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“Serve prudenza, diremo no ai bluff”, intervista a Dario Franceschini di Monica Guerzoni

Franceschini: vorrei capire come si può teorizzare la rottura con Di Pietro. Processo breve, legittimo impedimento e lodo Alfano sono tutte e tre leggi ad personam e non potranno che vederci fermamente contrari. D’ Alema al Copasir? E’ una bicamerale e quindi, come avviene da sempre, ci sarà una proposta del segretario e la valuteremo insieme.
Sì alle riforme, ma «senza pasticci». E soprattutto «senza scambi». Dario Franceschini detta le condizioni della minoranza riguardo al dialogo con il centrodestra. Il capogruppo dei deputati del Pd è disposto a confrontarsi sulla linea di Bersani, se invece dovesse prevalere la visione di D’ Alema, l’ Area democratica di Franceschini, Fioroni e Veltroni si tirerebbe indietro. Quanto a Di Pietro, l’ ex segretario avverte chi teorizza la rottura con l’ Italia dei Valori: divorziare dall’ ex pm sarebbe una sciagura per il Pd. È Natale, presidente Franceschini. Berlusconi perdona Tartaglia, lei invece si rifiuta di aprire al dialogo. «È difficile dimenticare che, dieci giorni fa, da una parte c’ era la proposta di Casini di un fronte repubblicano per l’ emergenza democratica, o Cln che dir si voglia, e dall’ altra parte si tuonava contro i tre ex presidenti della Repubblica “di sinistra” e la Corte costituzionale “organo politico”. Adesso, improvvisamente, siamo in una stagione quasi idilliaca. Per questo inviterei tutti a usare prudenza. Il clima di Natale potrebbe passare in fretta». Sente ancora puzza di inciucio? «Mi pare che la parola, da me usata in risposta all’ uso che ne avevano fatto altri, sia uscita dal dibattito politico. Ma vorrei che fossimo chiari. Sì a un confronto parlamentare alla luce del sole, in cui i bluff prima o poi si scoprono. Io condivido Bersani quando dice “la gente mi invita a stare attento”. Gli italiani vedono che il sistema politico ne parla da trent’ anni e non è mai stata prodotta una riforma bipartisan delle regole». Non sarebbe ora di cominciare? «Una grande forza riformista non si può sottrarre a un tentativo di fare le riforme che servono al Paese e, su questo, non ci sono pareri diversi nel Pd. A patto però che le riforme non siano la chiave per introdurre leggi ad personam. E, purtroppo, i segnali di questi giorni non sono stati positivi. Nei calendari parlamentari di gennaio non ci sono le riforme per il Paese, ma i provvedimenti per Berlusconi». Marini ha aperto al lodo costituzionale, che ne pensa? «Processo breve, legittimo impedimento e lodo Alfano, seppure per via costituzionale, sono tutte e tre leggi ad personam. E non potranno che vederci fermamente contrari». Niente leggi, né «leggine» salva-Silvio? «Esatto. Niente pasticci e niente scambi». E il problema del premier come si risolve? «Per me le riforme sono quelle che servono al Paese, non quelle che servono a Berlusconi. Revisione del bicameralismo, Senato federale, riduzione del numero di parlamentari… La bozza Violante, insomma. Il premier si sottoponga alla legge come gli altri cittadini, nel rispetto del principio dell’ uguaglianza». Qualcuno sospetta uno scambio tra riforme e presidenza del Copasir per D’ Alema. Lei ha un candidato alternativo? «Il Copasir è una bicamerale e quindi, come avviene da sempre, ci sarà una proposta del segretario del partito ai gruppi e la valuteremo insieme». A marzo ci sono le regionali… «Appunto. Non vorrei che il “vogliamoci bene” sia un’ operazione per arrivare al voto parlando di riforme invece che di crisi, fabbriche, lavoratori sui tetti. E per coprire norme che interessano al premier. Se invece è una cosa vera, vediamo le carte e usiamo il buon senso. Non cominciamo dalla giustizia, che è tema spinoso, ma dai settori su cui è più facile trovare un’ intesa. Faccio una proposta precisa. Cominciamo a verificare se c’ è una disponibilità vera a un confronto parlamentare vero, non dalla giustizia ma dalla riforma degli ammortizzatori sociali, dando una indennità di disoccupazione per tutti». Il dalemiano Latorre le ha dato del «conservatore» e l’ ha richiamata all’ ordine. Ha detto al Corriere che il capogruppo deve seguire la linea, uno stop piuttosto netto. «Il capogruppo ha il dovere di contribuire a individuare la linea comune. Poi la sintesi, certo, la fa il segretario, come dice Latorre. Non altri per lui». A proposito di «altri»: per Di Pietro Berlusconi è «il diavolo». «L’ eccesso di aggressività di Di Pietro è molto lontano dal mio sentire, che è quello di una cultura riformista. Ma vorrei anche capire come si può teorizzare il ritorno a una grande coalizione tipo Unione senza cercare l’ intesa con l’ Idv. Un partito che, da solo, fa quanto tutti gli altri messi assieme». La «sua» Area democratica sembra tornata da Cortona divisa in più correnti. Franco Marini si è sfilato… «Area democratica è unita e va avanti, avremo in maggio un secondo appuntamento ed è il modo migliore di arricchire i contenuti del Pd». Anche se la maggioranza guarda a voi con fastidio e sospetto? «Io sento la responsabilità del milione e 37 mila italiani che mi hanno votato alle primarie, un consenso che ho messo a disposizione di una gestione plurale. Un grande partito ha bisogno di un dibattito vero, che non scivoli nella rissa. La sintesi si può fare solo se vengono messe in campo delle idee».
Il Corriere della Sera 24.12.09