Giorno: 15 Dicembre 2013

“Un difficile compromesso”, di Massimo D’Antoni

Un intervento particolarmente atteso, ormai in corso di definizione da parte del governo nell’ambito della legge di stabilità, è l’introduzione di un meccanismo che preveda l’automatica destinazione alla riduzione della pressione fiscale delle risorse derivanti dalla lotta all’evasione fiscale e dalla spending review. Non è la prima volta che si definisce un dispositivo del genere; la novità riguarda una più precisa definizione delle risorse oggetto di destinazione (quelle in eccesso a quanto già assorbito dalle previsioni di bilancio) e una specificazione più dettagliata della loro ripartizione, che dovrebbe rendere operativa la norma già dal prossimo anno. È una risposta a precise richieste delle parti sociali, che tuttavia sembra non soddisfare in pieno le aspettative di chi l’ha fortemente voluta. Ci chiediamo d’altra parte se aspettative più ambiziose fossero giustificate, viste le premesse e il contesto. L’ampiezza del consenso attorno a questa misura nasconde infatti una divergenza di visione sulla natura di questo intervento. Un primo punto di vista, sostenuto in particolar modo da Confindustria, pone l’accento sulla necessità di intervenire sulla bassa competitività dei nostri …

“Nel mondo dei segni”, di Luca Landò

E adesso? Che succede dopo il ciclone toscano, che non è il fild di Pieraccioni ma quel 70% che Matteo Renzi si è portato a casa dopo le primarie? Oggi a Milano, tanto per cominciare, il sindaco di Firenze diventerà ufficialmente il segretario del partito che guida il governo e la maggioranza che lo sostiene. Ma gli effetti dello tsunami già si vedono, a cominciare dal twitter con cui Letta venerdì ha annunciato in diretta dal consiglio dei ministri che il finanziamento pubblico sarebbe stato abolito per decreto. O come la legge elettorale che dopo anni di promesse sembra improvvisamente uscita da quel gattopardismo che ha bloccato nei fatti il varo di qualunque riforma: annunciare di tutto per non cambiare mai nulla. La robusta investitura che gli elettori del Pd (e non solo quelli) hanno dato al nuovo segretario, sembra dunque aver riacceso il motore della politica. Ma attribuire questi movimenti, come è stato fatto, all’ingresso sulla scena del nuovo leader sarebbe un errore. Il merito di Renzi sta certamente nell’aver saputo scaldare il cuore, …

Renzi sfida Grillo: «Restituzione dei rimborsi? Ci stiamo, ma tu Beppe firma su riforme», da unita.it

L’Assemblea nazionale incorona il nuovo segretario: «Restiamo ribelli. E’ l’ultimo appello per cambiare il Paese. Unioni civili per gay nel patto, che piaccia o no a Giovanardi». Poi la sfida al leader M5S: «Firma qui, caro Beppe, se non ci stai l’espressione buffone vale per te». L’hashtag «Beppefirmaqua» vola su Twitter. Stretta di mano tra Renzi e D’Alema. Letta: «A gennaio il piano lavoro. Basta retroscena su me e Matteo, perché non ci sono. Uniti siamo imbattibili». Matteo Renzi è partito dalla canzone dei Negrita e dal verso che invita a «restare ribelle» per iniziare il suo primo discorso da segretario del Pd. «Vogliamo un’Italia capace di innamorarsi e di fare innamorare. L’Italia deve avere l’orgoglio del passato», ha detto Renzi che si è detto «emozionato» per il nuovo percorso che affronterà alla guida del partito. «Ho ringraziato Walter Veltroni per il cammino che è partito al Lingotto che è un cammino breve ma intenso, poi Dario Franceschini e poi Pier Luigi Bersani con cui ci siamo confrontati in questi mesi e grazie anche per …

“C’era una volta l’apparato”, di Filippo Ceccarelli

Tra gazebi e forconi si consuma la fine ultima degli apparati di partito. Erano ormai poco meno di una parvenza, 3-400 persone, ma il decreto Letta contro il finanziamento pubblico gli toglie pure la speranza. Oltre all’occupazione. E degradato al rango di mero problema economico, secondo l’ameno triduo licenziamenti-cassa integrazione-solidarietà, come altre professioni che richiamavano una comunità di destino, ciò che resta del funzionariato nemmeno trova un degno canto funebre che ne ricordi l’antica gloria e l’anonimo, indispensabile vigore. In realtà, rispetto al prevedibile, ma proditorio colpo di grazia, ben gli si adatterebbero quei versi di Kavafis che in un paio di libri uno dei maggiori studiosi di politica, Mauro Calise, ha evocato a proposito dei partiti della Prima Repubblica: “Onore a quanti in vita/ si ergono a difesa delle Termopili/ (…) E un onore più grande gli è dovuto/ se prevedono (e molti lo prevedono)/ che spunterà da ultimo un Efialte/ e che i Medi finiranno per passare”. Niente poesia, ora, per impiegati, segretarie, autisti, addetti e commessi di partito. Il tempo delle tensostrutture …

“Giovani: 3,7 milioni non studiano né lavorano” da il Corriere della Sera

In Italia ci sono oltre 3,7 milioni di giovani under 35 che non studiano, non lavorano né sono in alcun percorso formativo: il 28,5% della popolazione in questa fascia di età, in crescita e ai primi posti in Europa (più 300 mila rispetto a un anno fa). La fotografia sui Neet (Not in Education, Employment or Training) è stata scattata dall’Istat con riferimento al terzo trimestre 2013 ampliando (come fa l’Eurostat) il limite di età di riferimento dai 29 ai 34 anni. La situazione è drammatica al Sud con quasi il 40% degli under 35 che non studia né lavora (oltre due milioni di persone). Dalle tabelle si evince che su 3,7 milioni di giovani che non studiano e non lavorano, 1,2 milioni non cercano lavoro né sono disponibili a lavorare. Ma per altri 2,5 milioni c’è la disoccupazione (1,333 milioni) o il limbo delle «forze di lavoro potenziali» (ovvero la condizione di coloro che pur non cercando sarebbero disponibili a lavorare) con oltre 1,2 milioni di persone. Finora l’Istat aveva diffuso le rilevazioni sui …

“Un paese che perde il senso delle parole”, di Eugenio Scalfari

Il Vangelo di Giovanni comincia in un modo che neppure un non credente può dimenticarlo. Dice: «All’inizio c’è la Parola e la Parola è presso Dio, la Parola è Dio e tutte le cose che esistono è la Parola ad averle create». Nel mondo di oggi c’è grande confusione perché siamo al passaggio di un’epoca e la Parola ha smarrito il senso e gli uomini hanno smarrito il senso, il senso del limite, dei diritti, dei doveri. Alcuni lottano per recuperarli, altri per distruggerli dalle fondamenta. Nel Gargantua di Rabelais le parole si erano intirizzite dal freddo ma appena l’uomo ne afferrava una subito si scioglieva e nella mano gli restava soltanto una goccia d’acqua. Piaccia o no, noi siamo a questo punto. Perciò dobbiamo rieducarci e capire. Ha scritto ieri in questo giornale Giovanni Valentini, citando dal libro Una generazione in panchina di Andrea Scanzi, «prima di rottamare gli altri ognuno dovrebbe fare un esame di coscienza per riparare i propri errori ». Sono pienamente d’accordo, vale per me, vale per te, vale per …