economia

“Dal G8 di Genova a oggi, il fantasma della paura come strategia di governo”, di Claudia Fusani

C’è una circolarità negli eventi. Basta saperla leggere, come quei giochi da cruciverba, unisci i punti sparsi e alla fine viene fuori la figura. Alla vigilia di un altro G8 sotto il semestre di presidenza italiana che la scelta dell’Aquila rende speciale, per certi versi unico, escono in libreria un paio di libri che cercano di tirare le fila dell’altro G8, quello di Genova, otto anni dopo. Dopo le sentenze di primo grado sui principali filoni d’inchiesta di quei quattro giorni in cui ci fu “la più grave sospensione dei diritti umani nell’Occidente contemporaneo” (Amnesty international). E mentre è in carica un nuovo governo di centrodestra – così come si era appena insediato nel luglio 2001 – che da un anno sta portando avanti, neppure tanto tra le righe, un nuovo sistema di sicurezza.
Enrico Deaglio, Beppe Cremagnani, e Mario Portanuova autori di “Governare con la paura-Il G8 del 2001, i giorni nostri” (editore Melampo) hanno saputo aspettare, hanno messo la distanza necessaria tra i fatti e gli occhi, hanno continuato a raccogliere elementi e indizi, il prima e il dopo. Capacità d’analisi. Capacità di visione dell’insieme dei fatti. La conclusione è che nulla di quello che accadde in quei giorni di luglio del 2001 fu casuale, tutto era stato se non deciso almeno previsto, dagli allarmi dei servizi alla morte di Carlo Giuliani, dalle botte e dagli abusi sui manifestanti al caso blocco nero che fu libero per tre giorni di fare quello che voleva, fino al blitz alla scuola Diaz di notte, mentre la gente dormiva. “Era stata programmata una sorta di prova generale per la trasformazione, o la minaccia di trasformazione, del nostro paese in un Cile di Pinochet” scrivono gli autori. I fatti di Genova «avevano dimostrato quanto poderosa e capillare potesse essere, in una grande città d’Europa, una prova di forza: si era potuto, senza provocare grandi dibattiti, blindare e svuotare un centro cittadino, convogliare 15 mila esponenti delle forze dell’ordine, militari compresi, limitare per decreto gli spostamenti dei cittadini».
«Abuse of power comes as no surprise» scriveva agli inizi degli anni ottanta Jenny Holzer. Il libro racconta proprio come l’abuso di potere arrivi, a un certo punto, senza particolari scossoni, e di come «il potere di per sé tenda ad abusare per arricchire i suoi adepti e per mantenersi al potere». Fondamentale, per tutto questo, è creare la paura, fabbricarla. Il libro documenta come ben cinque mesi prima del G8 del 2001 i servizi segreti cominciano a disseminare veline tra giornali e tivù, allarmi, paure e scenari terrificanti, dal sangue infetto al sequestro degli agenti da parte dei manifestanti. Di più: un appunto ritrovato, ovviamente casualmente, davanti a palazzo Chigi il 5 giugno 2001 anticipa quello che poi avverrà il 21 luglio, la morte di Carlo Giuliani per mano di «un giovane poliziotto inesperto e esausto». Il libro ripercorre la dinamica degli incidenti, il mistero blac bloc, l’assalto alla Diaz, tramite la lettura delle sentenze dimostra che la polizia alla fine si è sottratta al giudizio del processo. Soprattutto, e questa è la cosa più grave, «nessuno ha avuto la voglia o il coraggio di assumersi la responsabilità di farlo. Nessuno ha ancora raccontato «la verità ultima sul G8 di Genova». Restano tre domande senza risposta: «Chi giocò sporco con gli allarmi della vigilia e perché? Chi diede gli ordini, chi gestì davvero l’ordine pubblico, chi manovrò nell’ombra sotto il sole di Genova? Chi ha garantito l’impunità agli uomini dello Stato di cui parlano le sentenze?». Non aver voluto rispondere a queste domande crea, lasciano intendere gli autori, il precedente e il presupposto perché tutto possa accadere di nuovo. «Governare con la paura» infatti è anche adesso, accade ininterrottamente da quel luglio 2001 con l’unica interruzione dei due anni del governo Prodi. Un capitolo del libro, «La nuova sicurezza», ricostruisce in pillole fatti di cronaca e scelte politiche che indicano chiaramente la rotta del nuovo concetto di sicurezza, dalla caccia i nomadi all’introduzione del reato di clandestinità, dalla tolleranza zero contro chi vorrà manifestare in modo violento contro le basi militari, le discariche e le riforme della scuola, il ritorno di raid di sapore fascista, i barboni dati alle fiamme per gioco. Dal disegno di legge al decreto sulla sicurezza, dalle ronde dei cittadini ai militari sguinzagliati nelle città a tutela dei monumenti. «Una cronaca che non si stanca di dirci quanto il governo non sia disposto a tollerare manifestazioni di dissenso» e che «la polizia e l’esercito nell’Italia del 2009 hanno ottenuto poteri più grandi di quanto abbiano mai avuto nella storia repubblicana».
«Governare con la paura» va in stampa nell’aprile 2009. Il video racconta ancora meglio come il passato stia tornando in questo presente, anzi come tutto si stia evolvendo nell’oggi passando sotto la lente di un unico, immenso, revisionismo. Va aggiunto, per dovere di cronaca, che tra due mesi ci sarà un altro G8, che la polizia ha ucciso a Londra ai primi di aprile Ian Tomlinson durante il G20, che dopo gli incidenti del G8 universitario a Torino i ministri si sono subito affrettati a lanciare allarmi terrorismo ed eversione. Anche per il G8 Interni e Giustizia del prossimo fine settimana qui a Roma. Un clima già visto. A cui non ci si può abituare. Come ricordano, al momento giusto, un libro e un video.

L’Unità, 26 maggio 2009