“Il dominio di uno e l’esercito dei vassalli”, di Debora Serracchiani
Avrei voluto cominciare dicendo “ora basta”, ma ho capito che non potevo. E non tanto perché l’hanno già detto un po’ tutti, da Gianfranco Fini al Manifesto, ma perché mi sono convinta che sarebbe stato come fare la faccia feroce. Una smorfia che non serve a niente. Il fatto è che non abbiamo idea di quanto sia lungo il buio tunnel della democrazia in cui ci stiamo muovendo, né di quali degenerazioni dello scontro politico ancora ci attendano. In realtà, credo siamo ben oltre i limiti della politica e delle sue contrapposizioni: penso sia più corretto parlare dell’arroccamento temibile di un sistema di potere, che non esita ad adoperare tutti gli strumenti, e verrebbe da dire proprio tutti, per sgombrare il campo da ogni eventuale ostacolo o resistenza. L’Italia, sottoposta a una sapiente mitridatizzazione, si sta abituando a una spirale di arroganza che sembra avere per confine soltanto il dominio assoluto di un individuo, assistito dai servigi di volenterosi vassalli. Tutto ciò ha un nome, che mi astengo dal pronunciare per il pudore che in …