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Schifani e Maroni non navigano ma dichiarano…senza capire che la rete non va toccata. Per nessun motivo e senza alcun pretesto

Si rinvia il provvedimento che censura il web, mentre il presidente del Senato crea allarmismi inutili. Nel PD Bersani, Vita, Orfini, Meta e Zaccaria contrari a nuove leggi. Il medium è il web e il messaggio è violenza. Un connubio tornato al centro dell’agenda politica dopo la comparsa, su Facebook, di alcuni gruppi a pro e contro Massimo Tartaglia, l’aggressore di Silvio Berlusconi. Il ministro Maroni aveva annunciato un ddl relativo a menifestazione e internet al Consiglio dei Ministri di oggi, per poi annunciare il rinvio dell’approvazione nel prossimo incontro del Governo.

Intanto, però desta preoccupazione l’avventatezza della maggioranza a legiferare su un argomento tanto delicato qual è il web. La libertà d’espressione non può essere irremediabilmente compromessa dalla fretta di agire. “Dobbiamo fare qualcosa per evitare che sui siti Internet ci siano veri e propri inni alla violenza” afferma il presidente del Senato durante il tradizionale scambio di auguri per Natale con la stampa parlamentare, ma questo non vuol dire far vincere un’ingiustificata impazienza senza fornire una risposta adeguata al problema.

Su questo punto il primo ad essere scettico è proprio Pier Luigi Bersani. “Consiglierei molta cautela – afferma il segretario del Pd – e di andare a vedere bene di che si tratta. Io sono molto, molto perplesso”. Diffidente anche il senatore Vincenzo Vita che chiede di “esaminare con cura la proposta del governo sul web”. L’apertura al confronto del senatore democratico tuttavia non cambia la posizione già espressa dal PD sul tema ed è lo stesso Vita a ribadirlo: “Intervenire con nuove leggi per reprimere o comunque condizionare la rete è profondamente sbagliato. Oltre che pressoché impossibile”

D’altronde le manifestazioni di intolleranza su Internet, che nessuno esita a condannare, non possono essere scambiate per ciò che non sono, e cioè come la prova che è necessario restringere gli spazi di libertà sulla rete. Ne è convinto anche Matteo Orfini, il responsabile Cultura e Informazione della segreteria nazionale del Pd, che aggiunge “Come può rappresentare il problema lo strumento usato da chi diffonde la violenza, oggi come negli anni ’70, e non la violenza stessa? Confondere forma e sostanza, in questo caso, sarebbe sbagliato oltre che pericoloso”.
Per il deputato del PD, Michele Meta, “internet non è, e non deve mai essere, un problema di ordine pubblico, altrimenti si rischia di percorrere un crinale scivoloso dalle conseguenze imprevedibili” e forse la marcia indietro del governo è il segnale che questa consapevolezza si è annidata anche nella maggioranza.
Il Pd, infatti, prende atto della precisazione del ministro Maroni che ha escluso l’introduzione di nuovi reati speciali per il web, ma rimane allerta sulle promessa dello stesso ministro che annuncia leggi, – sostiene Roberto Zaccaria, vicepresidente della commissione Affari costituzionali della Camera – quantomeno inutili. “La magistratura, – continua Zaccaria – se ravvisa l’esistenza di un reato a mezzo web, già oggi può intervenire sui gestori e sui contenuti. Dunque mi pare che il governo si sia messo in un vicolo cieco, dovendo fare marcia indietro rispetto ai propositi di limitazioni di libertà suInternet. Ci auguriamo solo che la rete non sia toccata, per nessun motivo e senza alcun pretesto”.

Ecco bisogna capire, ma abbiamo la sensazione che il governo fa le cose di fretta. Come nella nostra immagine, ha scambiato un nuovo modo di comunciare per qualcos’altro…
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