attualità, politica italiana

“I veri nemici della Carta”, di Carlo Galli

La Costituzione è ora al centro della politica. Torna a unire e torna a dividere. Non è una cattiva notizia, di per sé: almeno, si parla di cose serie e non di escort. Del progetto di una vita civile improntata alla democrazia, e non di ridicole e tracotanti pretese di immunità dalla legge. Tuttavia, si deve stare attenti a definire i fronti polemici, le linee d’amicizia e d’inimicizia: ci sono molti modi di difendere e di attaccare la Costituzione, che vanno distinti con accuratezza. C’è il modo della destra, di sostanziale estraneità – storica, politica, valoriale – rispetto alla Carta; il modo di chi ignora che cosa significhi «fondata sul lavoro», di chi critica come «bolscevica» l’indicazione della responsabilità sociale dell’impresa, di chi teorizza la disuguaglianza, di chi detesta la Resistenza. È un modo che conosciamo, purtroppo, da vent’anni; e contro di esso molti che oggi paiono divisi hanno a suo tempo combattuto uniti.

C’è poi il modo del movimento di Beppe Grillo; un finto amore per la Costituzione – della quale in realtà non si condivide l’impianto di fondo, ovvero la centralità della democrazia rappresentativa – che serve, strumentalmente, a fare dell’anti-politica qualunquistica, ad accusare «loro» di stuprare la Costituzione, difesa però dai valorosi scudieri della innocente pulzella. E deve invece essere chiaro che chi per difendere la Costituzione attacca e delegittima il Parlamento e i partiti in realtà la oltraggia.

C’è poi l’amore vero per la Costituzione, quello di chi ne vuole salvare lettera e spirito, e non per conservatorismo feticistico-accademico ma per realizzarla nelle sue molte potenzialità ancora inespresse. Non v’è dubbio che fra questi amanti della Costituzione vi siano gli organizzatori della manifestazione di ieri. Il cui limite – che va menzionato, insieme all’apprezzamento per la loro passione civile e per il loro tentativo, in verità non sempre riuscito, di non dare toni antipolitici e antipartitici alla loro posizione – è di rivolgere tutta la loro energia polemica verso altri amici della Costituzione. Verso chi, come il Pd, l’ama di un amore parimenti intenso; verso chi, proprio sapendo, come loro, che la vera rivoluzione, in questo Paese, sarebbe applicarla e realizzarla, è anche preoccupato che essa sia travolta dalla crisi economica e sociale devastante che stiamo attraversando, che resti sepolta sotto le macerie del sistema politico sempre più fragile, che venga del tutto cancellata dalle forze antisistema che la crisi ha scatenato e dalle altre che potrebbero scatenarsi. È per questa preoccupazione – che è ansia per la sussistenza del quadro democratico nel nostro Paese – che le forze di governo, guidate dal Pd, hanno intrapreso la via di una riforma moderata e ponderata della Costituzione, volta a semplificare il processo legislativo e a rafforzare l’incisività dell’azione dell’esecutivo; nell’intento di conferire nuova energia e nuova credibilità al sistema istituzionale, e per questa via a tutto il sistema politico.

Nessuno stupro, dunque, ma un atto d’amore per salvare e realizzare il nostro patrimonio di civiltà democratica che si esprime nella Carta. Nessuno stravolgimento dei suoi principi, e neppure nessuna concessione alle tendenze autoritarie e decisionistiche della destra. E nessun grimaldello nella reinterpretazione, parziale, all’art. 138; né, infine, alcun plebiscitarismo nei referendum finali.

Centralità della Costituzione e centralità della politica democratica stanno insieme, condivise dalle due parti di una barricata che quindi non ha ragione di essere: dissidi marginali non possono infatti diventare solchi incolmabili, a meno che l’obiettivo degli amici della Costituzione non sia tanto difendere questa quanto piuttosto attaccare il Pd, abbassando così la Carta a un pretesto. Ma nessuno può davvero crederlo.

L’Unità 13.10.13

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