché altrimenti devo smettere di fare il ministro dell’Istruzione».
IL SISTEMA PUBBLICO
Il ministro non parla genericamente di istruzione, ma specifica che la sua richiesta è per «un reinvestimento nel servizio pubblico e nella scuola pubblica». Una definizione che sembra voler fugare i dubbi e le polemiche nate dopo le sue dichiarazioni a proposito del referendum sulla scuola privata indetto a Bologna (di fatto si è schierata per il no al blocco dei fondi destinati agli istituti paritari). La Carrozza insomma ribadisce che la priorità è il rilancio del sistema di istruzione pubblico, è lì che bisogna investire. Dunque si devono ristrutturare gli edifici scolastici, e assumere nuovi insegnanti. «Credo che il futuro del nostro Paese si possa giocare con un esercito di nuovi insegnanti, che davvero ci permettano di migliorare la qualità del servizio».
I TAGLI
Nel periodo compreso tra il 2007 e il 2011 la scuola ha perso 122 mila dipendenti, tra insegnanti e personale non docente. Nel triennio 2008-2011, la scuola ha subito tagli di spesa per ben 4 miliardi, e il sacrificio è proseguito nel 2012 anche se ancora non ci sono cifre ufficiali. Siamo il Paese europeo che destina meno risorse all’istruzione, appena il 4,24% del pil (la Francia e la Gran Bretagna superano il 6%, la Danimarca e l’Islanda sfiorano l’8%). È da qui che nasce la «situazione drammatica» denunciata dal ministro. Che aggiunge: «Dobbiamo lavorare su questo, altrimenti come facciamo a parlare di crescita?». E al di là dell’aspetto economico c’è quello umano: quel 25% di giovani italiani tra i 15 e i 29 anni di età che non studiano più ma non trovano un lavoro. «Per me questo è un dramma che non mi fa dormire la notte» dice ancora il ministro.
LE RISPOSTE
Alessandro Cattaneo, sindaco di Pavia e presidente dell’Anci (l’associazione dei Comuni italiani) si dice «completamente d’accordo» con la Carrozza e auspica in particolare «l’individuazione di risorse per l’edilizia scolastica, vera emergenza nazionale». Nicola Fratoianni di Sel approva: «Fa piacere che il ministro dica quello che sosteniamo da tempo noi». Il segretario del Prc Paolo Ferrero invece è sarcastico: «Vuole dimettersi? Lo faccia pure. Non è difendendo la scuola privata che si comincia a reinvestire nel pubblico».

Il Messaggero 25.05.13