economia

“Salari, l’Italia resta indietro peggio di Spagna e Grecia”, di Bianca Di Giovanni

Il salario medio di un italiano è tra i più bassi dell’area Ocse. Lo rivela l’organizzazione di Parigi nel suo ultimo rapporto sulle tasse 2007-2008. La busta paga media di un lavoratore italiano senza familiari a carico si piazza al 23esimo posto su 30 Paesi. In netta coda. Il dato riportato dall’Ocse è di poco più di 21.300 dollari netti all’anno. Quasi la metà di un coreano, che batte tutti con un slario netto medio di 39.931 dollari. Al secondo e terzo posto si piazzano inglesi e svizzeri, che superano in media i 30mila dollari annui. i grandi Paesi dell’europa continentale sono tra i primi venti: la Germania all’11esimo posto con un salario medio annuo di 29.570 dollari, la Francia al 17esimo con circa 26mila dollari. Persino la Grecia supera l’Italia, che batte solo il Portogallo e una «pattuglia» di ex Paesi dell’est, come Polonia , Slovacchia e Ungheria. Ultimo in classifica il messico, con meno di 10mila dollari annui.
peso del fisco

Il dato italiano è inferiore alla media Ocse del 17%, e resta sotto la media anche se il rafronto viene fatto con l’Ue a 15 (27.793 di media) e con la Ue a 19 (24.552). Secondo i dati contenuti nel corposo dossier di quasi 500 pagine pubblicato dall’Ocse, a pesare negativamente sulle buste paga degli italiani è anche il cuneo fiscale, che calcola la differenza tra quanto pagato dal datore di lavoro e quanto effettivamente finisce in tasca al lavoratore. Il peso di tasse e contributi, sempre per un lavoratore dal salario medio, single senza carichi di famiglia, è del 46,5%. Ma nella classifica del «carico fiscale» l’Italia risulta sesta: in testa compaiono i maggiori Paesi dell’Europa del nord. Dove, tuttavia, le restribuzioni nette risultano maggiori di quelle italiane. Più leggero è il drenaggio di imposte e versamenti contributivi se si esamina il caso di un lavoratore, sempre con un salario medio ma sposato e con due figli a carico. In questo caso il cuneo e al 36% e l’Italia scivola qualche posizione sotto collocandosi all’undicesimo posto nell’Ocse (partendo sempre dai Paesi dove massimo è il peso fiscale sulle buste paga).
emergenza

I numeri dell’ocse segnalano senza dubbio un’emergenza. Tornando alla classifica sui salari, infatti, facendo un pò di conti, un italiano in un anno guadagna mediamente il 44% in meno di un inglese, il 32% in meno di un irlandese, il 28% in meno di un tedesco, il 18% in meno di un francese. «Questo dimostra quanto sarebbe necessario un intervento del governo, con risorse fresche e aggiuntive – commenta l’ex ministro Cesare Damiano – per potenziare il potere d’acquisto delle retribuzione e delle pensioni, come una delle componenti essenziali per l’uscita dalla crisi». Dal pd (Farinone e Sassoli) parte l’accusa al governo di tradire le promesse fatte in campagna elettorale, come quella del quoziente familiare. Il Pdci chiede il ritorno della scala mobile, mentre Paolo Ferrero parla di governo anti-operai. daniele Capezzone, portavoce del Popolo delle Libertà, ribatte che «furono Prodi e Visco, con la loro sbagliatissima prima finanziaria, ad aumentare le tasse a tutti, alzando le aliquote fiscali anche alle fasce più deboli». Insomma, ancora propaganda stavolta sulla testa dei più deboli. Intanto alle buste paga non pensa nessuno
L’Unità del 18 maggio 2009

Sullo stesso tema pubblichiamo due interventi apparsi oggi rispettivamente su La Repubblica e La Stampa

