attualità, politica italiana

“I trucchi del Cavaliere”, di Piero Colaprico

È crollata, per la seconda volta in un mese, la trincea delle “cene eleganti”. E adesso sulla testa di Berlusconi aleggia l’accusa di “corruzione in atti giudiziari”. Un’accusa inedita per il Cavaliere. Nella sua villa di Arcore funzionava, e questo ormai lo dicono ben due sentenze, un fiorente mercato del sesso, con prostitute, show girl e minorenni. Per coprire quello scandalo, Berlusconi ha mentito e fatto mentire: ma, così suggerisce la sentenza di ieri, ha seminato troppe tracce. Tant’è vero che, accanto alle ragazze a pagamento, è ormai lo stesso tandem legale Ghedini-Longo a incamminarsi verso una nuova, forse devastante inchiesta, che già viene chiamata
Ruby-ter.
I fatti sono semplici e vanno messi insieme se si vuol capire la situazione. Lo scorso 24 giugno l’ex presidente del Consiglio è stato condannato a sette anni di carcere. Colpevole di concussione e di essere stato il cliente di una prostituta minorenne, con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Ieri c’è stato — e poteva accadere altrimenti, visto che numerose prove erano le stesse? — il bis: condanna totale da parte della quinta sezione penale per i tre “intermediari” di Arcore.
La stessa pena del cliente, sette anni, piove addosso ai suoi fedelissimi, e cioè il procacciatore Lele Mora, ex agente di spettacolo, e al selezionatore Emilio Fede, ex direttore del Tg 4. Cinque anni piombano anche su
Nicole Minetti. Assolta per quanto riguarda Ruby, che, minorenne, alla villa di Berlusconi era arrivata grazie agli altri due. Ma colpevole per aver favorito la prostituzione delle maggiorenni, gestendo le case gratis e spicciando faccende per loro e per il ricchissimo cliente.
Così com’era successo il 24 giugno nel processo Ruby-Silvio, anche ieri segue, alle condanne, una postilla. Il presidente Anna Maria Gatto, così come aveva fatto il giudice della quarta penale Giulia Turri, chiede di trasmettere in procura gli atti che riguardano le false testimonianze di decine di papi-girl. Ma — attenzione, questo è il passaggio cruciale — da ieri, tra queste, c’è Karima El Mahroug, un tempo Ruby Rubacuori.
In aula Ruby voleva, così assicurava, «dire la verità». Aveva protestato con tanto di cartelli sulle scalinate del tribunale. Seduta sulla sedia dei testimoni s’era però «persa» dietro troppi «non ricordo» e molteplici bugie, tanto da essere stata più volte avvertita e richiamata dal giudice. Ma poteva Ruby fare diversamente? È stato Berlusconi, che amava trascorrere varie serate hard con ballerine, minorenni e prostitute, a imporre a tutti i suoi l’incredibile trincea dell’ “erano solo cene eleganti”. E tutti, avvocati compresi, hanno ubbidito a questa “impresa”. Resa però impossibile — chi ha letto le carte e seguito le udienze non può non saperlo — sia dalla montagna di prove portata dall’accusa, sia dalla storia di questa ragazza scappata di casa la prima volta a 13 anni, arrivata a Milano a 17, in cerca di fortuna e di banconote da 500 euro, e fatta uscire dalla questura di via Fatebenefratelli dopo che Berlusconi aveva chiamato personalmente.
Poi Ruby era finita male, la polizia era tornata a occuparsi di lei: e non solo la polizia. Nella notte tra il 6 e il 7 ottobre 2010 (su www. repubblica. it c’è l’audio) Ruby venne interrogata a Milano dall’avvocato e politico forzista Luca Giuliante. Lei, ancora minorenne, raccontò di essere stata interrogata dai magistrati. E di aver parlato anche delle «scene hard con il pr…, con la persona». Tre mesi dopo, a gennaio, quando l’inchiesta giudiziaria arrivò allo zenit pubblico con le perquisizioni di alcune ospiti fisse del bunga bunga, Minetti compresa, Berlusconi le convocò tutte ad Arcore. Alla presenza — attenzione — dei suoi avvocati. Per dire, far dire o forse concordare che cosa, se già nelle perquisizioni in via Olgettina e a Napoli erano stati trovati, nei vari appartamenti, verbali d’interrogatorio difensivi?
I giudici dei due processi sono certi. Moltissime ragazze — circa una quarantina poco dopo la riunione di Arcore cominciarono a prendere uno stipendio di circa 2mila e 500 euro mensili — hanno mentito. Un reato — questo dicono due sentenze di primo grado — è stato dunque commesso. Quale? Subornazione di testimoni? Oppure, come già accaduto nel procedimento contro l’avvocato inglese David Mills, “corruzione di testimoni”?
In quel caso — è noto — Mills venne condannato come teste corrotto, ma Berlusconi, presunto corruttore, si salvò dai possibili guai grazie alla prescrizione del reato. Ora? Per questi reati, di sesso, concussione e falsa testimonianza, la prescrizione non è né a portata di mano, né di leggi ad personam. E già a ottobre, quando gli atti dei processi e le motivazioni delle sentenze saliranno in procura, si capirà se Berlusconi rischia — insieme con i suoi avvocati, le sue amiche, il cantante Apicella e persino il povero papà di Ruby — un altro giudizio immediato.

La Repubblica 20.07.13