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Bologna ricorda quella mattina del 2 agosto 1980. Fischi a Bondi.

Polemiche, fischi. Una Bologna preoccupata per la perdita della memoria e per l’umiliante vicenda delle pensioni che tardano ai partenti delle vittime, sta celebrando la strage di 29 anni fa, che provocò 85 morti e 200 feriti. Come avviene ormai ogni qualvolta ci sia un esponente di centrodestra a rappresentare il governo alla commemorazione della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, anche oggi la contestazione è arrivata puntuale nel momento in cui il ministro Sandro Bondi ha cominciato il suo intervento. Alcune centinaia di persone radunate nel piazzale della stazione hanno cominciato a fischiare e poi, continuando la contestazione, hanno voltato le spalle al palco sul quale c’erano gli oratori ed hanno abbandonato la manifestazione.

I fischi a Bondi sono continuati anche durante il resto del suo intervento. Prima di lui, come da programma, erano intervenuti il sindaco di Bologna e il presidente della Associazione familiari delle vittime della strage.

«Quelli che hanno fischiato sono coloro che hanno umiliato il significato profondo di questa celebrazione, che ha un significato in quantochè siamo tutti qui riuniti per difendere i valori della democrazia e per ricordare una pagina tragica e sanguinosa della nostra democrazia. È il segno che l’odio politico ed ideologico è ancora così profondo nel nostro paese». Il ministro Bondi, vittima predestinata delle contestazioni, ha commentato così i fischi e le grida che hanno accompagnato il suo intervento.

Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei parenti del 2 agosto, pur condannando i fischi al ministro Bondi, non si è detto soddisfatto del suo discorso. «Aspettavamo risposte sul segreto di Stato e sulle pensioni, ma fino ad oggi non sono arrivate».
Bolognesi ha aggiunto: «Bondi mi ha detto che non poteva darmele perchè è stato interrotto dai fischi, però non ne ho avute neanche a margine». «Condanno i fischi – ha detto ancora Bolognesi – perchè danno una via di fuga al Governo, questa gazzarra crea solo un martire in più per l’esecutivo». «Così domani si parlerà solo dei fischi e non delle mancate risposte», ha aggiunto Bolognesi, ricordando che «oggi non è una giornata per fischiare, ma bisogna ascoltare in silenzio quello che dice il Governo». Insomma, ha concluso, «per disapprovare meglio aspettare che la persona abbia parlato e poi valutare».

Al presidente dell’associazione delle vittime della strage aveva scritto il capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Un messaggio di “vicinanza e solidarietà», con cui esorta a continuare «una riflessione collettiva» su quella «stagione di folle violenza terroristica» che portò anche all’attentato del 2 agosto 1980. «A ventinove anni dalla strage alla stazione di Bologna – scrive Napolitano – il mio pensiero va alle ottantacinque vittime di quel vile e terribile delitto, agli oltre duecento feriti – rimasti segnati dall’orrore di quella mattina – e al dolore dei loro famigliari. Quella strage – come altre che hanno dolorosamente segnato la vita della Nazione in quei tragici anni – fu frutto di una stagione di folle violenza terroristica che non deve essere dimenticata. Su di essa è necessario che prosegua una riflessione collettiva che ho ritenuto di sollecitare con i miei interventi in occasione del “Giorno della Memoria” per onorare le vittime e perpetuarne il ricordo presso le generazioni più giovani. Solo sviluppando un impegno costante di corretta trasmissione della memoria è possibile diffondere la cultura della convivenza pacifica e della consapevole partecipazione all’esercizio dei diritti nell’ambito della legalità costituzionale». Messaggi anche dai presidenti di Camera e Senato, Fini e Schifani.

Alle 10.25, ora della deflagrazione della bomba, si è tenuto il minuto di silenzio. Proprio da Bondi, Bolognesi si aspetta una risposta sull’ultima polemica esplosa a pochi giorni dall’anniversario sull’incompleta attuazione delle norme (legge 206/2004) per l’erogazione delle pensioni agli invalidi e ai parenti delle vittime del terrorismo. Sotto accusa Inps e Inpdap, che non avrebbero dato i soldi a tutti coloro che ne avevano fatto domanda, bloccando in alcuni casi l’erogazione. La questione è controversa: l’Inps ha respinto ogni accusa, limitando a 7 (su 279) i casi «congelati» in attesa del parere del Consiglio di Stato. L’Inpdap «ha diffuso una nuova circolare – fa sapere il deputato Pdl, Giuliano Cazzola – per dirimere la questione. A nessuno è stata tolta la pensione, se un problema c’è stato, ora è stato superato». Ma il presidente dell’Associazione, non soddisfatto delle «tre righe» mandategli da Berlusconi, si aspetta «non solo dei saluti, ma delle risposte» sulla vicenda.

Il segretario del Pd Dario Franceschini e Pierluigi Bersani hanno partecipato insieme al corteo e alle celebrazioni della strage di Bologna. Se la presenza del segretario era stata annunciata fin da ieri sera, quella di Pier Luigi Bersani è stata una sorpresa.
Bersani si è presentato nel cortile del Comune e ha percorso tutto il tragitto della manifestazione insieme a esponenti locali del partito, mentre Franceschini si è unito a metà corteo e i due si sono salutati. Entrambi poi sono saliti sul palco da cui hanno parlato il presidente dell’associazione delle vittime, il sindaco e il ministro Bondi.

«Tanta gente che partecipa è anche un modo per dire che in questo paese bisogna ricostruire una parte della storia», ha
spiegato Franceschini, auspicando «che le verità emergano» e a non «rinunciare ad una domanda di verità». Per Bersani
«dobbiamo fare ogni sforzo e continuare a fare emergere la verità, perchè adesso ce ne sono degli spezzoni».

– Sia Pierluigi Bersani, sia Dario Franceschini si sono detti dispiaciuti della contestazione che ha concluso le celebrazioni della strage di Bologna. «Dispiace, è sempre un giorno carico di tensione perchè la ferita è ancora aperta», ha commentato Bersani, lasciando la piazza della stazione, sottolineando che «al di là delle giuste recriminazioni, non si riesce a dare a questo momento una maggiore compostezza». Parole simili per Franceschini: «Mi spiace, d’altronde è sempre una piazza molto carica di tensione». Bersani ha anche riconosciuto che «probabilmente c’è bisogno in occasione del 30/o anniversario di vedere come dare sviluppo alla cerimonia, immaginandola per i prossimi venti o trent’anni». Insomma, si tratta di un’esigenza di cambiamento
«che c’è», fermo restando che, ha premesso, come priorità va considerata la sensibilità dei parenti. Sulla possibilità di rivedere la cerimonia, Franceschini si è invece sfilato: «Non sta a me dirlo», si è limitato a commentare il segretario del Pd.

C’è anche un episodio di cronaca collegato, da segnalare. Una scatola nera, delle dimensioni di una custodia per scarpe, in cui si ricorda l’anniversario della strage di Bologna, è stata trovata la scorsa notte a Roma, davanti alla statua della lupa, sulle scale del Campidoglio. Sotto la scatola, che ne conteneva un’altra più piccola, c’era la scritta, a firma «Militia», un’organizzazione di
estrema destra: «2 agosto 1980/2009, la strage non è fascista è di Stato». Accanto all’involucro era stato posto un orologio di polistirolo, per simulare quello alla stazione di Bologna, che segnava l’ora della strage. Sul posto, in seguito ad una telefonata che segnalava la scatola come un possibile ordigno, si sono recati polizia e vigili urbani. È stata chiamata una squadra di artificieri.
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