“Salari italiani tra i più bassi dell´Ocse 1200 euro al mese, ventitreesimo posto”, di Maurizio Ricci
Gli italiani guadagnano poco e sono, per giunta, tartassati dal fisco. Fra i trenta paesi ricchi, riuniti nell´Ocse, le buste paga italiane sono al ventiduesimo o al ventitreesimo posto, sia che si consideri il lordo (cioè quanto pagano le aziende), sia che si consideri il netto (cioè quanto entra effettivamente in tasca al lavoratore). Nonostante il gran parlare, in Italia, di famiglia, la situazione è la stessa, forse peggiore, se si guarda ad una coppia con due figli e due stipendi. In Europa occidentale, solo i portoghesi stanno peggio. Dato che la classifica dell´Ocse, relativa al 2008, è calcolata in dollari, a parità di potere d´acquisto, i risultati raccontano non la cifra in euro, scritta sulla busta paga, ma quanto effettivamente ci si può comprare. Se ne ricava che anche greci e spagnoli sono più ricchi, in termini reali, dei lavoratori dipendenti italiani, con famiglia o no. Lo stipendio netto di un single italiano è i tre quarti della media dei 15 paesi della vecchia Ue. A parte i portoghesi, più poveri di noi sono solo i salariati dell´Est Europa, turchi e messicani. In Corea, la busta paga è fra il 50 e il 100 per cento più grassa, a seconda dei casi, della nostra.
Il “cuneo fiscale”, cioè la differenza fra il costo di un lavoratore per l´azienda e quanto effettivamente incassa quel lavoratore, racconta, insomma, solo una parte della storia. Già gli stipendi lordi pagati dalle aziende, infatti, sono bassi. Un lavoratore dipendente single senza figli guadagna, mediamente, in Italia, l´equivalente, in termini di potere d´acquisto, di 30.245 dollari l´anno. Alle aziende, in Spagna, un lavoratore costa poco di più: 30.422 dollari. Un greco, parecchio di più, quasi 34 mila dollari. All´altro capo, il salario lordo di un single tedesco o inglese è oltre i 51 mila dollari. Sopra i 40 mila dollari ci sono americani, danesi, belgi e olandesi, mentre francesi e svedesi stanno intorno a 36-37 mila dollari. La situazione cambia poco, se si considerano i salariati con famiglia. Il caso fatto dall´Ocse è quello di una famiglia con due figli, in cui un coniuge prende lo stipendio medio nazionale e l´altro i due terzi della media. Per l´Italia, significa un reddito lordo di 50.408 dollari. Ancora una volta di poco inferiore a quello spagnolo (50.704 dollari), ma drasticamente più basso della famiglia greca, che supera i 71 mila dollari. Anche qui, sono tedeschi e inglesi a guidare la classifica, seguiti da olandesi, belgi, austriaci e danesi.
Il dato che più interessa, tuttavia, è quello dello stipendio al netto di tasse e contributi. Anche perché, dato che l´Ocse ce lo fornisce a parità di potere d´acquisto, equilibrando il numero scritto sulla busta paga con il livello dei prezzi, ci dice cosa c´è davvero nel portafoglio. E le differenze si fanno più marcate. Nel portafoglio di un single italiano entrano, in media, 21.374 dollari l´anno, grosso modo 1.200 euro per tredici mensilità. Il single spagnolo può spendere assai di più: 24.632 dollari. Quello greco 26.512 dollari, anche più del francese (26 mila). Sono coreani i single più ricchi, seguiti dagli inglesi. Al netto, i single stanno meglio negli Usa che in Germania.
La mamma e il papà italiana che, al lordo, mettevano insieme un po´ più di 50 mila dollari, si ritrovano, invece, con 11 mila di meno l´anno, da spendere davvero: 39.072 dollari. Oltre 4 mila in meno della coppia spagnola, 14 mila in meno di quella greca. Una famiglia tedesca ne ha 56 mila, una francese 46 mila. Quella americana 55 mila. Lo svantaggio con gli altri paesi sembra, in effetti, più pronunciato per le famiglie che per i single. Frutto del fatto che il cuneo fiscale (la differenza fra lordo e netto, in base a tasse e contributi sociali) lavora perversamente contro le coppie. L´Italia, dice l´Ocse, è fra i paesi in cui l´impatto di tasse e contributi sfavorisce più pesantemente le famiglie rispetto ai single.

