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“La rivoluzione di Brunetta perde subito un pezzo: la tutela dei cittadini”, di Felicia Masocco

La class action è stralciata, ma Renato Brunetta non si dimette. È una delle considerazioni che si possono trarre dal via libera, dato ieri dal consiglio dei ministri, al decreto per la produttività nella pubblica amministrazione. La class action non c’è, è rinviata, si fa la data del 2010. Forse. La «rivoluzione Brunetta» nasce quindi senza un pezzo, quello che dovrebbe tutelare i cittadini dai danni causati da inefficienze o abusi degli uffici pubblici. In seno al governo l’ha spuntata chi, come il ministro Tremonti, ha fatto valere il suo peso e il timore che l’introduzione della class action avrebbe aperto la via a un perenne contenzioso.

BIRICHINATE
Altre «resistenze» dentro l’esecutivo, ammesse come tali dallo stesso ministro Brunetta, erano state opposte dai colleghi perché, alla fine della fiera, la «rivoluzione» si risolve in una grande operazione di centralizzazione che toglie prerogative e poteri ad altri ministeri, alle regioni e agli enti locali e li dà al ministero di Brunetta. Il titolare della Funzione Pubblica aveva risposto con la minaccia di dimissioni se il suo decreto non fosse stato trasmesso alle Camere entro due giorni. La “trasmissione” c’è, lunedì inizia l’iter, l’approvazione è fissata per fine giugno. Prima verrà sentito il sindacato. Ma Brunetta è stato stoppato, come viene fatto notare da Linda Lanzillotta, esponente del Pd. «Dovrebbe riconoscerlo», «ha ceduto alle resistenze della burocrazia e alle lobby dei concessionari dei servizi pubblici». Lui nega e, ovviamente, non si dimette. «Ha adottato una tecnica da birichini», ha spiegato il premier Silvio Berlusconi svelando il bluff. Birichinate a parte, il provvedimento prevede novità sui premi (il salario accessorio): «Solo il 25% dei dipendenti lo avrà per intero», spiega Brunetta, «è una cosa mai accaduta», prima i premi venivano dati a tutti. Metà dei dipendenti potranno avere il 50%, il restante 25% non avrà nulla. Le percentuali possono essere modificate (in misura del 5%) con la contrattazione.

POLITICA PIGLIATUTTO
«In realtà la contrattazione sparisce», replica Michele Gentile che per la Cgil segue il settore, «gli resta un ruolo residuale, si ritorna al primato della legge. E della politica, sotto cui tutta la pubblica amministrazione viene ricondotta». Premesso che non si dice mai dove siano i soldi per premiare i meritevoli, è invece chiaro che il meccanismo di valutazione di meriti e demeriti viene affidato a un’Autorità (costo stimato fino a 8 milioni), i cui membri sono proposti da Brunetta, e nominati dal Parlamento e che risponde al ministero per l’Attuazione del programma. Un altro elemento riguarda il “congelamento” dei rappresentanti dei lavoratori, si bloccano le elezioni dei nuovi delegati per un turno: i sindacati, tutti, non sono d’accordo e voteranno lo stesso. Si introducono sanzioni, fino al licenziamento, per i dipendenti che violano le regole, e per i dirigenti non svolgeranno bene il loro lavoro.

L’Unità, 16 Maggio 2009