Giorno: 21 Ottobre 2010

"Una norma eversiva", di Alessandro Pace

Partendo dall´errata idea che le leggi costituzionali siano equiordinate alla Costituzione, la Commissione Affari costituzionali del Senato ha approvato un emendamento al disegno di legge 2180: «Al di fuori dei casi previsti dagli articoli 90 e 96 della Costituzione, i processi nei confronti del Presidente della Repubblica o del Presidente del Consiglio dei ministri, anche relativi a fatti antecedenti l´assunzione della carica, possono essere sospesi con deliberazione parlamentare secondo le disposizioni della presente legge costituzionale». La verità è che, realisticamente, Fini ha dato via libera al provvedimento perché lo ha ritenuto (sotto la sua responsabilità politica, evidentemente, e tra molte proteste della sua base) il male minore: dopo questo “sì”, Fli avrà sperabilmente più forza per dire “no” alla riforma della magistratura, se questa prefigurerà il passaggio dell´ordine giudiziario alle dipendenze esplicite o implicite del potere esecutivo. Se verrà superato anche questo scoglio, la legislatura potrà continuare (forse fino alla fine naturale): Berlusconi protetto da uno scudo impenetrabile potrà dedicarsi a recuperare consenso, e Fini a consolidare il suo nuovo soggetto politico. Apprendiamo inoltre che …

"La giustizia amministrativa non ci capisce più niente?", di Osvaldo Roman

Ancora una volta la giustizia amministrativa, di fronte a precise contestazioni di irregolarità negli atti compiuti dal governo, nell’ attuazione della cosiddetta riforma Gelmini si dichiara non in grado di decidere e chiede ulteriori chiarimenti da fornire con un’ apposita Relazione del MIUR. Il termine per la presentazione dei chiarimenti ministeriali è stato fissato al 25 novembre e la nuova sessione del Consiglio di Stato si terrà il 3 dicembre. Era già capitato più volte, con il TAR del Lazio, che di fronte a Circolari prive dei Decreti sugli organici dei docenti o addirittura in assenza dei Regolamenti chiedeva al Ministro dove potessero essere rinvenuti tali atti invece di annullare come era un suo compito documenti amministrativi privi di una reale forza normativa di modifica delle disposizioni vigenti. Intanto sulla base di queste Circolari ministeriali decine di migliaia di docenti perdevano il posto e le scuole venivano sconvolte nel loro funzionamento. Anche la sparizione del Piano programmatico fu oggetto di circostanziate richieste di ricerca da parte del TAR. Ci volle un decreto legge per stabilire …

«La riforma fiscale non legata al recupero dell’evasione», di Marco Ventimiglia

Alla fine, ma in realtà siamo solo all’inizio, a diradare il fumo delle precedenti dichiarazioni in tema di riforma del fisco ci ha pensato Guglielmo Epifani. «Se vogliamo fare le cose seriamente, dobbiamo fare delle scelte. Non trovo onesto raccontarci un altro film – ha dichiarato il segretario della Cgil intervenendo al tavolo con il governo -. Occorre scegliere, il che significa dare a qualcuno e prendere a qualcun altro; se non si fa così, non si può fare». Parole normalmente sensate, che però hanno assunto una valenza particolare per il momento in cui sono state pronunciate, dopo gli interventi del premier e del ministro dell’Economia, che fra affermazioni di principio e negazioni di presunte intenzioni dell’esecutivo, si erano ben guardati dal fare intuire le loro intenzioni in tema di riscrittura del sistema fiscale, materia ovviamente incandescente. Dovendo scegliere, fra tanta vaghezza, la cosa più rilevante se l’è lasciata “scappare” Giulio Tremonti, perlomeno escludendo uno dei modipiù classici per aggirare l’intera questione: «Non possiamo immaginare una riforma coperta dal recupero dell’evasione fiscale – ha detto …

«Università, i limiti della riforma mancata», di Marco Meloni *

Fallito il “blitz-Gelmini”, che ne sarà dell’Università italiana? Finora la scelta del governo di procedere a spallate ha generato una prevedibile contrapposizione: da un lato, i profeti della “riforma epocale” da approvare subito a scatola chiusa; dall’altro, il “tanto peggio tanto meglio” di chi si augura il fallimento di qualsiasi riforma. Due radicalismi uguali e contrari che si sorreggono a vicenda e rischiano di produrre il solito risultato: nessuna riforma. Oppure una riforma di propaganda, che dice di voler cambiare tutto a patto che “nulla cambi”. Il rischio è che chi protesta senza proporre si trovi a dover ringraziare il governo se trovasse le risorse – una riduzione dei tagli già in vigore, in realtà – per consentire al sistema universitario nel 2011 di sopravvivere e per una norma utile solo per qualche migliaio dei 26.000 ricercatori strutturati, nell’intento di placarne la protesta, e senza nuove posizioni di accesso alla carriera, come ha rilevato Irene Tinagli. Dunque, nessuna prospettiva per le decina di migliaia di ricercatori, specie precari, che chiedono solo un’opportunità di misurarsi. Abbiamo …