“Il Paese dei microstipendi”, di Marco Sodano
Divario I compensi sono più alti in Grecia, Spagna e Nuova Zelanda Rispetto all`Ue un distacco del 17% Italia ventitreesima fra i trenta Paesi Ocse: colpa del fisco pesante
Ventunomila dollari l`anno (e rotti) possono bastare? Devono bastare: quelli sono. E non sono granché, se si pensa che nella classifica degli stipendi dei trenta paesi Ocse il Belpaese si piazza al ventitreesimo posto: il salario medio netto è di 21.374 dollari. Non meraviglia che le buste paga siano più pesanti in Gran Bretagna, Stati Uniti, Germania e Francia. Incuriosisce, piuttosto, il fatto che lo siano anche in Spagna e Grecia. E in Islanda, un paese che ha dichiarato bancarotta solo qualche mese fa.
La classifica prende in considerazione il salario netto annuale di un lavoratore senza carichi di famiglia calcolato in dollari a parità di potere d`acquisto.
Il verdetto è chiaro: gli italiani guadagnao il 17% meno della media dei paesi Ocse.
Pesante anche il confronto con la media nell`Unione euro- pea a 15 (27.793 dollari). Il rapporto Ocse su salari e tasse nel 2008 – un volume che conta circa 500 pagine – spiega anche cosa c`è dietro la classifica.
E punta il dito sul Fisco.

Effetto tasse
Perché la paga è magra soprattutto per effetto del prelievo fiscale sul reddito. Capovolgendo il ragionamento, basta ricompilare la classifica sulla base del famigerato cuneo fiscale, la differenza tra quanto sborsa il datore di lavoro e quanto intasca il lavoratore.
In questo caso l`Italia balza in vetta e si ritrova sesta.
Sempre prendendo ad esempio un lavoratore dal salario medio, single senza carichi di famiglia, imposte e contributi si portano via il 46,5% della paga lorda. Il drenaggio diventa più leggero se si prende in esame un lavoratore sposato e con due figli a carico: il cuneo scende al 36% e l`Italia scivola all`undicesimo posto.
Sia come sia, gli italiani affrontano la grande crisi pa- gando lo scotto di una differenza di salario pesante rispetto ai colleghi degli altri Paesi. In un anno un italiano in un anno guadagna il 44% meno di un inglese, il 32% meno di un irlandese, il 28% meno di un tedesco, il 18% meno di un francese.

Le ricette
Il tema è popolare, e la politica lo ha cavalcato sensa indugio.
Gianni Pagliarini, responsabile lavoro del Pdci chiede che si torni alla vecchia scala mobile: «Il governo non fa nulla per le famiglie. E invece serve una nuova scala mobile, capace di legare gli stipendi al reale costo della vita, pena l`impoverimento progressivo degli italiani e delle loro famiglie».
1 dati Ocse non sorprendono neppure il segretario dell`Ugi Renata Polverini. Dice: «E la conferma che il sostegno ai redditi è improrogabile. come sia improrogabile un sostegno ai redditi». Polverini invoca una vera e propria riforma fiscale «che abbia il coraggio di spostare l`attenzione del fisco dal singolo alla famiglia. QUello dell`impoverimento di salari e pensioni è un problema checi trasciniamo ormai da troppi anni e che richiede in primo luogo di agire su una tassazione troppo elevata».
Dal Prc l`ex ministro Paolo Ferrero parla di «dati scioccanti» e di «governo antioperai».
Dal Pd arrivano gli strali di un altro ex ministro, Cesare Damiano:
«Il governo non investe sui salari».
La risposta al portavoce del Popolo delle libertà Daniele Capezzone:
La sinistra «che commenta i dati Ocse sui salari è smemorata. Furono Prodi e Visco, con la loro prima finanziaria, ad aumentare le tasse a tutti, alzando le aliquote fiscali anche alle fasce più deboli. E lo fecero in una fase espansiva dell`economia».
Capezzone ricorda che «il governo non ha messo le mani nelle tasche degli italiani».
Resta il fatto che, in quelle tasche, i soldi sono davvero pochi.