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Illustrazione dell’Odg sui ‘presidi-spia’ in aula dell’on. Ghizzoni

Signor Presidente,

una delle più gravi eredità patologiche lasciate dal fascismo all’Italia è stata quella del discredito delle leggi, delle leggi fittizie, truccate, meramente figurative, con le quali si industriava di far apparire come vero, attraverso l’autorità del legislatore, ciò che in realtà tutti sapevano che non era vero e non poteva esserlo.
Non sono parole mie, signor Presidente, ma di Piero Calamandrei, pronunciate in questa stessa Assemblea sul progetto di Costituzione, in particolare sul titolo II, quello relativo ai rapporti etico-sociali. Si tratta del titolo che di lì a breve avrebbe contenuto l’articolo 34, che sancisce il diritto allo studio e nel quale si afferma, senza alcuna condizione, che la scuola è aperta a tutti. Ebbene, l’argomentazione di Calamandrei mi pare assolutamente adeguata per illustrare l’ordine del giorno in esame, che ha per oggetto il tema dei cosiddetti «presidi-spia» e che siamo costretti a presentare per ottenere finalmente chiarezza su un provvedimento che chiaro non è, perché se da un lato fornisce indicazioni puntuali, dall’altro presenta ancora molte ombre e ambiguità.
Infatti, la modifica apportata nei giorni scorsi al testo originario del provvedimento non rende più necessaria la consegna del permesso di soggiorno all’atto dell’iscrizione alla scuola dell’obbligo. È una modifica che naturalmente ci trova favorevoli, anche perché il testo originario violava palesemente il citato articolo 34 della Costituzione, poiché esso negava il diritto di tutte le persone, in particolare dei minori, a ricevere servizi essenziali come l’istruzione, un diritto sancito non solo dalla nostra Carta costituzionale, ma anche dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Tuttavia, il combinato disposto del nuovo reato di immigrazione clandestina introdotto dal provvedimento in esame e dell’articolo 360 del codice penale, secondo il quale ciascun incaricato di servizio pubblico ha l’obbligo di denuncia all’autorità giudiziaria dei reati di cui ha avuto notizia nell’esercizio delle sue funzioni, pone di fatto le basi perché i presidi ed in generale gli operatori della scuola siano costretti a fare i delatori, le spie e quindi a denunciare la presenza a scuola di minori figli di immigrati privi di documentazione attestante la regolarità del soggiorno nel territorio italiano.
In questa ambiguità interpretativa torna quindi ad emergere la figura inquietante del preside e del docente-spia, una figura che forse può piacere ad una parte della maggioranza, ma che viene respinta dal mondo della scuola, composto da operatori e insegnanti che svolgono e vogliono continuare a svolgere un servizio fondamentale per istruire i giovani e creare i presupposti per una società più coesa e integrata. Mai come ora è necessario ribadire che l’Italia non vuole presidi-spia, non vuole tornare ad un clima di delazione e di barbarie che riteneva di essersi lasciato alle spalle definitivamente molti decenni fa. Vi è bisogno invece di potenziare le pratiche di accoglienza e di integrazione scolastica dei minori stranieri, perché la scuola è la prima occasione di incontro dei bambini immigrati con lingua, con la cultura e le regole del nostro Paese e rappresenta il terreno sul quale costruire l’integrazione del futuro e il senso civico delle giovani generazioni. Serve quindi una parola chiara sull’ambiguità normativa che abbiamo di fronte, in primo luogo per il mondo della scuola, che rischia di essere lasciato ancora una volta nell’incertezza normativa e soprattutto si vede scaricare addosso obblighi che non gli appartengono. Non si possono addossare a insegnanti e presidi le responsabilità che il Governo non vuole prendersi, chiedendo loro di svolgere compiti repressivi che sono estranei alla missione educativa.
In secondo luogo, è necessario sciogliere ogni ambiguità per il popolo italiano, che da noi si aspetta che non vengano approvate leggi fittizie – per tornare alle parole di Calamandrei, ma potremmo anche definirle leggi ipocrite – solo perché il Governo non ha il coraggio di dire esplicitamente cosa pensa e quale obiettivo vuole perseguire.
Pertanto, con il nostro ordine del giorno chiediamo al Governo di chiarire definitivamente l’interpretazione della norma. Chiediamo, cioè – ho concluso, signor Presidente – che con parole chiare, semplici e inequivocabili sia detto ad ogni dirigente e ad ogni insegnante che non sarà chiesta loro alcuna pratica delatoria e che, al contempo, sarà garantito loro di assolvere alla missione educativa con la necessaria certezza e serenità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Di seguito l’Odg presentato:

ORDINE DEL GIORNO (AC 2180-A)

in sede di discussione del decreto sulle “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica”

PREMESSO CHE

dopo la modifica apportata al testo originale, l’articolo1, comma 22 lettera f) del provvedimento stabilisce ora che non sia più necessaria la presentazione di un documento attestante la regolarità del soggiorno in Italia per l’accesso ai pubblici servizi; pertanto parrebbe esclusa la presentazione del permesso di soggiorno ai fini dell’iscrizione dei minori alla scuola pubblica;

è necessario altresì rilevare che a causa dell’introduzione della fattispecie relativa al reato di immigrazione clandestina – di cui all’articolo 1, comma 16 del provvedimento in esame – in virtù del combinato disposto di cui all’articolo 362 del c.p., ciascun incaricato di pubblico servizio ha l’obbligo di denuncia all’autorità giudiziaria dei reati di cui ha avuto notizia nell’esercizio a causa delle sue funzioni;

pertanto gli operatori della scuola, in quanto incaricati di pubblico servizio, rischierebbero di incorrere nelle sanzioni di cui all’articolo 362 c.p. qualora omettessero di denunciare la presenza nella scuola di minori immigrati privi di documento attestante la regolarità del soggiorno nel territorio italiano;

il combinato disposto delle nuove norme introdotte dal provvedimento con le disposizioni già vigenti è fortemente lesivo dell’esercizio del diritto allo studio, costituzionalmente sancito, poiché indurrebbe gli stranieri privi di permesso di soggiorno a non iscrivere i minori – irresponsabili della propria condizione – alla scuola pubblica al fine di non correre il rischio di essere denunciati e conseguentemente rimpatriati nel proprio Paese d’origine;

IMPEGNA IL GOVERNO

a garantire effettivamente con al massima urgenza e comunque prima delle prossime iscrizioni scolastiche il diritto allo studio a tutti i minori presenti nel nostro Paese a prescindere dalla condizione giuridica dei propri genitori, e altresì a mettere gli operatori della scuola nelle condizioni di svolgere la propria missione educativa senza il rischio di incorrere in sanzioni.