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«Il lavoro è inascoltato», intervista a Cesare Damiano di Giuliano Rosciarelli

Non si placano le polemiche sul disegno di legge che introduce l’arbitrato obbligatorio nei processi del lavoro. L’eco delle polemiche è arrivato al presidente Napolitano che dovrà decidere se firmare il testo o rimandarlo alle Camere. I dubbi vertono su una probabile incostituzionalità di alcune norme contenute nel provvedimento in contrasto con gli articoli 24 e 101 della Costituzione. Ne abbiamo parlato con Cesare Damiano, esponente Pd ed ex ministro del Lavoro del governo Prodi.

Opposizione e Cgil sono sul piede di guerra, ma non si poteva intervenire prima?
Alla Camera abbiamo fatto tutto ciò che era a nostra disposizione: abbiamo presentato numerosi emendamenti finalizzati a rendere la scelta dell’arbitrato facoltativa e non obbligatoria, per vincolare la decisione degli arbitri al rispetto delle norme di legge e delle previsioni di contratto, esprimendo una netta contrarietà all’introduzione di decisioni secondo equità. Non siamo stati molto ascoltati, anche all’interno del nostro partito. Il tema del lavoro, al di là delle dichiarazioni, fa fatica a farsi largo anche nel centrosinistra. Una breccia si è aperta solo quando è stato chiaro l’attacco all’articolo 18 . Il suo alto valore simbolico aiuta ad unire le forze e ad alzare la voce.

La Cgil sta rischiando tutto. Ha intrapreso un percorso che di fatto la vede sempre più isolata. C’è bisogno di una sponda politica più forte?
Innanzitutto il sindacato non ha sponde politiche. Seconda cosa, la debolezza della Cgil è dovuta alla sua divisione. Hanno oggettive difficoltà a rappresentare il mercato del lavoro nel suo insieme. E non solo in termini di mobilitazione, ma anche di proposte. In questa fase di crisi ci sarebbe più bisogno di unità con Cisl e Uil, come avviene in molte situazioni territoriali. Il Pd è sempre stato chiaro e disponibile al confronto. Su come affrontare la crisi mi sembra evidente che le nostre posizioni sono simili a quelle della Cgil e non abbiamo mai fatto mancare sostegno: sviluppo, ammortizzatori sociali, reddito e pensioni sono questioni che ci vedono uno al fianco dell’altro.

Accusate il centrodestra di essere impegnato in affari privati del premier dimenticando le priorità del Paese, ma la sintesi sembrano trovarla sempre. Forse i distratti siete voi?
Non è vero che il centro destra trovi sempre la sintesi. Sulla crisi mi sembra siano piuttosto divisi. L’ultima nostra battaglia sugli ammortizzatori sociali e l’allungamento della Cig ha scatenato un putiferio tra Scajola e Tremonti. La Ragioneria di Stato si è scagliata violentemente contro il governo ricordando che i conti si fanno prima con l’oste. Li vedo in seria difficoltà. Per quanto riguarda il centro sinistra, ovviamente ci sono problemi, ma sul fronte della crisi ci stiamo ricompattando: sappiamo esattamente cosa bisognerebbe fare.

Se il disegno di legge dovesse passare, l’Idv ha annunciato un referendum. Lo sosterrete?
è prematuro parlare di queste cose. abbiamo chiesto di rivedere le norme e riformare il testo.
Sacconi però ha già fatto sapere che il testo è irriformabile… Vedremo allora cosa accadrà…
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