Giorno: 30 Maggio 2013

"Migliaia di micro-cantieri riapriranno per l’Italia un jolly da 20 miliardi", di Ettore Livini

L’addio alla procedura Ue per debito eccessivo potrebbe regalare all’Italia un jolly a sorpresa (valore stimato 20 miliardi) da giocare sul tavolo delle infrastrutture. Riaprendo la storia infinita delle grandi opere e – soprattutto –– regalando a cascata una boccata d’ossigeno alle migliaia di micro-cantieri per la manutenzione ordinaria del Belpaese (strade, scuole, fogne, fiumi), bloccati da tempo tra le maglie strette del patto di stabilità e il dogma teutonico del tetto deficit/Pil al 3%. La partita per attivare questo tesoretto si giocherà nelle prossime settimane, quando il governo Letta busserà a Bruxelles chiedendo di “sterilizzare” dal deficit tricolore, almeno in parte, gli investimenti in infrastrutture inserite nei corridoi strategici europei (Helsinki-Brennero- Palermo, Lione-Torino-Venezia-Kiev e Genova Rotterdam). Le cifre in ballo sono importanti: 39 miliardi già spesi, difficili a questo punto da recuperare, e poco più di 20 ancora da spendere. Una pioggia d’oro che – se la Ue dirà sì – potrà dare una mano decisiva a far ripartire l’economia tricolore. IL “Cantiere Italia” prova, con la benedizione della Ue, a riaprire i battenti. …

"O si cambia o si muore", di Claudio Sardo

L’Italia ha bisogno delle riforme istituzionali E non può più tornare al voto con il Porcellum. Si tratta ormai di bisogni vitali della nostra democrazia, che rischia di essere travolta dal discredito, dall’impotenza, dalla crisi sociale. La giornata parlamentare di ieri ha formalizzato l’impegno in una mozione. Enrico Letta lo ha reso solenne, ribadendo che la vita stessa del governo sarà legata al raggiungimento dell’obiettivo. Alle sue spalle c’è la determinazione del Capo dello Stato, il quale ha già chiarito che non sopporterà l’ennesimo fallimento: se il processo riformatore verrà interrotto, Giorgio Napolitano si dimetterà rendendo drammatica la crisi di sistema e cercando di tagliare la strada ad eventuali profittatori della rottura. Tuttavia i nodi sono ancora aggrovigliati. E il confronto di ieri – compresa la frattura nel gruppo Pd – dimostrano che la strada per uscire dalla seconda Repubblica è quanto mai accidentata. Bisognerebbe anzitutto sconfiggere la cultura populista – dalla «religione del maggioritario» al mito del premier eletto dal popolo, e dunque «unto del Signore» – che si è sovrapposta alla cultura costituzionale, …

"Al bando i pesticidi che uccidono le api", di Carlo Petrini

Quando trent’anni fa l’Europa decise di mettere al bando la carne di animali allevati con gli ormoni, lo fece sulla base della constatazione che i consumatori non si fidavano più come prima di questi prodotti. E una celebre sentenza stabilì che, pur mancando l’evidenza scientifica incontestata del pericolo connesso al consumare quella carne, l’averla proibita per proteggere il mercato europeo dagli effetti della sfiducia era cosa giusta e meritevole di salvaguardia. Quando vent’anni dopo venne firmato il trattato che inaugurava il Wto, uno dei suoi primi corollari fu che, senza la valutazione scientifica della pericolosità, nessun paese può proibire alle merci provenienti da un altro di entrare. E questo ha riaperto la questione della carne americana agli ormoni, cui seguirà subito dopo la questione degli Ogm. Perché i grandi gruppi che hanno interesse a questo mercato premono e la navicella delle istituzioni continentali stenta, e non poco, a tenere la rotta in certi marosi. Qualcuno penserà: però è giusto evitare il protezionismo e basare i divieti sui dati scientifici. Vorremmo e potremmo obiettare che non …

"La caccia al tesoretto", di Massimo Riva

Una buona e una cattiva notizia. La prima, attesa, riguarda la chiusura della procedura d’infrazione per deficit eccessivo formalizzata dalla Commissione Ue. La seconda, meno scontata, viene dalle più aggiornate previsioni dell’Ocse che danno in peggioramento le stime della crescita e della disoccupazione. Un’autentica doccia fredda sui pur timidi entusiasmi che potrebbe suscitare la decisione annunciata da Bruxelles. Il cammino dei nostri conti pubblici resta, dunque, quanto mai stretto e i possibili margini di manovra quanto mai esigui. Chi vagheggiava che la fine del contenzioso comunitario avrebbe dischiuso le porte di chissà quali tesoretti fiscali da dispensare ai contribuenti a maggior gloria dei governanti, si trova ora ricondotto bruscamente al confronto con una realtà contabile che non concede né indulti né amnistie. Il fatto che Bruxelles abbia archiviato la procedura contro il nostro paese offre di certo non piccole opportunità. La prima è che dovrebbe consolidarsi il clima più favorevole in atto sui mercati finanziari dove — anche grazie alle politiche monetarie espansive di Usa e Giappone — sta diventando sempre meno costoso il sostentamento …