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“A fine anno 3,5 milioni di disoccupati”, di Massimo Franchi

I segnali di ripresa ci sono, ma non sul fronte occupazione. Anzi. A fine anno, secondo la Cna, sarà sfondata la quota di 3,5 milioni di disoccupati con un aumento di ben 400mi1a posti di lavoro in meno rispetto agli ultimi dati di giugno. La confederazione dell’artigianato e della piccola e media impresa dunque non vede la ormai celeberrima «luce in fondo al tunnel». Il suo Centro studi, elaborando i dati sulle richieste di ore di cassa integrazione, parla apertamente di «allarme rosso» perché l’Italia ha raggiunto il picco più basso nel numero degli occupati: i 22,5 milioni circa di fine giugno sono il valore più basso del nuovo secolo con una emorragia di ben 407mi1a unità rispetto allo stesso periodo del 2012, che equivalgono all’1,8% in meno.

ALLARME CNA Situazione difficile specie per i settori dell’industria e delle costruzioni. Sono loro ad aver «sofferto la crisi degli ultimi cinque anni», ma «risultano anche in questa fase i settori più esposti al rischio di ulteriori emorragie occupazionali, presentando entrambi incrementi consistenti delle ore autorizzate (+6,4% l’industria e +13,7% le costruzioni) e una perdita potenziale complessiva di circa 263mi1a posti di lavoro (rispettivamente 224mi1a unità nell’industria, che assorbe il 67,3% delle ore complessivamente autorizzate, e circa 39mila unità nel settore delle costruzioni) ». Industria e costruzioni sono poi settori fondamentali per l’artigianato, «caratterizzato da una presenza rilevante di queste attività». Il numero di ore di cassa integrazione autorizzate per l’artigianato è risultato pari a circa 46 milioni di ore, con un aumento del 9,8% rispetto al 2012. Le previsioni della Cna sono fosche anche in questo caso: «L’utilizzo effettivo di queste ore si traduce in una perdita potenziale di quasi 28mila posti nell’artigianato». Rilevante anche la perdita occupazionale stimata per il settore del commercio: 4lmila posti di lavoro a rischio, corrispondenti a 67milioni di ore autorizzate. Ma diversamente che per l’industria e le costruzioni, il numero di ore richieste nei primi sei mesi del 2013 in questo settore diminuisce in maniera rilevante (-12,0%) rispetto all’anno precedente. Altro settore che non se la passa bene è quello del turismo. In piena alta stagione arrivano cattive notizie da una ricerca della Coldiretti commissionata a Ipr marketing. Per l’associazione degli agricoltori solo il 64% degli italiani che ha scelto di andare in ferie e questo ha «causato la perdita di almeno 25mila posti di lavoro nel settore della ristorazione turistica, dove tradizionalmente trovano opportunità di occupazione stagionale soprattutto i giovani ».

PART-TIME «COATTO» PER 9 SU 10 L’Istat intanto segnala un fenomeno correlato alla crisi molto negativo. Il boom negli ultimi cinque anni dei lavoratori sottoccupati part time: persone costrette a passare al tempo parziale. Secondo l’ente statistico nazionale su 605mila sottoccupati part time, valore più alto di sempre, con un aumento di 154mila 2011 (+34,1%) e di 241mila rispetto al 2007 (+66,1%), ben nove su dieci sono a carattere involontario. Lavorano in media per 16 ore a settimana, ma vorrebbero lavorarne 36. In particolare, il 28% vorrebbe svolgere fino a 34 ore e il 72% sarebbe disponibile a lavorare 35 ore o più. In Italia la sottoccupazione part time riguarda il 2,4% della forza lavoro, una quota inferiore alla media europea (3,8%). L’incidenza per gli uomini è dell’1,5% e per le donne del 3,6%.

L’Unità 17.08.13