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“Emergenza partite IVA”, dell’Associazione 20 Maggio – Flessibilità sicura

Nelle ultime settimane sulle pagine del Corriere della Sera e di altri quotidiani si è avviata un’inchiesta molto importante che ha come tema centrale le trasformazioni del mondo del lavoro in Italia, in particolare del lavoro autonomo.
Le questioni sono quanto mai attuali poiché evidenziano problematiche che caratterizzano tuttora il paese e le sue relazioni sociali, ovvero la difficoltà di definire un mercato del lavoro meno diseguale e frammentato. Le utili sollecitazioni espresse, in particolare, dal giornalista Dario Di Vico, di un fisco più equilibrato, di una rete di ammortizzatori sociali validi anche per le P. Iva, di un riconoscimento “statutario” che conduca i lavoratori autonomi nell’alveo della cosiddetta Costituzione materiale del paese, caratterizzano l’azione di numerose associazioni che, da tempo, rivendicano la necessità di una riforma di un mercato del lavoro così differenziato
Il “fenomeno” delle P. Iva non è più materia di pochi prescelti che individuano nella libera professione il canale preferenziale per un’evasione fiscale più agile e una significativa crescita economica.
Le partite Iva in Italia, secondo il Censis, sfiorano i 6 milioni di unità mentre i professionisti, che per oltre il 60% lavorano come dipendenti, sono suddivisi tra il 1.990.000 iscritti agli ordini e gli oltre 3 milioni che esercitano attività professionali non regolamentate. All’interno della galassia delle professioni vi è un nucleo di lavoratori, come gli iscritti alla gestione separata INPS e moltissimi tra i giovani iscritti agli ordini professionali, che non sono parasubordinati o precari in senso stretto ma che hanno bisogno di protezioni sociali e lavoristiche specifiche. Il fenomeno dell’esplosione di un lavoro autonomo con tratti più o meno vistosi di “dipendenza economica” o di “debolezza contrattuale” è presente in tutta Europa. In molti paesi, da ultima la Spagna, si è già intervenuti o nella regolazione specifica o nell’estensione selettiva di tutele sociali e del lavoro già presenti.
In considerazione di tutto questo e dopo un lungo confronto con le categorie interessate sono state elaborate 3 proposte di legge che affrontano in un quadro organico e strutturale anche i temi e le proposte di cui oggi si discute dalle pagine dei giornali. Le proposte dell’Associazione 20 maggio sono state presentate in Parlamento nel febbraio scorso dal coordinamento dei Parlamentari PD contro la precarietà, proponendo:
1. L’approvazione di nuove regole, sull’esempio dello statuto del lavoro autonomo adottato in Spagna. Riconoscendo al lavoro autonomo senza autonoma organizzazione, con un fatturato che per l’80% sia con un unico committente, oppure con un fatturato al di sotto dei 30 mila euro, adeguati diritti di sicurezza sociale in relazione a rischi o eventi come la malattia, l’infortunio, la gravidanza, l’indennità di disoccupazione per la mancanza anche parziale di occasioni di lavoro e reddito. Questi eventi colpiscono tutte le persone e devono essere fronteggiati a prescindere dal carattere autonomo o subordinato del rapporto di lavoro. Inoltre, chi ha una committenza prevalente deve avere compensi contrattati collettivamente e non inferiori a quelli dei lavoratori subordinati di analoga professionalità.
2. Abolizione dell’Irap per gli iscritti alla gestione separata INPS con P. Iva privi di autonoma organizzazione come già indicato dalla UE e dalla Corte di Cassazione Italiana.
3. Graduale riequilibrio del prelievo previdenziale al pari degli altri lavoratori autonomi, come previsto originariamente dalla riforma “Dini”. Questo contributo, oggi al 25,72% è a totale carico dei lavoratori ed è di gran lunga superiore a quello degli altri professionisti (12/14 %) o dei lavoratori autonomi (20%).
4. Parificazione delle prestazioni sociali dal momento che i lavoratori con P. Iva, iscritti alla gestione separata dell’INPS, pagano i contributi sociali senza essere inclusi in gran parte delle tutele sociali (indennità di malattia, maternità, congedi parentali).
5. Non da ultimo si propone la costituzione di un fondo bilaterale per gli iscritti alla gestione separata per promuovere percorsi di qualificazione, riqualificazione e riconoscimento professionale, di sostegno al reddito e per prevedere misure integrative di previdenza e di accesso al credito. Il fondo si alimenterebbe con contributi dei committenti e, per la parte di previdenza integrativa, con una quota di esenzione dei redditi finalizzata.
Associazione 20 Maggio – Flessibilità sicura
Silvia Del Vecchio – Portavoce