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"Il governo perde 4 punti, fermo il Pd", di Lina Palmerini

Il sondaggio Ipsos. Consensi in calo dal 53% al 49% per l`esecutivo – Variazioni minime per i partiti: la Lega avanza e l`Udc arretra.
Una delle novità è il gìudìzio sul governo. L`ultima rilevazione Ipsos non regala sorprese nelle intenzioni di voto sui partiti – se non lievi oscillazioni – ma mette in chiaro una sfiducia sul lavoro dell`esecutivo che cresce. E raggiunge un picco con una perdita di 4 punti a febbraio.
La disaffezione tocca perfino quel bacino elettorale tradizionale del centro-destra, fatto di lavoro autonomo e casalinghe, che aveva fin qui tributato il governo Berlusconi con un 53% di voti positivi. Ora, invece, anche quel mondo diventa più tiepido, abbassa la fiducia fino al 49% così come cresce fino al 49% il giudizio negativo di quel blocco sociale vicino al centrosinistra: laureati, insegnanti e pensionati. Il partito della “spesa pubblica”, come qualcuno lo ha ribattezzato.

Il fatto è che il segno meno del governo non si trasforma in un segno più per l`opposizione. Anzi. La maggiore debolezza dell`avversario non porta consensi all`azione dei partiti di centro e centro-sinistra. L`insufficienza resta il voto che gli elettori affibbiano al lavoro dell`opposizione che resta impigliata dal novembre scorso al 71-73% di giudizi negativi. Un`enormità. E quello che è più pesante da accettare – soprattutto per il Pd – è che i voti negativi non si concentrano solo – come è scontato – tra gli imprenditori e nel lavoro autonomo ma nei disoccupati.
Insomma, proprio l`interlocutore privilegiato che Pierluigi Bersani ha scelto puntando tutto sulla crisi, non si riconosce nè si sente rappresentato dalle scelte dell`opposizione. È come se il Pd avesse scelto il tema giusto su cui fare opposizione – l`economia – ma usando strategia e parole sbagliate.
E qui sta l`altra novità del sondaggio.
Una sfiducia che aumenta nelle possibilità di ripresa economica del paese. Cominciamo dagli ottimisti e dai reattivi, da quelli che pensano che il peggio sia alle spalle: erano il 26% un mese fa ma sono scesi al 19% a febbraio. Il fatto che dentro questa percentuale ci siano gli imprenditori e l`area del Nord-Est fa ben sperare – visto che sono avamposti della crisi ma il fatto che in quest`ultimo mese siano diminuiti mette in campo più dubbi. Ma soprattutto cresce il numero di chi pensa che il peggio debba ancora arrivare: erano il 45% poi sono passati al 39% poi c`è stato un rimbalzo al 48%. Insomma, quasi la maggioranza crede che il tunnel non sia finito e tra loro ci sono gli operai, chi vive al Sud e il mondo della scuola.

Resta quello sdoppiamento, ormai tipico, tra la visione generale del paese e la visione soggettiva del proprio status economico. Già. Perché tendiamo a essere più ottimisti parlando al singolare che al plurale: segno nè è quel 52% che crede non ci saranno variazioni nella propria condizione economica.

I pessimisti, quelli che vedono un peggioramento nel futuro, restano a quota 19% mentre diminuiscono quelli che scommettono su prospettive personali migliori. Insomma, l`emozione dominante, almeno per quel che riguarda l`economia, è l`incertezza. Al contrario, la fiducia diventa invece dominante se si tocca un altro capitolo politicamente sensibile: la sicurezza. Quasi l`8o% si sente molto o abbastanza sicuro e questo accade soprattutto al Nord-Est. È la ragione per cui la Lega è l`unico partito a crescere costantemente dalle europee a oggi? Gli insicuri sono più a Sud ma in quote relativamente basse (20%).

E ora sfogliamo le tabelle dei partiti. Gli scostamenti sono minimi. Segno che la crisi incide ma ancora poco. Ma soprattutto che i nuovi scandali giudiziari non sono – fin qui – determinanti nella cabina elettorale.

Il Pdl infatti perde solo un punto rispetto allo scorso mese ma ne guadagna due rispetto alle scorse europee. L`aggressione al premier aveva portato più consensi al centro-destra (38,1%) ma in quest`ultimo mese si è consumato un punto.
Uno scostamento minimo che però si traduce in un avanzamento minimo della Lega. Insomma, tutto accade dentro il recinto della maggioranza.

Per ora il Pd resta dov`era. Nonostante il clima di sfiducia sulla crisi e un giudizio negativo che cresce verso il Governo, il partito di Bersani guadagna un piccolissimo 0,3 rispetto a gennaio e con il 29,8% torna quasi a quota 30% toccato dopo le primarie. Se la Lega avanza piano ma in modo costante, l`Udc perde in modo altrettanto costante. È il partito col segno meno più alto: dal 6,5% delle europee al 5,9% di gennaio e poi il 5,7% di febbraio. Perde un po` anche Di Pietro che arriva al 7,2%: un ulteriore segno che le battaglie sulla giustizia non portano voti, almeno finora.
Il Sole 24 Ore 02.03.10