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"Il PD blocca la Gelmini al Senato", di Walter Tocci

Si è appena conclusa la conferenza dei capigruppo che ha respinto la richiesta della Gelmini di discutere il suo ddl prima della mozione di sfiducia a Berlusconi. L’iniziativa del Pd è stata portata al successo da Anna Finocchiaro capogruppo dei senatori. Ecco la sua dichiarazione all’uscita dalla riunione: “Lo slittamento della discussione sul ddl Gelmini è una nostra vittoria. E’ stata una capigruppo molto complicata e molto dura però alla fine siamo riusciti a ottenere la calendarizzazione del provvedimento dopo il voto di fiducia. Se il presidente Berlusconi e il suo governo non avranno la fiducia allora non se ne discuterà più”.

Nelle ultime ore la Gelmini ha tentato nuovamente di mettere l’università sotto ricatto. Ha raccontato le solite balle prontamente rilanciate dall’establishment mediatico-accademico. Secondo la nota del ministero senza l’approvazione della legge si perderebbero i fondi per i concorsi da associato. E’ falso, poiché quei fondi sono già stanziati nella legge di stabilità che verrà approvata la prossima settimana. Come si ricorderà, questo fu il risultato della nostra battaglia ai primi di ottobre, quando riuscimmo a imporre l’anticipazione dei finanziamenti rispetto alla discussione del ddl.

Inoltre, con incredibile faccia tosta, la Gelmini paventa il rischio di un vuoto normativo sui concorsi che proprio lei ha creato al fine di piegare il mondo accademico. Infatti, con la legge n. 1 del 2009 furono introdotte nuove norme concorsuali annunciate come miracolose ma stranamente valide solo fino al 31 dicembre di questo anno. Il collega Bachelet con un emendamento ha cercato di ristabilire la continuità legislativa confermando le vecchie norme fino all’approvazione delle nuove, ma non c’è stato niente da fare. Comunque, il problema non esiste, poiché se anche il governo si dovesse dimettere – e sarebbe la più bella notizia – potrà introdurre norme transitorie nel prossimo decreto mille proroghe che rientra ampiamente nell’ordinaria amministrazione, come dimostra un analogo precedente del governo Prodi. E’ desolante il comportamento della Gelmini che arriva a strumentalizzare le aspettative dei giovani ricercatori per i suoi interessi politici.
Al contrario, sarebbe stato da irresponsabili approvare la legge prima della mozione di sfiducia, poiché in assenza del governo si sarebbe creata davvero una grave paralisi del sistema universitario. Come ricorderete l’attuazione del ddl richiede l’emanazione di ben 47 decreti del ministero o del governo e certamente questa imponente massa normativa non rientra nell’ordinaria amministrazione. Gli atenei quindi si sarebbero trovati in mezzo al guado non potendo più utilizzare la gran parte delle vecchie norme e non potendo neppure fare riferimento alle nuove. Ma questa infausta situazione è stata evitata dall’opposizione del Pd.

Ora ci possiamo concentrare sul problema principale che consiste nel mandare a casa Berlusconi. A tutti gli studenti, ai ricercatori e ai professori che si sono mobilitati contro il ddl rinnovo l’invito a partecipare alla grande manifestazione popolare, Con l’Italia che vuole cambiare, organizzata dal Pd per sabato 11 dicembre a San Giovanni.